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La Scozia verso l’indipendenza?

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Yes Scotland/Better Together 

Il 18 settembre si terrà in Scozia il Referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna. La consultazione che sta facendo salire le tensione politica tra i partiti sia in Inghilterra che in Scozia, ha anche ripercussioni nello scenario internazionale, perché una eventuale vittoria degli indipendentisti, provocherebbe una messa in discussione o la ridiscussione non solo di aspetti statuali istituzionali e politici, ma investirebbe anche aspetti economici, militari, geopolitici e di alleanze internazionali. Sul tavolo ci sono aspetti strategici che vanno dai pozzi petroliferi scozzesi, ai porti, ai rapporti con l’Unione Europea, alla messa in discussione della presenza nella NATO, in quanto il governo scozzese ha promesso di rimuovere le armi nucleari del Regno Unito dalla Scozia in caso di indipendenza, e vuole connotarsi come paese non-nucleare; dalle missioni militari, ad una strategia di alleanze e relazioni internazionali, non supine ma autonome, fondate sull’interesse reciproco dei paesi e sulla sovranità nazionale, senza condizionamenti dei poteri finanziari e militari dominanti. Se gli scozzesi voteranno per l'indipendenza, cinque milioni di sudditi di Sua Maestà Britannica e la base britannica dei sottomarini nucleari vicino a Glasgow diverranno territorio straniero. Ecco uno dei motivi dei grandi investimenti propagandistici sui media inglesi, di un attivismo sfrenato dei partiti inglesi in terra scozzese, di promesse di investimenti massicci per lo sviluppo se il popolo scozzese respingerà il processo di indipendenza. Per contribuire ad una informazione non asservita alle politiche ed agli obiettivi delle politiche del Fondo Monetario, della Banca Mondiale o della NATO, questa documentazione variegata, espressione di varie tendenze ma unite nel ritenere il processo di indipendenza necessario e positivo per il popolo scozzese, può essere utile per una opinione meno condizionata. Anche la Russia segue con attenzione l’evolversi della situazione scozzese, lo ha dimostrato una intervista del Presidente Vladimir Putin, dove ha affermato che è "molto possibile" che la Scozia possa essere invitata all’Unione doganale Russia – Kazakistan – Bielorussia, in caso di vittoria indipendentista. In una intervista alla BBC, nei primi mesi di quest’anno:

"…È certamente una questione interna al Regno Unito. Penso comunque un popolo ha, nell’Europa contemporanea, il diritto di auto-determinazione e, l' idea di sciogliere la sovranità nazionale all'interno della Comunità europea è una semplificazione limitante. Tuttavia, essere in un forte stato unitario ha i suoi vantaggi, questo non deve essere dimenticato. Ma, ancora una volta, la scelta appartiene ad ogni paese e popolo  in un contesto storico specifico",

ha detto Putin. Relativamente alle minacce del governatore della Banca centrale della Gran Bretagna, Michael Carney, circa conseguenze economiche e sociali devastanti per gli scozzesi, conseguenti ad una eventuale indipendenza, il presidente russo  ha teso una mano agli scozzesi, dichiarando che possono affrontare la revoca dell’adesione all'Unione Europea senza farsi intimidire; lasciando aperta la possibilità di un coinvolgimento e una vicinanza di interessi, ai progetti di integrazione nei progetti eurasiatici. Questa e’ la dimostrazione della limitatezza delle letture e interpretazioni dei politici e analisti americani e occidentali, che valutano l'Unione doganale come un  mero  tentativo di resuscitare l'Urss, invece la strategia russa,  non è contenuta  ad una progettualità bloccata nello spazio ex sovietico. Il Progetto Eurasiatico avviato da Mosca in questi anni, sta diventando un polo di riferimento per molti paesi emergenti, che si sentono schiacciati nel trattare con Bruxelles o Washington, ritenuti ormai gendarmi politici ed economici globali. Anche il Vietnam e la stessa Turchia, hanno iniziato i negoziati per l'ingresso ad una fase di trattative con l’Unione doganale; Hanoi è già in una fase piuttosto avanzata. L’India sta definendo la conclusione di un accordo di libero scambio con l'Unione doganale, che aprirà ai membri della stessa, un mercato con un enorme potenziale di crescita. Anche la Nuova Zelanda ha iniziato le trattative per firmare un accordo di libero scambio. La storia è davanti ai nostri occhi: solo qualche anno fa, l'idea che un corrispondente della BBC chiedesse seriamente ad un Presidente russo, la eventuale possibilità di un inserimento nei progetti di integrazione eurasiatica della Scozia, avrebbe potuto suscitare ilarità o essere letta solo in un romanzo di fantascienza…

Il Partito Nazionale Scozzese è stato il promotore e l’iniziatore del Referendum, come molti altri partiti nazionalisti lo Scottish National Party è un amalgama di differenti sensibilitâ politiche, e unisce elementi favorevoli al libero mercato, sindacalisti ed anche socialisti con l’obiettivo comune di ottenere l’indipendenza. Nonostante qualche successo elettorale nei tardi anni sessanta e nei primi anni settanta, lo SNP non è stato mai un reale antagonista del potere britannico. Dalla fine degli anni ’50, il Partito Laburista ha dominato la politica Scozzese. Poi il SNP fece una svolta a sinistra negli anni ’80, ed in una fase avanzata arrivò a proporre un programma di sviluppo della proprietà pubblica e altre riforme. La strategia del SNP è semplice e pragmatica; nel governo del parlamento autonomo di Scozia, hanno fatto dei tagli, ma hanno denunciato che sono stati dovuti alle imposizioni del Governo Britannico centrale. Sostiene che in una Scozia indipendente, sarebbe possibile costruire una Scozia più equa e più egualitaria.

Il governo scozzese è risoluto. Ha pubblicato un "Libro bianco" su cui è descritto in dettaglio il piano di secessione dal Regno Unito. L'anno scorso, il premier scozzese Alex Salmond ha dichiarato che la sovranità permetterà di realizzare l'enorme potenziale dell'autonomia. La garanzia della prosperità è il petrolio del Mar Nordico che secondo i fautori dell’indipendenza, appartiene geograficamente alla Scozia. Oltre a enormi flussi turistici. Con queste risorse le autorità locali potrebbero aumentare le prestazioni e gli assegni sociali. Il Paese indipendente creerebbe un proprio sistema fiscale ed un proprio esercito. In caso di attuazione di questi piani nell'UE si creerebbe un precedente pericoloso che potrebbe portare al fallimento di molti progetti in prospettiva. Alex Salmond primo ministro scozzese di Edimburgo e leader del separatismo che sostiene il "SI’" alla consultazione pubblica che avrà luogo il 18 settembre, ritiene ufficialmente che si potrebbe proclamare l'indipendenza della Scozia, fin dalla primavera del 2016. Negli ultimi sondaggi di queste settimane (compreso il Times di Londra),  indicano che il 39 % degli scozzesi sono collocati nel campo che voteranno "SI’" , con soli 8 punti al di sotto di quelli che diranno "NO" , con un 15 % di indecisi suscettibili a far pendere la bilancia per un fronte o l’altro. I tre maggiori partiti britannici: laburisti, conservatori, Liberali Democratici, si oppongono all'indipendenza.

Articolo di Enrico Vigna

Fonte: civg.it

Immagini nell'articolo: 1) Alex Salmond © Reuters; 2) 


All'indipendenza della Scozia (ma anche della Catalogna, del Veneto, della Crimea… e non solo!) abbiamo dedicato l'articolo In Europa cresce la voglia di Indipendenza, pubblicato sull'ultimo numero di PuntoZero; qui troverete anche un altro articolo, Ad Astana nasce l'Unione Eurasiatica (ed un nuovo 'Ordine Mondiale'), che vi sarà utile collegare al precedente…. entrambi nella rubrica Sotto la lente. Buona lettura e… R-Estate informati 😉 !! [Redazione Nexus]


 

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