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Siria: Apocalisse annullata

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La situazione in Siria si è alleggerita negli ultimi giorni. Gli statunitensi ritirano l’USS Eisenhower e il gruppo anfibio dell’USS Iwo Jima dal Mediterraneo orientale. Il presidente Obama si aspetta che questo passo ‘allevi la tensione nella regione’. Che tipo di tensione si è avuto, per divenire motivo di preoccupazione improvvisa per il governo statunitense, dopo 22 mesi di interferenza diretta negli affari siriani? Diamo un breve sguardo ai recenti eventi.
La decisione della NATO di implementare sistemi missilistici Patriot sul confine Turchia-Siria all’inizio di dicembre, è stata affrettata. La giustificazione dello schieramento per la presunta difesa del territorio turco contro granate e proiettili occasionali provenienti dalla Siria, è ridicola. Il sistema Patriot non è in grado di fornire tale protezione. È progettato per scopi antiaerei e ha una limitata capacità anti-missili tattici. Così i Patriot in Turchia dovrebbero contrastare solo i MIG siriani. Ma questo scenario è impossibile in Turchia, nel caso non invada la Siria. Allo stesso tempo, i gruppi d’attacco degli Stati Uniti sono arrivati nel Mediterraneo orientale, indicando la preparazione della NATO a un potenziale intervento terrestre.
In risposta la Russia ha rafforzato la sua flotta nella zona. Un gruppo d’attacco russo guidato dall’incrociatore pesante Moskva sarà affiancato da diverse navi da guerra (incrociatori, navi d’assalto anfibio e cacciatorpediniere) delle flotte russe del Nord e del Baltico, che dovrebbero  arrivare nel Mediterraneo orientale la prossima settimana. Ufficialmente le navi da guerra compiono esercitazioni e rifornimenti nella base russa di Tartus in Siria, sulla via per la missione anti-pirateria in Somalia. Il loro coinvolgimento nel confronto sulla Siria è solo questione della volontà politica della leadership russa. Di conseguenza la concentrazione delle marine che si affrontano al largo della costa siriana da metà dicembre, era quasi minacciosa.
La decisione degli Stati Uniti di ritirare le navi da guerra ha notevolmente irritato la Turchia, rimasta senza il sostegno degli Stati Uniti in caso di escalation militare, ma ciò ha ridotto al minimo la possibilità di un simile scenario. Questa ritirata non è la prima degli Stati Uniti: lo stesso è accaduto quando un jet turco è stato abbattuto a giugno o quando Israele ha suscitato lo spauracchio delle armi chimiche siriane a luglio.

Oltre alla vigorosa posizione russa sulla questione siriana, un altro fattore che ha causato questa tendenza positiva nella situazione siriana è la politica interna degli Stati Uniti. Il ‘virus allo stomaco’ che di recente ha disturbato la signora Clinton, potrebbe essere considerata una malattia diplomatica che le ha permesso di evitare la partecipazione alla seduta aperta alla Camera sugli attentati di Bengasi, dove rimase ucciso l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, a settembre. Questo assassinio è una conseguenza diretta del fallimento della politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente, degli ultimi anni, come è stato riconosciuto da Daniel Benjamin, coordinatore per la lotta al terrorismo del Dipartimento di Stato: “…La rivoluzione libica ha liberato le mani a ogni gruppo estremista e ha dato luogo a un terrorismo diffuso. Un altro esempio di ciò è la Siria, dove i membri di al-Qaida in Iraq hanno cercato di ottenere un punto d’appoggio permanente da parte dell’opposizione. Le rivoluzioni che hanno spazzato la regione lo scorso anno, hanno aumentato il pericolo dell’estremismo e diffuso instabilità.”
Un rapporto confidenziale statunitense, elaborato dalla commissione indipendente sull’assalto a  Bengasi merita una particolare attenzione. Le conclusioni hanno ovviamente influenzato la decisione degli Stati Uniti di sospendere l’ulteriore aggravamento della situazione in Siria. Anche se difficilmente porterà gli Stati Uniti ad abbandonare il piano di destabilizzazione regionale, impone sicuramente una maggiore cautela, al fine di non screditare definitivamente la politica estera degli Stati Uniti. Delle rivelazioni indesiderate sui motivi reali dietro la primavera araba, potrebbero gettare nella confusione la società civile statunitense, fiduciosa che Washington combatta contro il terrorismo in tutto il mondo, che gli alleati degli Stati Uniti, appena consapevoli di essersi offerti come pedine del gioco geopolitico.

Fonte in lingua originale: Oriental Review – 21 dicembre 2012

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

di Andrej Fomin – 27 dicembre 2012.

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