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La piú grande storia mai raccontata

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La storia la scrivono i vincitori, quindi è sempre diversa dalla realtà? Ne parliamo con Teodoro Brescia Dottore di ricerca, docente e scrittore e autore del libro...

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[Lo straordinario articolo che vi accingete a leggere fu originariamente pubblicato nell'ormai lontano 2012 sul nr. 4 della rivista PuntoZero, tuttavia oggi è più attuale che mai…]

 

La più grande storia mai raccontata

Ci sono alcuni film che definire profetici è poco. Tanto da far pensare che abbiano lo scopo, più o meno esplicito, di lanciare un messaggio o un avvertimento a chi li guarda. Film che, con ambientazioni fantascientifiche, sono riusciti a descrivere una realtà futura o presente meglio di molte analisi intellettuali. Come Rollerball, del 1975, che ci propone un mondo futuro in cui gli stati sono stati letteralmente sostituiti dalle corporation. Un 2018 in cui non vi sono più governi, né nazioni, né vi è un governo mondiale, ma solo un grande cartello di corporazioni che gestisce il mondo alla luce del sole. Al posto dell’inno nazionale, l’inno corporativo, anziché le feste nazionali, le feste corporative.

Il Sistema corporativo gestisce la vita degli individui, che di fatto sono pedine nelle mani delle corporazioni, burattini senz’anima, di cui persino la vita sentimentale è gestita dal Sistema. I pochi che raggiungono una posizione affermata e la sicurezza economica che ne deriva sono proprio i giocatori del rollerball, uno sport violento che serve come strumento di distrazione e valvola di sfogo per le masse.

E se il futuro corporativo viene presentato in Rollerball come lontano nel tempo, in un film dell’anno successivo se ne mostrano le premesse in modo esplicito.

In Quinto Potere (Network), Howard Beale (alias Peter Finch) è un anchorman televisivo della UBS folgorato da un’illuminazione divina, che lo trasforma in un profeta biblico adattato al piccolo schermo. Un uomo che si sente sopraffatto dalle ingiustizie e, ispirato da una forza più grande, pensa di poter utilizzare il mezzo televisivo per lottare contro la degenerazione sociale e culturale, per spingere le masse a reclamare i propri diritti di fronte ai loro governi.

La portata rivoluzionaria dei suoi messaggi, non compresa dal pubblico anestetizzato, è tollerata e strumentalizzata dalla rete tv ai fini degli ascolti. Ma solo fino a quando le parole di Beale non fanno fallire un’importante trattativa di acquisizione della stessa UBS, che lo ospita. Sarà allora che il suo presidente Arthur Jensen (Ned Beatty) tenterà di riportarlo sulla ‘retta via’: “Lei è un vecchio che pensa in termini di nazioni e di popoli! Non vi sono nazioni. Non vi sono popoli. Non vi sono russi. Non vi sono arabi. Non vi sono terzi mondi e non c’è nessun ovest! Esiste soltanto un unico, un solo sistema di sistemi, uno, vasto e immane, interdipendente, intrecciato, multi-variato, multinazionale dominio dei dollari. Petrodollari, elettrodollari, multi-dollari, reichmark, sterline, rubli, franchi e schekel. È il sistema internazionale, valutario che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l’ordine naturale delle cose oggi. Questa è l’atomica, subatomica e galattica struttura delle cose oggigiorno.”

Beale non si accorge del gioco più grande che lo sovrasta, della nuova religione che si sta affermando e della sua Gerusalemme Celeste: “Non viviamo più in un mondo di nazioni e di ideologie, signor Beale. Il mondo è un insieme di corporazioni, inesorabilmente regolato dalle immutabili, spietate leggi del business. Il mondo è un business, signor Beale! Lo è stato fin da quando l’uomo è uscito dal magma. E i nostri figli vivranno, signor Beale, per vedere quel mondo perfetto, dove non ci saranno né guerre, né fame, né oppressione, né brutalità. Una vasta ed ecumenica società finanziaria, per la quale tutti gli uomini lavoreranno per creare un profitto comune, nella quale tutti avranno una partecipazione azionaria, e ogni necessità sarà soddisfatta, ogni angoscia tranquillizzata, ogni noia superata.” Una versione romantica e idealistica, ma non meno totalitaria, del futuro immaginato in Rollerball, in cui l’uomo è stato svuotato di quanto vi è di spirituale in lui e radicalmente trasformato, attraverso un processo alchemico a rovescio, in un burattino. Ma se in Rollerball l’ambientazione è un futuro all’epoca lontano, in Quinto Potere le basi per il trionfo della distopia materialistica sono già nel presente.

Le corporazioni avevano già sostituito le nazioni negli anni ‘70, secondo gli autori del film: il futuro di Rollerball è solo una conseguenza, un disvelamento della struttura corporativa che già controlla il mondo, attraverso gli stati. Le parole di Jensen sono schiette e dirette, una pugnalata allo stomaco dello spettatore:

“Lei si mette sul suo piccolo schermo da ventun pollici e sbraita parlando d’America e di democrazia. Non esiste l’America. Non esiste la democrazia. Esistono solo IBM, ITT, AT&T, DuPont, Dow, Union Carbide ed Exxon. Sono queste la nazioni del mondo oggi.” Mai parole del cinema sarebbero state più profetiche e realistiche.

Nel documentario The Corporation, del 2003, Ira Jackson, Direttore del Centro Studi Business e Pubblica Amministrazione dell’Università di Harvard, userà parole più allusive e poetiche, parlando di multinazionali:

“L’aquila, che si libra in volo con la sua vista aguzza. Competitiva. Pronta a colpire. Ma non come un avvoltoio. Nobile, sognatrice, maestosa. È un’immagine credibile, una fonte di ispirazione per la gente, che vede nel suo volo la possibilità di innalzarsi. Potrebbe essere un ottimo logo per un’azienda dai saldi principi morali.”

Poi arriva lo stop della regia: fine delle riprese. Jackson si alza: “Ok ragazzi, basta con le stronzate.” Altro che ‘stronzate’! Le sue parole testimoniavano, senza saperlo, una verità davvero incredibile. Quel simbolo è già utilizzato da migliaia di anni e quella corporation esiste già, da oltre duecento anni, alla luce del sole. Siete pronti per leggere la più grande storia che sia mai stata raccontata?

La società privata di cui parla Jackson si chiama UNITED STATES of America. Proprio come la nazione dal nome Stati Uniti d’America. Ma le prime due parole, scritte in maiuscolo, la differenziano dal governo di Washington e ne indicano la reale natura.

Per capire di cosa sto parlando, facciamo un salto indietro nel tempo. È il 9 Marzo 1933. Il governo degli Stati Uniti, presieduto da Franklin Delano Roosevelt, dichiara bancarotta. Da quel momento, ha inizio il successo della Federal Reserve Bank, una banca privata a cui il governo americano ha affidato le proprie sorti.(1) Da allora, il popolo americano si vede accollato un debito che non può essere pagato sin dall’inizio, perché lo stato rinuncia al proprio potere di emissione monetaria (come sancito dalla Costituzione Americana dai tempi di Abraham Lincoln), accettando così il proprio commissariamento da parte dei banchieri della FED. Da allora, ogni cittadino americano si trova in bancarotta sin dalla nascita. Una situazione descritta benissimo dal deputato americano James Anthony Traficant, Jr. il 17 Marzo 1993: “I membri del Congresso sono i curatori fallimentari ufficiali che presiedono alla più grande riorganizzazione di un soggetto fallimentare della storia mondiale, cioè del governo degli Stati Uniti. Speriamo di poter delineare un progetto per il nostro futuro. Secondo alcuni sarà solo il responso del medico legale che preluderà al nostro decesso.” Nella tradizione romana, chi non può pagare il debito contratto con un altro cittadino diviene schiavo del proprio creditore. Il debitore fallito, quindi, è costretto a rinunciare alla propria potestà decisionale in favore di terzi. Così vale anche per le nazioni: “È un fatto assodato che il governo federale degli Stati Uniti d’America è stato dissolto dalle Misure d’emergenza in materia di Legge bancaria del 9 marzo 1933, 48 Stati, diritto pubblico 89-719, promulgate dal presidente Roosevelt, che fallì e risultò insolvente.”

Roosevelt infatti fu costretto a dichiarare bancarotta in seguito alle Convenzioni di Ginevra (1928-1932), durante le quali i banchieri internazionali imposero al governo americano di affidarsi alla FED, creata nel 1913. A parziale conferma di ciò, il fatto, riportato da David Icke, (2) che i verbali del consesso non furono mai pubblicati. La bancarotta degli USA fu decisa in segreto e le nuove misure definite ufficialmente “Misure d’emergenza”, come riporta Traficant. Vedremo fra poco perché è importante questo particolare. Così continua il nostro, secondo i verbali del Congresso: “H.J.R. 192, 73° Congresso nella sessione del 5 giugno 1933 – la Risoluzione congiunta per sospendere il sistema aureo e abrogare la clausola aurea ha di fatto dissolto l’autorità suprema degli Stati Uniti e le funzioni di tutti gli uffici, i funzionari e i dipartimenti governativi statunitensi, ed è ulteriore prova del fatto che il governo federale degli Stati Uniti esiste solo sulla carta. I curatori fallimentari degli Stati Uniti sono i banchieri internazionali operanti presso l’ONU, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.” E adesso viene davvero il bello (si fa per dire): “Tutti gli uffici, i funzionari e i dipartimenti governativi stanno ora operando in uno stato di de facto, solo sulla base dei poteri straordinari loro concessi in caso di guerra.”

Una conferma simbolica di ciò si avrebbe, secondo i molti che si sono occupati della vicenda, guardando la stessa bandiera degli USA. La bandiera a stelle e strisce che tutti associamo agli States e che sventola nei tribunali, nelle scuole e negli uffici pubblici americani non sarebbe dunque la bandiera civile degli Stati Uniti, ma (incredibile a credersi) la bandiera di guerra.

La bandiera civile statunitense, infatti, ignota ai più, non presenterebbe le 13 strisce (7 rosse e 6 bianche) orizzontali, bensì verticali, mentre le stelle sarebbero blu su sfondo bianco, al contrario della bandiera militare.

La bandiera di guerra, quindi, sventolerebbe in ogni tribunale per ricordare ai cittadini americani

che il loro paese è in uno stato di guerra permanente.

Ad oggi, non vi sono testimonianze storiche in merito all’utilizzo di questa bandiera. Ciò che è certo però è che il governo degli Stati Uniti, come “tutti gli uffici, i funzionari e i dipartimenti governativi” non gode di alcuna legittimità giuridica: è un governo provvisorio, un governo di guerra. Questo spiega perché i presidenti USA abbiano più volte, nel corso degli ultimi decenni, varato provvedimenti repressivi da molti ritenuti incostituzionali, proprio richiamandosi ad uno stato di emergenza. L’ultimo il 16 marzo scorso, quando Barack Obama promulgava l’Ordine Esecutivo 12919, già varato da Clinton e Bush Jr., che assegna al Presidente pieni poteri in situazioni di emergenza.

Un’emergenza che dura da quasi ottant’anni, grazie alla politica estera belligerante degli USA, necessaria a fornire di continuo la legittimità giuridica ad un ‘governo’ fittizio ed incostituzionale. Infatti, continua Traficant: “Essendo stata ormai dissolta la forma costituzionale repubblicana del governo, i curatori fallimentari hanno adottato per gli Stati Uniti una nuova forma di governo. Questa nuova forma di governo è nota come democrazia, ed è un ordine di tipo socialista/comunista sotto la guida di un governatore.” Si tratta, cioè, di quella società indicata in Quinto Potere, che abbiamo citato all’inizio: comunismo e capitalismo concorrono all’alienazione e alla mercificazione dell’esistenza umana. (3) Continua Traficant: “Questo atto è stato istituito trasferendo e/o attribuendo le funzioni del Ministro del Tesoro al governatore del Fondo Monetario Internazionale. Nella legge 94-564, pagina 8, Sezione H.R. 13955 si legge: “Il Ministro del Tesoro statunitense non riceve alcun compenso per la funzione di rappresentanza degli Stati Uniti.” Infatti il Ministro del Tesoro degli Stati Uniti non rappresenta una nazione, ma i suoi creditori privati. Quindi: “Perché il 90% degli americani sono oppressi dai mutui e prosciugano il loro patrimonio per pagare i debiti e per far fronte ai loro impegni? Perché si ha la sensazione di lavorare sempre di più per guadagnare sempre di meno? Raccogliamo ciò che è stato seminato, e l’esito del nostro raccolto è un’odiosa bancarotta e la privazione di ogni proprietà, di ogni preziosa libertà e di ogni possibilità di vita. Pochi dei nostri parlamentari di Washington DC hanno osato dire la verità. Gli Stati Uniti federali sono in bancarotta. I nostri figli erediteranno questo debito non estinguibile, e saranno costretti a pagare.”

La bancarotta degli Stati Uniti è una bancarotta dei suoi stessi cittadini, che vengono anch’essi a trovarsi nella situazione del debitore fallito nell’antica Roma: di proprietà del creditore. Il filosofo della politica Carl Schmitt ha dedicato molto tempo nel ricercare l’essenza del ‘politico’, inteso come potere decisionale ultimo. Alla fine, Schmitt è giunto alla conclusione che il vero potere decisionale sia quello che si afferma nei casi di emergenza ed in quelli di transizione tra un sistema ed un altro. Possiamo quindi comprendere quale sia stato e quale sia il fondamento del ‘politico’: l’usura delle grandi banche internazionali.

Il governo provvisorio, di fatto un comitato di guerra permanente che ha esautorato il legittimo governo americano, come spiega sopra Traficant, ha il compito di esternalizzare i costi delle politiche imposte dagli azionisti privati della Federal Reserve. Quando necessario, per farlo una società si rivolge ad un’altra, magari di sua proprietà e creata con questo scopo. Ed è quello che è successo agli Stati Uniti. La Federal Reserve ha creato un’apposita società con il compito di esternalizzare i costi delle proprie politiche, che mirano a mantenere i cittadini americani in uno stato di continua bancarotta, oggi più visibile che mai, spingendoli ad affidarsi allo Stato, il quale si affida al credito bancario.

Questa società si chiama UNITED STATES of America, ma viene chiamata anche U.S., UNITED STATES, WASHINGTON DC ed in altri modi ancora: maschere giuridiche diverse della stessa corporation, che ha come logo l’aquila che vola “nobile, sognatrice, maestosa” nelle parole di Ira Jackson. La private company UNITED STATES of America non è forse “un’azienda dai saldi principi morali”, ma è un’azienda.

La sua nascita avviene sulle ceneri della Virginia Company, fondata da Re Giacomo I d’Inghilterra nel 1604 per ottenere il monopolio sulle ricchezze in oro ed argento che sarebbero state estratte dalle future colonie americane, oltre che sul territorio stesso del Nuovo Mondo. Ad essa Giacomo I affidò infatti l’amministrazione delle future colonie americane, comprese le isole a 900 miglia dalla costa, riservando per la Corona (che ne era principale azionista) il 50% delle risorse auree e argentee che vi venivano estratte, oltre che di tutti i dazi, le imposte e le tasse sulle attività commerciali delle colonie. Infatti, il principale azionista della Virginia Company era la Corona britannica. Il governo delle colonie avveniva attraverso due consigli coloniali, composti da 13 membri ciascuno, sui quali aveva diritto di veto il Consiglio della Corona di Londra. L’amministratore delle colonie era scelto direttamente dal sovrano britannico ed aveva il titolo di ‘governatore’. Non a caso, poco sopra, Traficant usa proprio la parola “governatore” anche per indicare il capo di stato americano.

Poiché la Virginia Company non è mai morta, ma ha solo cambiato nome, l’attuale Presidente degli Stati Uniti è il governatore, su mandato britannico, delle colonie americane, in qualità di Presidente della UNITED STATES of America. In sostanza, Giacomo I d’Inghilterra affidò le colonie alla Virginia Company in concessione d’uso: una formula giuridica che garantiva agli amministratori della società di lasciare in eredità la gestione delle terre (come i feudatari di un tempo, oggi ai presidenti ‘eletti’ successivamente), su cui però non potevano rivendicare diritti di possesso.

Questa forma giuridica si chiama ancora oggi trust, un nome che ha due valenze. Una etimologica: deriva dallo scandinavo traust che indica il ‘forte’. L’altra semantica: trust in inglese significa ‘fiducia’. Infatti il trust è un meccanismo giuridico che permette di mettere al sicuro, proprio come in un forte, i propri beni, nominandone in vece propria un amministratore, di cui si ha piena fiducia. Il trust presuppone dunque un proprietario, che in questo caso si chiama ‘beneficiario’: costui gode dei diritti su un determinato bene (di qualsiasi tipo), di cui però non può usufruire. Il beneficiario nomina un amministratore (o fiduciario), che in inglese si chiama trustee (cioè ‘colui in cui si ripone fiducia’), ed un esecutore, cui spetta il compito di testimoniare la sigla del patto. In pratica, il concetto è simile a quello dell’usufrutto, solo che nel caso del trust il bene non ritorna al beneficiario in seguito alla morte dell’amministratore, ma può essere ereditato, secondo le clausole siglate. L’amministratore, inoltre, può godere di piena facoltà di amministrazione oppure, al contrario, essere vincolato nel suo operato, affiancato da un altro co-amministratore o dal beneficiario stesso. Molto diffuso nei paesi anglosassoni, il trust ha preso piede in Inghilterra per la prima volta nel 1230, insieme ai Frati Francescani. I frati, infatti, votatisi alla povertà con l’entrata nell’ordine mendicante, introdussero il trust per affidare l’amministrazione dei propri beni a terzi (spesso i borghi o l’ordine stesso), in modo da rimanerne beneficiari senza tradire i propri voti. L’utilizzo di questo strumento giuridico ha preso

il nome nel tempo di cestui que vie o cestui que trust. In Italia è stato introdotto solo nel 1992 ed è spesso usato per motivi fiscali. Mettere un bene in trust, infatti, significa sottrarne i proventi alla tassazione, in quanto il beneficiario non ne usufruisce, né ne usufruisce il trustee, che lo amministra soltanto. Capire cos’è un trust e come funziona è molto importante per il proseguio della nostra storia. Tornando a noi, Giacomo I pose le colonie americane in trust, affidandole alla Virginia Company, che le governava attraverso un governatore di nomina monarchica, che ancora oggi corrisponde al Presidente della private company dal nome Government of the United States.

Utilizzo il termine private company non come semplice sinonimo di corporation, ma perché è il termine specifico utilizzato per definire il Governo degli Stati Uniti. Se si vuole fare una ricerca accurata in merito, il database manta.com (4) è uno strumento essenziale, perché permette di risalire a tutte le private companies attualmente attive negli USA e nel mondo. Ora, se ci si collega al sito e si inseriscono le parole Government of United States sul motore di ricerca interno, si avrà la conferma di quanto sinora detto. Tra le centinaia di voci che compaiono, tutte riferite ad enti governativi o dei singoli stati federati, alla fine si giunge anche all’oggetto della nostra ricerca. Aprendo la scheda relativa a Government of the United States, (5) la descrizione del soggetto non lascia adito a dubbi: “Government Of The United States in Washington, DC is a private company (…) Our records show it was established in and incorporated in District of Columbia.”(6) [Apparentemente da un paio di anni sembra non comparire più nel sito della SEC, a conferma delle voci secondo le quali Trump l'avrebbe messa in liquidazione durante il suo mandato; NdR] Il governo statunitense è quindi candidamente descritto come una private company, cioè una società di diritto privato, istituita nel District of Columbia. Attraverso la scheda descrittiva possiamo avere accesso all’indirizzo della sede della società, che è esattamente 1500 Pennsylvania Avenue Nw Washington, DC 20220-0001. La Casa Bianca? No, il palazzo affianco: il Dipartimento del Tesoro.

Sopra riportavamo le parole di James Traficant, che ricordava come il Ministro del Tesoro non riceva alcun compenso per rappresentare la nazione americana, bensì per rappresentare il Fondo Monetario Internazionale. Se la private company denominata Governo degli Stati Uniti ha sede presso il Ministero del Tesoro, significa che la stessa società si occupa semplicemente di esternalizzare i costi delle politiche del FMI, attraverso la FED. Ma a chi volesse replicare la ricerca su google maps o simili, difficilmente sfuggirà un’altra stranezza: il palazzo viene indicato come la sede di tre istituzioni diverse, cioè US Department of Treasury, United States Department of Treasury e il più breve Department of Treasury. Perché dare nomi simili ma diversi a tre soggetti che hanno tutti sede all’interno del medesimo edificio? Perché si tratta di tre persone giuridiche diverse. Come avevamo suggerito più sopra, infatti, il nome con cui la corporation governativa si presenta muta continuamente, ma il diavolo sta nei dettagli. Anche i singoli dicasteri sono a loro volta private companies. Il Dipartimento di Stato, ad esempio, è una private company, che ha come Chief Executive Officer (CEO) proprio il segretario di stato USA Hillary Clinton. CEO significa appunto ‘amministratore delegato’, quindi possiamo affermare senza equivoci che il Dipartimento di Stato, che gestisce la politica estera degli USA, al pari di tutti gli altri dicasteri è una società in trust, di cui il Segretario è l’amministratore. Lo stesso vale anche per la Camera dei Rappresentanti, per i governi dei singoli stati federati, le loro corti di giustizia e dipartimenti di polizia, ma anche per il Dipartimento della Difesa, la Corte Suprema, la Central Intelligence Agency, fino alle ambasciate (anche di paesi stranieri), le missioni ONU, le chiese e le organizzazioni religiose (come l’Esercito della Salvezza). Tutto, ma proprio tutto negli USA è una società privata in trust. Ma come è possibile?

L’escamotage attraverso cui si è giunti a questa situazione paradossale è l’invenzione della persona giuridica.

Ciò avvenne in seguito all’emanazione del XIV emendamento nel 1868. Pensato per estendere la cittadinanza americana agli schiavi neri appena liberati ed ai nativi americani, stabiliva che nessuno stato potesse privare una ‘persona’ della vita, della terra e del cibo. Da allora le corporation fecero ricorso alla corte suprema USA per vedersi riconoscere come persone.

Dal 1890 al 1910 furono portati in tribunale 307 casi che si appellavano all’emendamento, di cui

288 presentati dalle corporation e appena 19 dagli afro-americani. In tutti i casi, la Corte Suprema diede ragione alle società e nacque la persona giuridica, che si affiancava alla persona in carne ed ossa. La persona giuridica è divenuta così lo strumento dietro cui le corporation si nascosero per sostituirsi alle istituzioni, anch’esse concepite come persone giuridiche, ma proprio in virtù del fatto (del tutto ignorato) che sono corporazioni private e non realmente istituzioni pubbliche. Ma Eldon Warman,(7) un ricercatore indipendente che da anni studia la materia, ci segnala diversi precedenti giuridici che rendono ancora più profonda la tana del bianconiglio. In particolare, notiamo questa sentenza della Corte Suprema USA del

1795 (Penhallow vs. Doane’s Administrator, 3 US 54, 1 L.Ed.57, 3 Dall. 54): “Nella misura in cui ogni governo è una persona artificiale, un’astrazione, e una creatura della mente soltanto, un governo è in grado di interfacciarsi solo con un’altra persona artificiale. L’immaginario, non avendo né l’attualità né sostanza, è precluso dalla creazione a raggiungere la parità con il tangibile. La manifestazione giuridica di ciò è che nessun governo, nonché qualunque legge, agenzia, aspetto, campo, ecc, può occuparsi di qualcosa di diverso dalle aziende, dalle persone artificiali e dai contratti tra di loro.” Qui si ammette che non solo il governo è un ente fittizio, ma che può esclusivamente regolare i rapporti tra aziende e ‘persone artificiali’. Dato che anche le aziende sono persone giuridiche, chi sono le ‘persone artificiali’ che intrattengono rapporti con esse?

Le persone artificiali sono i cittadini americani. Come abbiamo visto, ogni singolo aspetto della vita sociale è costituito da rapporti tra aziende, tutte le istituzioni e gli organi dello stato sono aziende e la sentenza del 1795 conferma che il governo può occuparsi solo ed esclusivamente di rapporti tra aziende. Non può non essere così, dato che il Dipartimento di Giustizia, la Corte Suprema, le corti giudiziarie dei singoli stati sono anch’esse aziende. La vera legge in vigore negli USA non è quindi la Costituzione, ma il diritto societario o commerciale. Per averne prova visibile, anche questa volta dobbiamo osservare la bandiera a stelle e strisce che, in ogni ufficio e luogo pubblico, è accompagnata da una frangia dorata. La frangia dorata, nel Diritto delle Bandiere, che regola l’utilizzo dei vessilli nel Diritto Marittimo, indica le navi sottoposte a giurisdizione britannica. Questo ci porta a due conclusioni.

In primis, che gli USA sono ancora oggi sottoposti alla giurisdizione britannica. Ma soprattutto che nei luoghi in cui è esposta la bandiera con la frangia dorata vige come legge il diritto marittimo, che negli USA assume il nome di Unified Commercial Code (Codice Commerciale Unificato), di diretta derivazione dal British Maritime Law, cioé il Diritto Marittimo Britannico. Infatti, nel Codice statunitense, Titolo 18 B7, si riporta che il diritto marittimo è applicabile: 1) in alto mare; 2) nelle navi battenti bandiera americana; 3) in qualsiasi territorio di pertinenza degli Stati Uniti o comunque sottoposto alla giurisdizione americana. Perciò, in tutto il territorio americano.

Quando il Presidente degli USA parla alla nazione, presentandosi con la bandiera di guerra americana accompagnata dalla frangia dorata, parla in qualità di comandante della nave da guerra britannica United States of America e in virtù di quell’incarico amministra il trust ‘Governo degli Stati Uniti’ e tutti gli altri trust ad esso collegati. Comprese le persone artificiali.

La persona artificiale nasce insieme a te, si chiama proprio come te e si prende cura di te, perché cura i tuoi rapporti con la società, ma non ha nulla a che fare con te. Mentre tu sei una persona fisica in carne ed ossa, la persona artificiale è una persona solo ‘immaginaria’: è un trust, che adotta il tuo stesso nome, ma scritto tutto a lettere maiuscole, come vuole il diritto commerciale. Questo trust viene collegato a te sin dalla nascita, quando i tuoi genitori ti registrano all’anagrafe. In quel momento, viene quindi creata una private company che porta il tuo nome. Un trust di cui tu sei l’amministratore, lo Stato è beneficiario e l’anagrafe l’esecutore. L’ufficio anagrafico, infatti, serve proprio per registrare i trust dei singoli cittadini che nascono. Ed è proprio a partire dagli anni Trenta, quando gli USA dichiaravano bancarotta, che la

registrazione anagrafica diviene obbligatoria. Questo perché, proprio in quegli anni, il commissariamento da parte della Federal Reserve richiedeva al governo di dare come contropartita del proprio fallimento le vite stesse dei suoi cittadini, messe in trust come un qualsiasi bene fisico. Ricordate le parole di Traficant: “L’esito del nostro raccolto è un’odiosa bancarotta e la privazione di ogni proprietà, di ogni preziosa libertà e di ogni possibilità di vita.” Da allora, la persona giuridica ha sostituito la persona fisica in carne ed ossa.

Ogni documento ufficiale, comunicazione scritta, qualsiasi cosa sia riferita alla tua persona porta il tuo nome scritto a caratteri interamente maiuscoli, perché è intestato alla tua persona artificiale o strawman (uomo di paglia), come la chiamano negli States. Ma non essendo consapevole che PINO ROSSI scritto a caratteri maiuscoli sia una società, mentre Pino Rossi sia la tua persona fisica, ti identifichi con il trust di cui il Sistema è beneficiario, privandoti di quasi ogni facoltà decisionale. Così anche ogni tuo bene è intestato nei documenti ufficiali a PINO ROSSI e non a Pino Rossi, quindi ha come reale beneficiario lo Stato, mentre tu ne sei solo l’amministratore.

È utile, a questo punto, cercare di capire da dove tragga veramente origine il sistema del cestui que trust o cestui que vie, attraverso cui la Corona britannica e le istituzioni finanziarie posseggono il Commonwealth e gli States.

Un sistema che si fonda sul diritto marittimo e che considera ogni cittadino come un naufrago, disperso in mare e salvato dalla ‘bancarotta’ grazie alla generosità del sovrano, che lo accoglie sulla sua nave. O meglio, sulla sua Arca. Perché la nave salvifica per eccellenza è proprio l’Arca di Noé, che secondo la tradizione avrebbe avuto il merito di salvare animali ed esseri umani dall’estinzione durante il Diluvio Universale. Fu proprio in ricordo di quest’evento che nel 1305, Papa Bonifacio VIII istituì il primo trust della storia, avocando a sé il ruolo di beneficiario nei confronti del mondo intero, dei suoi abitanti e dei loro beni.

Nella bolla Unam Sanctam, infatti, il Pontefice, già noto per esser stato collocato all’Inferno da Dante quando ancora in vita, giustifica questa sua attribuzione di competenza all’impossibilità teologica (secondo il credo cattolico) per gli esseri umani di salvarsi da soli, senza l’ausilio della Chiesa. La condizione terrena, secondo il pontefice, è come quella di un naufrago, sbalzato fuori bordo (dalla nave del Padre) e privo di punti di riferimento nel mare tempestoso dell’esistenza.

Una situazione analoga a quella del Diluvio Universale: “una sola infatti fu l’arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l’unica Chiesa; ed era stata construita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra”.

In base al diritto canonico, che è la principale fonte di diritto,(11) un’affermazione mai contestata diventa valida.

È il caso della bolla Unam Sanctam, che chiude con queste parole di Bonifacio: “noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice”. Con queste parole il Pontefice romano istituisce un trust su tutte le creature, giustificando (attraverso citazioni scritturali sradicate dal loro contesto) l’esercizio di questa potestà con la dettatura divina, in quanto auto-proclamatosi vicario di Cristo in Terra. Il papa, da allora, è depositario di tutti i diritti degli esseri umani e rimarrà tale fino a quando questi non verranno reclamati. È il primo sistema fiduciario a livello globale. Da allora, il diritto marittimo è divenuto, nel corso dei secoli, l’unica vera legge universale e transnazionale.

Da allora, il Papa può rivendicare – del tutto arbitrariamente, ma con il silenzio-assenso dei naufraghi – la sovranità sull’intero pianeta e i suoi abitanti. Ma anche, in realtà, sugli stessi sovrani. Nella stessa bolla, si afferma la subalternità del potere politico a quello spirituale, che la Chiesa (per il suo ruolo di sposa di Cristo e salvatrice universale) esercita per conto di Dio stesso. Bonifacio usa la citazione evangelica delle due spade degli apostoli, che “ambedue sono nel potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale. Però quest’ultima dev’essere esercitata in favore della Chiesa, l’altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l’altra dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. Poi è necessario che una spada sia sotto l’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale”. E ancora: “La Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. (…) Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall’autorità spirituale; se poi il potere spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall’uomo.” Ma Bonifacio rivendica la propria superiorità anche sulle chiese ortodosse orientali: “Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c’è un solo gregge e un (solo e) unico pastore.”

Insomma: esiste un’unica Arca di Noé, perché esiste un unico Dio ed un unico suo rappresentante legittimo.

Per questo, la diffusione della religione cristiana al di fuori dell’Europa fu indispensabile per espandere l’amministrazione del trust papale a tutto il Mondo.

Fu così che nacque un secondo trust, con la bolla Romanus Pontifex di papa Niccolò V, nel 1454. In questo documento, il Pontefice spiega il funzionamento dei diritti d’uso contenuti nella Unam Sanctam, ma soprattutto concede ai sovrani (in particolare Spagna e Portogallo) l’amministrazione di singoli ‘pezzi di mondo’, in particolare nelle terre nordafricane conquistate da Spagna e Portogallo. Con questa bolla, si incentiva la conquista e la ‘cristianizzazione’ di terre ‘infedeli’, in cambio della cessione dei diritti d’uso di quelle terre. Un vantaggio sia per il Papa, beneficiario di nuove terre, sia per i sovrani, che le potranno amministrare a proprio vantaggio. Ma il trust più importante e forse ‘malefico’ viene istituito da Sisto IV con

la bolla Aeterni Regis del 1481.

Secondo lo studioso italo-australiano Santos Bonacci, questa bolla concederebbe ai sovrani non più soltanto l’amministrazione delle terre, ma degli stessi cittadini. Non è difficile capire, quindi, come si possa esser giunti, secoli dopo, all’applicazione del cestui que trust anche nei confronti delle persone fisiche. Questi tre trust, sempre secondo Bonacci, sarebbero rappresentati nella tiara papale nella forma di tre corone. La tiara papale inizialmente prevedeva una corona soltanto: la seconda fu introdotta per la prima volta da Bonifacio VIII (autore del primo trust), per imitazione del suo amico-nemico di sempre, il re di Francia Filippo il Bello. La terza corona sarebbe stata aggiunta invece proprio con la Aeterni Regis, che indica appunto la Corona Eterna.

A sormontare le tre corone, un globo crucifero, per ricordare che il Papa è beneficiario dell’intero pianeta.

Eccesso di fantasia? Nient’affatto, perché “le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra”. Tre definizioni che si adattano esattamente ai tre trust elencati.

Non è difficile comprendere, quindi, come la cristianizzazione del mondo sia stata indispensabile alla diffusione di questo sistema giuridico internazionale, che si fonda sul diritto marittimo o diritto dell’ammiragliato.

Dopo l’Arca di Noé del primo trust, il Pontefice ha permesso la creazione di altre barche (le sovranità regie, oggi nazionali) per accogliere i naufraghi, ai quali sono poi state concesse scialuppe (le personalità giuridiche o private companies individuali), ma che hanno come beneficiari gli stati. Ogni corporazione è quindi metaforicamente una nave, come sapevano bene i Veneziani, che crearono il primo impero marittimo, il cui know-how è stato ripreso dall’Impero Britannico e trasferito su scala oceanica. Fu la prima ‘globalizzazione’ ed avvenne grazie alla Compagnia delle Indie, che diffuse ovunque (soprattutto in Oriente) il diritto marittimo o commerciale come base del diritto de facto, cioè della costituzione materiale dei paesi occidentalizzati.

E fu la stessa Corona britannica, infatti, ad imporre ai coloni d’oltreoceano la cristianizzazione forzata degli indigeni, a costo della loro stessa vita, in caso di rifiuto. Lo stesso fu fatto in America del Sud, in Africa, in Cina, in Giappone. Diffondere il cristianesimo significava rendere il papa beneficiario di nuove terre e quindi ottenerne automaticamente l’amministrazione. L’ultimo scoglio per l’estensione a tutto il mondo del sistema corporativo fondato sull’ammiragliato fu forse la Seconda Guerra Mondiale.

Al termine del conflitto, infatti, l’Imperatore nipponico fu costretto ad accettare, tra le condizioni per la resa, la rinuncia al titolo di Imperatore Divino, poiché, come scrisse Bonifacio VIII nella Unam Sanctam, può esservi uno ed un solo rappresentante divino sulla terra. Da allora, il Giappone smise di essere uno stato sovrano e fu iscritto al registro della SEC, la Securities and Exchange Commission, cioè l’ente di sorveglianza sulla borsa valori americana. Un ente governativo, cioè corporativo, che reca lo stemma dell’aquila imperiale e che, manco a dirlo, è una private company.

Nel registro della SEC, consultabile online, il Giappone compare come una corporation. Così anche la Repubblica Italiana, con sede presso il Ministero delle Finanze in via XX Settembre a Roma e registrata presso lo studio legale Bisconti: il primo amministratore, il secondo esecutore della corporation ‘Italy Republic of’, che ha come beneficiaria la corporation ‘Government of the United States’, cioè il FMI, cioè la City (attraverso la Corona), cioè il Vaticano. Si può comprendere facilmente, allora, perché l’Italia abbia sul suo suolo 113 basi militari americane, dato che non si tratta dell’esercito di un paese alleato ma delle forze di sicurezza private di una società che è azionista di maggioranza della Repubblica Italiana. Né Giappone ed Italia sono le uniche nazioni registrate alla SEC in qualità di società private. Nella sua banca dati, EDGAR, accessibile pubblicamente, troviamo anche Brasile, Finlandia, Grecia, Israele, Belize, Jamaica, Panama, Perù, Argentina, Cile, Colombia, Ungheria, Portogallo, Sudafrica, Filippine, Turchia, Svezia, Messico, Uruguay. Alla lista si aggiungono enti di investimento stranieri, singoli stati canadesi ed australiani e persino degli enti locali. Due per l’esattezza, entrambi italiani: Città di Napoli e Regione Lombardia. Entrambi registrati presso il medesimo indirizzo: 850th Library Avenue di Newark, nel Delaware.

Ma come uscire da uno strumento di controllo tanto vasto, radicato, perfettamente congegnato, quanto occulto? Innanzitutto, questo sistema si fonda sul consenso: esplicito o implicito, cioè approvazione o silenzio-assenso. L’esempio più evidente di quest’ultimo è la dichiarazione di proprietà di Bonifacio VIII, con buona pace dei sovrani dell’epoca, che solo più tardi hanno capito come approfittarne. Dunque, accettare il sistema significa dichiararsi di sua proprietà. Se si accetta l’identificazione con il proprio trust personale, ci si mette nelle mani del ‘governo’, che ne è beneficiario, ma soprattutto si permette lo svolgimento di un gioco che segue le regole del diritto commerciale marittimo, non di quello costituzionale.

Tutto questo è stato possibile, finora, proprio a causa della totale ‘incompetenza’ delle persone. Incompetenza dichiarata da Papa Bonifacio e dai suoi successori e sodali, come da qualsiasi governo di oggi e di ieri, perché è servita come giustificazione del loro potere.

Il Sistema però è alla luce del sole: le informazioni che sinora ho presentato sono alla portata di tutti, eppure occulte, cioè non note ai più. L’unica via per uscire dalla schiavitù è riacquisire la propria competenza a titolo individuale. Come suggerisce il ricercatore indipendente Italo Cillo, che ha avuto l’enorme merito di render note queste informazioni ad un pubblico di ascoltatori italiani, (9) la competenza consiste nel capire il vecchio, per creare il nuovo. La mancanza di competenza, invece, è tale in entrambi singolarmente: in chi vuole capire il vecchio, ma si rifiuta di costruire il nuovo, e in chi vorrebbe cambiare una situazione negativa senza averne compreso a fondo le cause. Un uomo che da anni fa esercizio di competenza in entrambe le direzioni è l’australiano Frank O’Collins, che definisce la competenza come “la capacità di produrre effetti ed argomenti alle questioni poste attraverso la conoscenza, ricorrendo a diritto, logica e retorica, per un argomento specifico”. Una definizione che vale per un avvocato, che viene delegato a rappresentarci e a cui, proprio in virtù di ciò, si cedono i propri diritti di sovranità. Ma che dovrebbe valere anche per un individuo che scelga di essere sovrano.

Individui che hanno fatto questa scelta, spesso proprio di fronte ad un giudice corporativo, sono davvero tanti. Il più famoso di loro è il canadese Key Thompson, noto per un video che spopola su youtube dal titolo “Diritto di sovranità applicato”.

Il video testimonia l’avventura giuridica di Key, chiamato in tribunale a rispondere di una multa. Il giudice per prima cosa gli chiede le generalità: “È lei Key Thompson?”

Una sua risposta affermativa lo identificherebbe con il trust KEY THOMPSON e da ciò avrebbe origine il patteggiamento verbale tra lui e il giudice, che ha come esito la totale assunzione di responsabilità da parte dell’imputato, qualsiasi sia la sentenza finale.

Quindi Key risponde semplicemente di essere un trustee di nome Key. Il giudice, che in quel momento intuisce di trovarsi di fronte al rarissimo caso di una persona che conosce il diritto ‘occulto’, tenta comunque di spingerlo ad identificarsi con il trust, chiedendogli ancora le generalità, ma Key risponde ancora la stessa cosa, chiamando a testimonianza l’uditorio (una persona che assiste, i funzionari del tribunale e le guardie).

Allora il giudice insiste, gli chiede se abbia una moglie, ma Key non demorde. Il giudice però deve ottenere l’identificazione tra Key ed il trust, non importa se come amministratore, beneficiario od esecutore. In caso contrario, in base al diritto commerciale, il trust presente (KEY THOMPSON) verrebbe identificato con il giudice stesso, sia perché rappresentante dello Stato sia perché il trust, per esistere, deve avere una persona fisica che se ne accolli la responsabilità. Quindi, sarebbe il giudice a dover pagare la multa. Tant’è che il giudice perde la pazienza, invita Key a sedersi e chiama la sicurezza. Invece Key, pur mantenendo un

comportamento onorevole, non solo rifiuta di sedersi, ma presenta un atto legale scritto di suo pugno dove dichiara la sua sovranità ed indipendenza sul proprio corpo. Così, quando gli agenti si avvicinano, richiama l’uditorio a testimoniare di aver appena dichiarato la sovranità sul suo corpo, e ricordando loro che non possono “disonorare l’ufficiale di questo tribunale”. In quel momento, gli agenti si bloccano, consapevoli di non poter far nulla, altrimenti sarebbero loro a rischiare dei guai e lo stesso giudice cadrebbe in disonore, attuando una sopraffazione arbitraria. Il giudice tenta allora l’ultima carta e gli chiede se egli sia lui (alludendo a KEY THOMPSON) oppure un agente per suo conto, ma si sente rispondere dal nostro di essere solo un amministratore, come il giudice lo è della corte.

Così, impossibilitato ad ottenere il riconoscimento, il giudice fa l’inchino di fronte all’aula ed esce. È allora che Key coglie l’occasione per dichiarare che il giudice “ha abbandonato la nave”, facendo chiaramente riferimento al diritto marittimo, e che “il caso è chiuso con causa e giudizio”. Poiché un’affermazione non contestata diventa valida, in base alla legge consuetudinaria, e nessuno in quel momento può contestare la sua affermazione, la causa è veramente chiusa. Tutto si è risolto, grazie alla competenza di Key, che ha saputo evitare di riconoscersi nel trust, ma restando sempre in onore. Se fosse caduto in disonore, cioè avesse evitato di rispondere o avesse risposto in modo maleducato od offensivo nei confronti del giudice, sarebbe passato dalla parte del torto. Rimanere in onore ed esercitare la propria sovranità nella consapevolezza del funzionamento delle leggi in vigore, permette di averla vinta.

Durante tutta l’udienza, infatti, Key mostra di conoscere molto bene il diritto marittimo o commerciale che è a fondamento dell’istituzione del trust, in particolare riferendosi alla corte come nave ed al giudice come comandante. Di fatto, la bandiera utilizzata nella corte è una bandiera marittima, quindi accettando l’identificazione con la personalità giuridica o trust su cui verte il processo, si accetta di salire a bordo della nave e quindi di sottostare al comandante. Ma la salita a bordo implica l’abbassamento della propria condizione di cittadini a quello di schiavi. Nel diritto romano, infatti, che è fondamento ancestrale del diritto commerciale e marittimo, questo mutamento (prioris status permutatio) corrisponde alla capitis deminutio

maxima, cioè la perdita della cittadinanza e della libertà.

Ciò vale sia per la piccola nave della corte di giustizia, sia per la nave dello stato corporativo che queste rappresentano o, più in generale, per la grande Arca di cui Bonifacio VIII si era dichiarato comandante.

Nel Regno Unito è addirittura possibile arrestare un giudice, da parte di 25 uomini onesti e con l’aiuto della polizia, se questi dovesse ammettere di non operare secondo la Common Law, la legge consuetudinaria del Commonwealth. È quello che è successo in un processo che vede come protagonista Thomas Anderson, detto anche Agente J. Non un imputato, però, ma un ‘rappresentante laico’ dell’imputato. L’Agente J, infatti, rappresenta gli imputati in diversi processi, al posto dell’avvocato, e riesce a far vincere i suoi ‘assistiti’ laddove gli avvocati spesso falliscono. Come far cancellare un debito di 47mila dollari da una carta di credito, chiedendo all’istituto di dimostrare:

• che esiste un conto corrente a nome dell’individuo fisico in carne ed ossa (non della persona giuridica) firmato da ambo le parti e che l’accordo che lo istituisce non sia unilaterale (come tutti gli accordi bancari sono);

• di essere in possesso del titolo originale e non di una copia;

• il debito in questione abbia comportato una perdita (impossibile, perché ogni ‘perdita’ per la banca è solo un mancato guadagno, poiché il credito è ‘creato’ attraverso la riserva frazionaria).

Ma gli avvocati falliscono, come abbiamo scritto sopra, perché in realtà il loro stesso ruolo non consiste nel difendere un imputato, ma nel difendere il Sistema.

Come ci ricorda Frank O’Collins, l’avvocato è ‘colui a cui l’imputato trasferisce i propri diritti’, cioè colui che convince l’imputato a cedere i propri diritti alla corte, rinunciando alla propria sovranità. (10)

Ovviamente la maggioranza degli avvocati non è per nulla consapevole di ciò, perché non si è mai accorta di agire all’interno del diritto commerciale marittimo anziché della Common Law: il diritto è un’arte occulta, sin dalla nascita delle corporazioni delle arti nella Firenze medicea. (11)

Proprio Frank O’Collins, però, ha messo a punto nel corso degli anni un progetto che permette ad ogni cittadino del mondo che lo desideri di emanciparsi da questo Sistema una volta per tutte e non solo in caso di necessità. Questo progetto si chiama One-Heaven (12) e chi vi si iscrive può creare un nuovo trust che si sostituisce al vecchio, riappropriandosi della propria sovranità, temporaneamente sottratta con l’inganno. Oneheaven ha già inviato tre notifiche, rispettivamente nel dicembre 2009, nel dicembre 2010 e nel dicembre 2011 al Vaticano e alla City per comunicare la cessazione del rapporto fiduciario tra questi e gli abitanti del pianeta, basandosi sulla legge del silenzio-assenso, che come abbiamo visto fonda anche la struttura globale dei trust.

Ma il progetto a cui O’Collins, insieme a Santos Bonacci ed altri, sta lavorando da almeno 25 anni è la creazione di un vero e proprio trattato di pace che unisca tutti gli uomini liberi. Non in un’unica grande struttura, controllata dal vertice, come il sistema corporativo globale in cui viviamo oggi. Ma un trattato che unisca individui sovrani che desiderano riappropriarsi, ciascuno singolarmente e tutti collettivamente, del pianeta in cui vivono. E questa liberazione individuale e collettiva non è pensata a danno o ad esclusione di chi sinora ha manipolato la realtà a proprio vantaggio, mantenendo la popolazione globale nell’oscurità.

Ma riappacificandosi anche con gli agenti dell’ombra che sinora ci hanno controllato. Il trattato, che consta di 300 pagine ed è il frutto di decenni di lavoro, si chiama Covenant of One Heaven o Pactum de singularis caelum, cioè Alleanza di un solo Cielo. (13) Il nome sta ad indicare non la riunificazione di tutte le religioni, bensì la riappacificazione con noi stessi e con il nostro lato oscuro, sia a livello individuale che a livello collettivo.

Un solo cielo non perché, come è stato fatto da Bonifacio VIII in poi, qualcuno ritenga un cielo superiore a tutti gli altri, ma perché chi vi aderisce ha riscoperto sé stesso, e non un’autorità superiore, come depositario del mandato divino. Nel trattato, infatti, la divinità è definita in modo tale che chiunque, indipendentemente dalle proprie convinzioni, possa riconoscervisi.

Il principio divino viene definito con l’acronimo Ucadia, cioè Unified Conscious Awareness, Consapevolezza Unificata Collettiva, che è anche il nome di un altro progetto di riformulazione sociale radicale, che affianca One-Heaven. (14)

One-heaven e Ucadia non sono progetti di carattere religioso: Dio è concepito come il massimo bene a cui l’uomo tende nella propria vita e perciò punto di riferimento filosofico di tutti coloro che anelano alla liberazione dell’umanità. Liberazione che può avvenire solo riacquistando la competenza, intesa appunto come comprensione del vecchio per la costruzione del nuovo. Divenire competenti non solo per sé stessi, perché stanchi della realtà in cui si vive o perché si necessita davvero di un aiuto mentre si è in difficoltà, ma anche e soprattutto per poter aiutare gli altri, come ci incoraggia a fare Italo Cillo. Italo, Frank O’Collins, Santos Bonacci, Key Thompson, Thomas Anderson, Eldon Warman, che abbiamo citato in quest’articolo, e i moltissimi altri che non siamo riusciti a nominare per ragioni di spazio, hanno fatto e fanno questo, contribuendo a diffondere la luce là dove vi è oscurità.

Perché se alla fine della notte vi è sempre un’alba, lo dobbiamo anche a quelle stelle che, durante la notte, hanno rischiarato il nostro cammino, ricordandoci che da qualche parte, nel nostro universo interiore, il Sole splende sempre.

 

Note

1. I principali azionisti della Federal Reserve sono: Citibank, Chase Manhattan, Morgan Guaranty Trust, Chemical Bank,

Manufacturers Hanover Trust, Bankers Trust Company, National Bank of North America, Bank of New York.

2. Icke D., Cronache dalla Spirale del Tempo, Diegaro di Cesena (FC), Macro Edizioni, 2004.

3. Si realizza così la profezia di Marx, secondo cui il comunismo sarebbe arrivato negli USA non per mezzo della Rivoluzione,

ma attraverso il capitalismo.

4. http://www.manta.com

5. In questo caso, il nome della società è scritto minuscolo perché si tratta di un documento dalla funzione meramente informativa. Diversamente, nei documenti ufficiali è sempre maiuscolo, differenziando così le società da altri soggetti.

6. http://www.manta.com/c/mry1q1l/government-of-the-united-states

7. Il suo sito è http://www.detaxcanada.org/

8. Il diritto canonico regola i rapporti tra i fedeli all’interno della Chiesa e tra questa e la società esterna. Proprio per questa sua caratteristica, ha assunto nell’Occidente medievale la valenza di legge consuetudinaria. Infatti “nonostante ovviamente sia radicato su una religione ben definita, il diritto canonico si discosta molto dalla shari’a islamica o dal diritto ebraico per essere molto vicino al diritto secolare degli stati, ma allo stesso tempo non assume un’identità statale in quanto è destinato ad una massa di fedeli stanziata in tutto

il mondo e non distribuita all’interno d’un territorio ben definito: parallelamente è distante dal concetto di stato anche perché il diritto canonico proviene ed è diretto ad un altro mondo e non quello terreno. Elemento caratterizzante della legge canonica è quindi la persona” (http://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_canonico).

9. Cillo ha trattato questi argomenti all’interno dei suoi report audio dal titolo Tempo di Cambiare, di cui si consiglia vivamente l’ascolto, in particolare gli episodi 8-13. Tutti gli audio sono prelevabili gratuitamente dal blog di Italo Cillo, all’indirizzo http://blog.miglioriamo.it

10. In inglese l’avvocatura è indicata con diversi termini, che richiamano tutti, però, una situazione comune. Dal diritto romano, nel XVI sec. ha origine la parola attorney, che deriva dal latino ad-torno, cioè “girare, passare a (qualcuno)”. Attornment è quindi la cessione di diritti, implicita od esplicita, ed attorney è l’avvocato, che mostra tale cessione. Nel tardo XVI sec entra in uso la parola barrister, che indica l’avvocato superiore: deriva da baro (l’ignorante) e sto (stare), cioè rappresentare un ignorante o incompetente. Mentre lawyer,

l’avvocato generico, da lar (diritto consuetudinario) e iuro (giurare, cospirare), cioè “colui che ha prestato giuramento nei confronti del diritto consuetudinario di una Gilda o corporazione privata”.

11. Le gilde sono state istituite per la prima volta dai Medici a Firenze nel XIII sec per raggruppare tutte le arti (5 mediane e 7 minori) e i loro membri erano depositari di un sapere occulto. Quest’aggettivo non indica necessariamente che il loro sapere fosse di tipo magico od esoterico, ma semplicemente nascosto, non noto. È nell’interesse degli appartenenti ad una corporazione, infatti, non rendere noti i segreti della propria arte. Così vale anche per il diritto, che è quindi un’arte occulta corrispondente ad una corporazione. Non a caso, ancora oggi si dice spesso che gli avvocati parlano in ‘avvocatese’, i politici in ‘politichese’, ecc. per indicare l’usanza ad esprimersi con un linguaggio elitario, tecnico e spesso inaccessibile ai più. Affidarsi ad un avvocato, quindi, significa trasferire i propri diritti, implicitamente od esplicitamente, ad un rappresentante, che ha prestato giuramento di adesione al diritto consuetudinario della sua corporazione.

12. http://www.one-heaven.org

13. Il trattato è scritto in inglese, come tutti i documenti di One Heaven. Attualmente sono attivi dei gruppi di traduzione, a cui è possibile affiancarsi, presso il forum di Tempo di Cambiare: http://www.tempodicambiare.it/forum.

14. http://www.ucadia.com/

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