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Nuovo terrorismo, nuova guerra

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L’esplosione di fenomeni terroristici in Libia, Afghanistan, Siria, Ucraina, Iraq non è frutto del caso, come affermano i patetici mass media. 
“Non se lo aspettavano” continuano a gridare i telegiornali: ovvero, dopo le invasioni di Iraq, Afghanistan, Libia, e l’uccisione, in almeno due casi, dei loro leader (che tenevano comunque unito il paese) ecco che ora si afferma quasi con candore che “l’America non si aspettava questo caos post-occupazione”.
Naturalmente ci vuole una bella faccia tosta, cosa che l’informazione mainstream possiede, dato che alterna bugie e silenzi solo per compiacere chi dà loro sussidi pubblici (come accade in Italia) o chi li finanzia direttamente (come in America e non solo, mi riferisco ovviamente alla finanza globalizzata).
I terroristi, come molti ormai cominciano a capire, sono armati, finanziati e guidati da qualcuno che ha in mente proprio di destabilizzare il paese di turno: “ordine dal caos”, si grida in certi contesti massonici; del resto, è impensabile che un gruppo di fanatici, magari rapper o “teste calde”, si riuniscano e mettano a ferro e fuoco intere nazioni. 
Chi è allora questa mano nascosta? Chi sta finanziando gruppi di tagliatori di gole il cui obiettivo è solo terrorizzare il mondo, ufficialmente chi “non è islamico”? (siamo alle solite, viene tirata in ballo un’intera religione come pretesto) 
L’ex Segretario degli Stati Uniti Hillary Clinton ha ammesso in un’intervista al giornale web “The Atlantic” che il famigerato gruppo di tagliatori di teste ISIS fu creato come guerriglia anti-Assad proprio da loro, ma la cosa ha preso una piega inaspettata. 
Insomma, gli stessi politici ormai, candidamente e pubblicamente, ammettono che attraverso i loro servizi segreti creano gruppi di terroristi per destabilizzare i paesi che considerano “nemici”, ma la gente – ancora ipnotizzata dai media – si rifiuta quasi di accettare.
Gli instancabili fautori di Zio Sam inoltre continuano ad affermare che la Siria non è un paese affidabile, che aveva cioè le “armi di distruzione di massa”: ebbene, anche l’America ce le ha, e in tutto il mondo;  e a questo punto mi sembra molto più pericolosa… del cattivo “Assad”. 
Il quale, proprio in queste ore, ha chiesto – furbamente – aiuto agli americani per liberarli dall’ISIS. 
Cosa hanno risposto i boia mascherati statunitensi? Picche, vi invaderemo, senza se e senza ma. Per il vostro bene, naturalmente!
Ricorderete di sicuro la diatriba su chi avesse usato il gas in Siria, se i “ribelli” o Assad (a questo punto direi che di dubbi non ce ne sono); ebbene, dopo le armi di distruzione di massa messe su una nave dal governo siriano e trasportate chissà dove proprio per scongiurare un’occupazione, ecco che si ripresenta l’opportunità di entrare dal paese per la finestra, attraverso i terroristi diventati ancora più spietati. 
Nel frattempo, anche in Iraq la situazione è degenerata: l’ISIS, infatti, si trova anche lì, ai confini tra Iraq e Siria, e sta commettendo le stesse brutalità. 
Ma qui la cosa si fa ancora più risibile, in quanto i terroristi che i militari americani (altre vittime, parliamoci chiaro!) hanno combattuto nel paese fino a poco tempo fa erano gli stessi “alleati” in Siria in funzione anti-Assad! Cosa che ora non sono più.
In Afghanistan, nel frattempo, abbiamo sempre la famosa Al Qaeda – sembrerebbe – più forte che mai. Essa è stata creata  dagli Stati Uniti, lo hanno ammesso anche in questo caso, all’inizio per combattere i russi, poi, guarda caso, anche questa si è “evoluta” fino a degenerare e diventare talmente potente… da arrivare a commettere “l’attentato” più famoso della storia contemporanea ovvero quello dell’11 settembre.
In Libia altro caos, in quanto Gheddafi, con i suoi modi spicci e probabilmente volgari e ferrei, riusciva comunque a garantire unità, sicurezza e una certa prosperità al paese, cosa che è venuta a mancare con la sua caduta. 
Tutto questo – si ricorderà – è iniziato con le cosiddette “primavere arabe”: come non pensare, a questo punto, a un tentativo mal riuscito o riuscito solo in parte per far fare al popolo lo sporco lavoro di togliere i vecchi regimi (protezionistici e anti USA) favorendo l’ascesa di Zio Sam? Insomma, invece di invadere una nazione per insediare il leader che il popolo ha scelto, si fa in modo che sia la stessa popolazione a farlo, e al tempo stesso la si induce a credere che quei leader siano il simbolo del “potere al popolo”. 
Se questo non riesce, ecco che si parte con una delle tecniche di infiltrazione più vecchie del mondo, ovvero il terrorismo. Alias la vecchia e cara guerriglia. 
In Ucraina è accaduto proprio questo con la caduta di Viktor Yanukovich: un governo eletto dai cittadini è stato scalzato da proteste dietro le quali – è stato appurato – ci sono stati finanziamenti per 5 miliardi di dollari USA, finanziamenti che la National Endowment for Democracy ha usato per montare cucine da campo, tende, schermi LCD nelle piazze, perfino pasticcini, vestiti e scarpe donati dai militari occidentali nei luoghi pubblici. 
L’allargamento della NATO anche a paesi-cuscinetto come l’Ucraina (che dovrebbero, a questo punto, rimanere neutrali, sarebbe la soluzione migliore!) è vista come un vero e proprio accerchiamento da parte della Russia. Ci si chiede: perché farlo, perché provocare in questo modo? Per Putin, il rovesciamento del Presidente dell’Ucraina, filorusso e democraticamente eletto, resta comunque un atto illegale – che ha giustamente etichettato come “colpo di stato” – e questa è solo una delle tante provocazioni.
Putin ha risposto riprendendosi la Crimea, una penisola che – ecco il motivo più importante – temeva avrebbe potuto ospitare una base navale della NATO, e ha lavorato per evitare che l’Ucraina si unisse all’Occidente (e in parte ancora lo sta facendo, rendendosi caritatevole agli occhi della popolazione attraverso convogli di aiuti). 
La verità è che tutti questi focolai sono voluti dal solito incendiario, e il tutto ha ragioni economiche e geopolitiche talmente importanti… che non possono più essere rinviate da questi criminali. Il mentore di Obama nonché fondatore della Commissione Trilaterale Zbigniew Brzezinski ha definito l’Eurasia “Un’enorme fetta di territorio che include le gigantesche riserve di petrolio e gas dentro e intorno al Mar Caspio”. L’Eurasia si estende dal Medio Oriente all’ovest dell’Europa e, attraverso la Russia e la Cina, comprende il 10,6% della superficie del Pianeta e circa il 70% della popolazione globale”.
“Se controlli l’Eurasia, controlli il mondo”, ha aggiunto Brzezinski. 
In effetti in questa parte di mondo ci sono tantissime nazioni in fermento (o che lo sono state): Georgia, Ucraina, Cecenia, Daghestan, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Yemen. Un po’ più su e siamo in Siria, Israele e naturalmente Palestina.
Due militanti talebani che in Pakistan hanno abbandonato il famoso capo Baitullah Meshud hanno rivelato che era un “agente americano” (dunque un occidentale) che eseguiva un piano israelo-americano in Pakistan, e il suo compito principale era quello di fare il lavaggio del cervello a musulmani e non solo (in pratica giovani innocenti) secondo le solite logiche del divide et impera. 
Essi hanno anche aggiunto che Meshud aveva forti legami coi servizi segreti israeliani (il Mossad) che volevano destabilizzare la nazione.  
Ma tornando a Brzezinski, nel suo libro La grande scacchiera del 1997, egli afferma che “Il 75% delle imprese (con la globalizzazione NDA) e delle ricchezze del sottosuolo si trovano oggi in Eurasia, che rappresenta tre quarti delle risorse energetiche del mondo”. “È dunque decisivo” – aggiunge – “gestire l’Eurasia in modo permanente”. 
Ma le sorprese in quel suo libro “profetico” non finiscono qui: “Potenzialmente” – spiega – “lo scenario più pericoloso sarebbe una grande coalizione tra Russia, Cina e forse Iran, una coalizione anti-egemonica unita non da un’ideologia ma da rancori complementari. Evitare questa contingenza richiederà uno spiegamento di forze geostrategiche statunitensi ai confini ovest, est e sud dell’Eurasia contemporaneamente.”
A questo punto ci si chiede: l’élite mondialista transnazionale (la finanza globale in pratica, che ha la sede fisica negli USA e a Londra, ma di fatto è apolide) vuole sul serio un terzo conflitto mondiale? Magari una guerra in cui le tre più grandi nazioni del Pianeta si annientino a vicenda, in modo da arrivare al governo unico mondiale! 
Tanto i banchieri se la godono dietro le loro poltrone quando le nazioni combattono, fanno un sacco di soldi vendendo loro le armi… e di certo non ci vanno al fronte!
Una cosa è certa: Cina e Russia non vogliono una guerra. L’America invece, o meglio l’élite finanziaria che sovrasta il burattino Obama sì, e farà di tutto per provocare gli eventi, proprio come sta già facendo. 
Una guerra, però, non si può fare senza la popolazione che decide di appoggiarla: è ora infatti che gli americani dicano davvero basta, che alzino la testa una volta e per tutte, perché stiamo tutti correndo un grosso, un grossissimo pericolo.

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