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Primavera francese, autunno europeo di Tom bosco

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La notizia del momento, ne converrete, è il secco “no” alla Costituzione Europea sancito da una inattesa partecipazione al voto da parte dei cittadini francesi, chiamati alle urne per esprimersi su un referendum grazie al quale hanno potuto essere informati sulle reali implicazioni di tale Costituzione e ribellarsi in massa all’imperante ideologia del neoliberismo, di cui è infarcito sino al midollo questo documento sul quale i cittadini di numerosi paesi europei, come l’Italia, non hanno avuto la possibilità di pronunciarsi. Perché è di questo che si tratta, malgrado la stragrande maggioranza dei media, dei commentatori, dei politici abbiano cercato di far passare i francesi in massa per una manica di “euroscettici”, un dispregiativo neologismo adoperato come un’etichetta da appiccicare a chiunque non si conformi al progetto di Europa elaborato da un gruppo di burocrati e finanzieri, una costituzione non riformabile né rinegoziabile che sancisce l’assoluta libertà di mercato e imbriglia i governi con regolamentazioni al limite del paradossale. (Da pilota posso dirvi che, se alcuni anni fa il settore dell’aviazione generale in Italia era più simile ad un girone dantesco e che tutti pensavano che con l’entrata in vigore delle regolamentazioni aeronautiche europee le cose sarebbero cambiate in meglio, oggi ci troviamo addirittura a rimpiangere quei tempi!)

È davvero sconsolante vedere come si cerca in tutti i modi di far passare questa importante decisione popolare come una semplice espressione di protesta nei confronti del governo francese (pensate che a Parigi la polizia è stata costretta a chiudere parte della rotonda della Bastiglia a causa della folla gioiosa che ha riempito le strade sventolando bandiere, con lo stesso spirito rivoluzionario del 1789…). Personalmente non credo che i francesi si siano espressi contro l’Europa: si sono espressi contro questo tipo di Europa confezionata a tavolino e sempre più somigliante a un mega-stato totalitario, un totalitarismo esercitato attraverso la cosiddetta “democrazia”, ovvero l’arte di esercitare il potere attraverso la creazione e la manipolazione del consenso popolare. Si sono espressi contro l’imperativo di una progressiva offerta a pagamento dei servizi ora gratuiti, contro la perdita dei diritti conquistati dai lavoratori in un secolo e mezzo di lotte, come la fissazione di un orario massimo di lavoro; contro la cosiddetta "flessibilità". E contro l’appartenenza perpetua alla NATO dei paesi già membri della stessa, più gli altri ansiosi di aderirvi. Insomma, citando Valerio Evangelisti, “appena un popolo europeo ha potuto esprimersi in piena libertà, e con cognizione di causa, ha mandato il neoliberismo a farsi fottere. Come sta avvenendo in America Latina e in altre parti del mondo.”

Adesso tocca all’Olanda, e mi risulta che anche i cittadini olandesi non siano molto soddisfatti di come stanno andando le cose nel loro paese in seguito all’applicazione da parte del governo delle direttive di Bruxelles…

Non stupisce quindi il successo incontrato dal “Manifesto” elaborato e divulgato da Massimo Fini, che vi propongo qui di seguito:

NO alla globalizzazione nè di uomini nè di capitali nè delle merci nè dei diritti

NO al capitalismo e al marxismo, due facce della stessa medaglia, l’industrialismo

NO alla mistica del lavoro, di derivazione tanto capitalista che marxista

NO alla democrazia rappresentativa

NO alle oligarchie politiche ed economiche

SÍ alla autodeterminazione dei popoli

SÍ alle piccole patrie

SÍ al ritorno, graduale, limitato e ragionato, a forme di autoproduzione e autoconsumo

SÍ alla democrazia diretta in ambiti limitati e controllabili

SÍ al diritto dei popoli di filarsi da sè la propria storia , senza pelose supervisioni “umanitarie”

Passando ad altro, è sconcertante apprendere che a Verona sorgerà il primo ospedale per sani, con microchip monitorati 24 ore su 24. L’iniziativa è di don Luigi Verzè, rettore dell’ospedale San Raffaele di Milano, e servirà per monitorare costantemente la salute di pazienti sani, per di più senza che siano ricoverati: grazie a un microchip sotto la pelle verranno avvisati in caso di patologie. Insomma il paziente potrà condurre la sua vita in modo assolutamente normale. Uscire di casa, prendere l’aereo, recarsi ovunque e fare qualsiasi attività. Qualora i medici dovessero riscontrare l’insorgere di patologie si preoccuperanno di avvisare la persona e di consigliarle i centri migliori per la cura. Per dirla con un caro amico, fra un po’ per tenerci “sotto controllo” ci pianteranno microchip persino in quel posto…

Non bastasse il recente scandalo sugli OGM della Monsanto, salta fuori che a Tokyo dei ricercatori inseriscono nel riso un gene prelevato dal fegato umano, dando il via ad esperimenti di introduzione di geni di esseri umani in coltivazioni per il consumo e aprendo nuovi drammatici orizzonti alle tecniche di manipolazione genetica. Neanche a dirlo, l’iniziativa sta causando disgusto e raccapriccio presso gli oppositori, ed è destinata a rinvigorire le accuse secondo cui la tecnologia OGM sta creando “cibi Frankenstein” e ad infiammare il dibattito intorno a questo argomento. A detta degli ambientalisti, nessuno vorrà mangiare cibo parzialmente derivato dall’essere umano in quanto susciterebbe l’impressione di praticare il cannibalismo; i sostenitori, invece, affermano che questa controversa iniziativa non presenta alcun problema etico e potrebbe anzi comportare vantaggi per l’ambiente. Le coltivazioni OGM attuali sono modificate con i geni di batteri per renderle resistenti agli erbicidi, in modo che non vengano danneggiate quando i campi vengono irrorati per combattere le erbe infestanti. La maggior parte di questi geni, però, è in grado di combattere un solo erbicida, così che deve essere usato ripetutamente, permettendo in tal modo alle erbacce di sviluppare resistenza al rimedio.

Ma i ricercatori dell’Istituto nazionale di scienze agrobiologiche di Tsukuba, a nord di Tokyo, hanno scoperto che l’aggiunta del “tocco umano” rendeva il riso immune a 13 erbicidi diversi: questo significherebbe che le erbe infestanti potrebbero essere tenute a bada cambiando continuamente i prodotti chimici utilizzati. Sì, insomma, è tutta salute… anche perché se il gene migrasse in piante selvatiche affini al riso, potrebbe creare delle supererbe infestanti particolarmente aggressive e resistenti a una vasta gamma di erbicidi.

Rimanendo nell’ambito scientifico, una notizia a suo tempo passata inosservata la si deve al britannico Observer, che il 25 novembre del 2003 segnalò un curioso incidente: nel numero di novembre 2003 Human Immunology, la rivista scientifica della Società Americana di Immunogenetica, aveva accolto una ricerca del genetista spagnolo Antonio Arnaiz-Villena sul patrimonio genetico di ebrei e palestinesi: nello studio il genetista dimostrava che i due popoli non sono "geneticamente separabili", avendo un patrimonio genetico comune, e ne concludeva che il loro conflitto "è fondato su differenze religiose e culturali, non razziali". L’articolo suscitò tali proteste fra i lettori sionisti, che la direzione della rivista dovette scusarsi della sua pubblicazione, invitando chi aveva ricevuto il numero a strappare le pagine incriminate e a buttarle via. Alla faccia del pragmatismo scientifico…

In questi tempi di crisi petrolifera, è sorprendente scoprire che negli Stati Uniti c’è un tizio che fa il pieno di benzina alla propria auto all’incirca ogni due mesi: in effetti, per congelare il prezzo della benzina ha dovuto congelare qualcos’altro… David Hutchison, questo è il suo nome, è un esperto di criogenia che si è costruito questa particolare crio-lavorazione nel garage di casa, dove tempera criogenicamente metalli di ogni genere, sommergendoli in una vasca di vapore di azoto congelato a temperature estreme. Secondo lui, “durante l’immersione a -150°C le molecole rallentano, per poi riorganizzarsi: è allora che si verifica il cambiamento chimico”.Con questo procedimento, Hutchison tempera criogenicamente parti di motore, attrezzi, mazze da golf e persino rasoi: dice che questo li fa durare da tre a cinque volte più a lungo.

Alcuni anni fa iniziò a fare esperimenti sulla sua Honda ibrida, congelandone gli elementi del motore. I risultati sono stati incredibili. “Un motore ‘criogenizzato’ durerà da 600.000 a 1 milione di miglia senza rompersi”, dice l’inventore.

Normalmente una Honda ibrida ha già una percorrenza elevata, circa 20 chilometri al litro, ma il motore temperato criogenicamente da David è arrivato quasi a 50. All’anima dell’efficienza! Non per niente il processo è stato accettato e viene utilizzato dai team delle formule NASCAR e Indy-car…
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