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IL PRIMO LUNEDÌ NERO DEL 2016

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Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri questa analisi dettagliata di Remo Ronchitelli (che ringraziamo) giuntaci attraverso la nostra nuova piattaforma NexusYou.

Questo lavoro spazia a 360° in ambito economico, geopolitico, militare, tecnologico, ambientale, sociale e non solo, e soprattutto fa il punto sia delle diagnosi sia delle molte soluzioni possibili all'attuale situazione di stagnazione economica, in Italia e non solo, e di possibile transizione da una società capitalistica e verticistica verso una società orizzontale e fondata sulla cooperazione. Una ricchezza di spunti molto utili per voi lettori, e anche per noi. Alcuni degli argomenti, come ad esempio il Reddito di cittadinanza o le smart cities, sono già stati toccati in questo sito in un'ottica diversa, ma sono solo alcune delle informazioni che si intrecciano in questa analisi. A voi la lattura e la riflessione [Redazione]


LA STAGNAZIONE ECONOMICA MONDIALE E L'INTRECCIO DEI NETWORK GLOBALI DI IDEOLOGIA/TECNOSCIENZA, ECONOMIA, MILITARE, POLITICO (IEMP).

PRIMO LUNEDÌ (NERO) DEL 2016

– ECONOMIA

Nel primo lunedì nero del 2016 le borse hanno bruciato 240 miliardi, solo parzialmente recuperati dal rimbalzo dovuto alla annunciata emissione di 20 miliardi di dollari di liquidità da parte della Cina. Nel frattempo la banca centrale cinese ha svalutato a sorpresa lo yuan fissandolo a 6,5314 rispetto al dollaro (-0,22%), il livello più basso dall'aprile 2011. La mossa dell'istituto centrale, che segue quella di agosto, avviene dopo che nei giorni scorsi le autorità erano intervenute sul mercato per provare a fermare la volatilità. Dopo la decisione di oggi è sceso anche lo yuan offshore quotato a Hong Kong a 6,6964. Gli analisti delle banche di investimento (come JP Morgan) concordano nel ritenere finito il ciclo di sviluppo della Cina basato sugli investimenti in infrastrutture, manifatturiero, sviluppo edilizio. Il passaggio ad uno sviluppo basato sui consumi e sui servizi si annuncia problematico. La svalutazione dello yuan mirata a rendere competitive le esportazioni cinesi nel momento di ripresa della produzione manifatturiera americana, è stato possibile grazie al basso coste delle materie prime (in primis petrolio), ma anche della terra da sfruttare per la produzione agroalimentare ("land-grabbing" in Africa e America del Sud). In altre parole l'aumento dell'output dell'economia cinese compensa i costi dell'input. Quello che sconcerta è l'incertezza della politica economica cinese: svalutazione dello yuan che crea competizione con l'economia sviluppata della OECD, tentativi di creazione di una moneta sostitutiva del dollaro assieme ai BRICS, e nello stesso tempo partnership con gli USA (sostegno al debito pubblico americano). Questa indecisione strategica tra: sviluppo dei consumi interni che produrrebbe e riprodurrebbe welfare, democrazia, diritti, rispetto ambientale; e volgare sfruttamento di masse ex contadine, urbanizzate a basso costo, mirato al dumping economico di una esportazione tarata culturalmente sulle richieste della maggiore impresa mondiale (distribuzione) cioè la statunitense Wall Mart. Siamo nel network globale della economia, nel quale, come negli altri, sono fondamentali le "previsioni" sul futuro e la conoscenza delle "intenzioni" degli altri attori (economici, scientifici, politici, militari). Dice l'ANSA del 6 gennaio 2016, "Deboli i futures Usa che, oltre al test in Corea del Nord e la nuova svalutazione dello yuan, sono in attesa delle richieste settimanali di mutui, della bilancia commerciale a dicembre, della fiducia dei manager, degli ordini di fabbrica e beni durevoli e, in serata, ai verbali dell'ultimo Comitato Federale della Fed".

– MILITARE

Ora si affaccia la notizia del test nucleare all'idrogeno della Korea del Nord, proxy imperiale della Cina (il test è avvenuto a Kiliju a pochi km dal confine con la Cina, come a dire, "cosa accadrebbe se il Messico o Haiti decidessero di fare un test nucleare sotterraneo a pochi km dagli USA?"). Quindi gli investimenti dei BRICS, in misura sconosciuta, avvengono anche sul network militare, proprio e dei proxies. Vedi l'efficienza militare dimostrata dai russi in Siria ed Ucraina. O l'inizio di un programma spaziale cinese. Questo crea una enorme instabilità cosiddetta "geo-politica", da intendersi più propriamente come "politico-militare".

– POLITICA

Un' altra notizia destabilizzante che fa emergere le tensioni dei vari network IEMP, è la rottura delle relazioni tra Iran (sciita) ed Arabia Saudita (sunnita) con il suo codazzo di emirati come Kuwait, Bahrein, etc. La rottura è talmente drammatica che l'Iran ha vietato una delle forme del pellegrinaggio alla Mecca, che si trova in Arabia Saudita (secondo l'Islam un credente deve necessariamente recarsi alla Mecca almeno una volta nella sua vita). Si tratta in entrambi i paesi di "teocrazie" arcaiche che usano l'economia come pura fonte di sopravvivenza politica. Mentre l'Iran, pur restando fermo alla Ideologia come Religione dogmatica totalizzante, sviluppa anche la Tecnoscienza (vedi il Nucleare) come Ideologia sussidiaria, l'Arabia Saudita è totalmente dipendente dall'Occidente per la Tecnoscienza. L'Iran per permettere questa scelta tecnoscientifica è obbligato a fare un politica interna di incerta "democrazia" al contrario dell'Arabia Saudita che ricorre invece ad una repressione medioevale. Gli scienziati e i tecnologi per "pensare" hanno bisogno di "libertà" (nella ex URSS erano gli unici che si potessero permettere di manifestare dissenso, come Sacharov). L'Iran è sponsorizzato da Russia e Cina e sponsorizza a sua volta la Siria di Assad. Gli altri sponsorizzano in forma più o meno occulta l'IS o "Daesh". Sia Russia che USA si sono offerti come mediatori. Ma chi media tra i mediatori? Chi media tra Russia e USA? Da questa analisi sommaria emerge evidente che l'intreccio è indissolubile tra: conglomerati di stati (politicamente deboli come la Unione Europea), Confederazioni Imperiali come gli USA, alleanze tattiche come i BRICS (vedi Immanuel Wallerstein: Commentary No. 416, January 1, 2016, "The BRICS – A Fable for Our Time"). Con i paesi del Sud del mondo che stanno necessariamente a guardare quello che gli piove dal cielo. La Cop21 di Parigi, riunita per affrontare sul lungo periodo il terribile dramma ecologico del pianeta, non ha lavorato con questa consapevolezza dell'intreccio strettissimo dei vari network IEMP. Questo intreccio impone nei fatti una strategia di totale rifiuto di ogni belligeranza, attiva o passiva, dichiarata od occulta, ufficiale come "missione di pace internazionale" o "terroristica", nucleare o tradizionale come quella dei tagliagole. Questa "terza guerra mondiale", secondo le dichiarazioni di Francesco, non risparmia nessuno e causa cento milioni di profughi all'anno che si riversano ogni anno sull'Occidente "benestante". Lo "Scoppio della Pace" è la prima necessità per evitare disastri facilmente prevedibili.

– IDEOLOGIA

Ma la rinuncia alla Guerra è un difficile processo culturale, perchè la guerra è una costruzione culturale collettiva, se scrittori come Alessandro Baricco sostengono che "La Guerra è Bella" (nella sua "Iliade, Omero", Feltrinelli, nella cui presentazione si dice:…"Tema nodale di questa sequenza di monologhi è naturalmente la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna"). Nella Guerra si intrecciano tutti i network globali IEMP, quello Religioso-Ideologico in modo fortissimo e totalmente negativo con i vari fondamentalismi contrapposti (se non fosse per la "singolarità" sensata di Francesco).

– ECONOMIA DI NUOVO E COSÍ VIA

Ma una attenzione speciale merita il Global Network della Economia. Quello che sta avvenendo in Cina conferma che il modello "occidentale" cioè il passaggio da un tipo di sviluppo, basato sulla produzione di beni materiali interconnessi (case, elettrodomestici, auto a benzina), ad un tipo di sviluppo basato sui servizi difficilmente funziona. L'illusione di uno sviluppo dei servizi che si auto-generasse creando nuovo sviluppo si è bloccato con la bolla fatale delle dot.com nel 1997-2000. Le teorie sul capitalismo cognitivo, che dovrebbe creare "valore cognitivo", si sono brutalmente realizzate in una politica dei brevetti, cioè in una politica di mercificazione della conoscenza che ha portato la IBM (proprietaria di 32.000 brevetti registrati), sull'orlo della bancarotta nel 1995 (due anni prima della bolla delle dot.com). Oggi ci provano le start up delle biotecnologie o le multinazionali come la Monsanto con i loro "Brevetti sulla Vita". Ma non sarà certo una etica universale a fermarle. A fermarle ci pensa la altrettanto brutale politica del Re-Engineering dei brevetti, cioè la "copiatura" delle varie tecnologie (e qui vedi di nuovo la Cina "popolare"). La Ideologia come Religioni totalizzanti in guerra tra loro diventa Ideologia come Tecnoscienze in competizione tra loro.

È POSSIBILE UNA TRANSIZIONE GRADUALE VERSO UNO SVILUPPO EQUO E RISPETTOSO DELL'AMBIENTE

Prepensionamenti e moneta parallela. Questa la ricetta degli analisti di Mediobanca per rilanciare l’economia italiana. Forti dubbi del centro studi di Mediobanca sul Jobs Act del governo Renzi, che risulta sostanzialmente fallito e che comunque va accompagnato ad una immissione schock di liquidità sul lato domanda. La moneta parallela sono i CCF, Certificati di Credito Fiscale, eventualmente emesi dalla Cassa Depositi e Prestiti, quindi con una garanzia statale. Da integrare, secondo l'economista Stefano Sylos Labini con il Reddito di Cittadinanza. Naturalmente è avventuristico parlare di fuoriuscita dall'Euro. Come dimostra il caso della Grecia di Tsipras. La immissione di liquidità sul lato domanda (come sostiene Stefano Sylos Labini) agisce perchè investe i ceti che attualmente spendono meno e che allo steso tempo hanno più necessità di spendere, anche in termini di investimento (startup giovanili haigh tech). Ma per evitare che questa eventuale ripresa si arresti nel breve periodo va accompagnata da una decisa sperimentazione di grandi innovazioni, assenti dal dibattito ufficiale sullo "spazio pubblico":

  1. Agricoltura Multifunzionale
  2. Rigenerazione Urbana attraverso Parchi Agropaesaggistici Metropolitani collegati alla Agricoltura Multifunzionale Periurbana
  3. Cambio di Paradigma dell'Economia basato sulle Auto-Organizzazioni

Lo schock di immissione di liquidità va di pari passo con uno schock culturale di innovazione.

 

PERCHÉ L'ITALIA NON SI È SVILUPPATA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE?

Prima di ogni tentativo di proposta economica, culturale, politica, conviene esaminare le cause del declino politico, economico, scientifico-culturale dell'Italia dagli anni 1960 ad oggi.

Con questo post sulla vicenda del mancato sviluppo tecnoscientifico (Ideologico), Economico, Politico-Militare, dell'Italia dopo la II guerra mondiale, si vuole dimostare la facilità d'uso del modello analitico IEMP di Michael Mann. Con una importante modifica del modello sul network "I" (Ideologia), dovuta all'emergere della tecnoscienza come network dominante nel complesso Ideologico (religione, arte, rituale, filosofia).

CAMBIO DI PARADIGMA DELL'ECONOMIA

Questa proposta sviluppa, in profondità e in modo coerente tra le parti che costituiscono il "sistema" Economia, il modello delle Auto-Organizzazioni del prof. Alberto Felice De Toni, presidente della Ass. Ingegneria Gestionale e Rettore dell'Università di Udine (2013-2019). Al di là degli incarichi accademici, una persona di una gentilezza squisita.

RIPARTIRE DALLA PICCOLA DISTRIBUZIONE?

La centralità della funzione produttiva nasce con la prima rivoluzione industriale e viene acquisita dalle teorie economiche classiche, teoria marxista compresa. È l'offerta oggi che determina la domanda. Attraverso il Marketing e la Pubblicità, le grandi Corporation determinano la vita e i consumi del pianeta. La Finanza determina a sua volta lo sviluppo delle Corporation. Oggi il declino dei centri commerciali, dovuto in gran parte ad una offerta uniforme e "tutta uguale", ed una insensibilità crescente verso la pubblicità rendono sempre più obsoleto questo tipo di economia "consumista". In Italia, per una nemesi storica positiva che vede rinascere le città fondanti il capitalismo moderno, Siena, Firenze, Venezia (forse Genova e Milano), assistiamo al fiorire del Commercio di Prossimità, legato anche al turismo. I centri storici soprattutto, ma anche i rioni, i quartieri, delle principali città italiane, in cui risiede ormai il 70% della popolazione, sono ancora vivi, nonostante la crisi, grazie a questo loro proporsi come "centralità locali" dove continua l'incontro magico dei giovani, la ricerca di beni e servizi, l'occasione di una moderna agorà.

DIRITTO A UN REDDITO DI CITTADINANZA PER TUTTI

Aprile 2015. Questi sono i senatori ed i parlamentari italiani favorevoli ad un reddito di dignità. Così recita il Programma Politico Partecipato di Podemos:

"Diritto a un reddito di base per ogni cittadino per il solo fatto di esserlo, almeno del valore corrispondente alla soglia di povertà con il fine di assicurare un tenore di vita dignitoso. Il reddito di cittadinanza non sostituisce lo stato sociale, ma cerca di adattarlo alla nuova realtà socio-economica. Sostituzione delle prestazioni sociali inferiore all'importo del reddito di base. Finanziamento della lotta contro la frode fiscale attraverso una riforma progressiva dell'imposta sul reddito".

In Italia è stata proposta una Legge dal M5S che integrava a 600 euro il reddito di chi, come i disoccupati, fosse sotto questa soglia (di povertà). Ad Aprile 2015 Grillo indice una marcia per chiedere un tetto massimo di 780 euro "a chi ha perso il lavoro, o non lo ha mai avuto, come è diventata la regola". La copertura di questo "reddito di cittadinanza" viene calcolata dal M5S in poco meno di 17 miliardi. Dice l'articolo del Sole24Ore:

"Grillo sul suo blog ha calcolato che sono necessari circa 17 miliardi di euro (esattamente 16.961.000.000,00 euro). Le coperture proposte dal M5S sono un mix di tagli a quelli che Grillo definisce «gli sprechi» e che vanno dalle pensioni d'oro e i cacciabombardieri F35".

In realtà più che di un reddito di cittadinanza o reddito di base come correttamente definito da wikipedia, si tratta di un reddito minimo garantito fornito a chi è già in età lavorativa. Quello che in Italia si ignora è che queste misure di assistenza sociale sono già diffuse in Europa, soprattutto in Francia, Germania, UK, Svezia. Ad esempio "Una donna sola e disoccupata con figli ha in Germania dallo stato più di 1800 euro mensili". Lo stesso Tito Boeri, professore di economia e presidente di INPS, propone un Reddito Minimo Garantito per la fascia 55-65 anni, e ne auspica la generalizzazione. La organizzazione che si occupa del vero reddito di cittadinanza è la Basic Income Network Italia, che pubblica le sue 10 Tesi a favore del Reddito di Cittadinanza. L'obiezione che il RdC significa "dare soldi ai fannulloni" viene rovesciata nel proposito legittimo di "dare soldi ai moltissimi che vogliono fare lavori socialmente utili". A queste tesi generali aggiungo i temi che ortosociale tratta e illustra nelle sue voci tra loro integrate [RdC sta per Reddito di Cittadinanza]:

  • RdC fa da propulsore al volontariato classico
  • RdC fa da propulsore alla Produzione Paritaria
  • RdC fa da propulsore allo studio scolastico classico (scuola secondaria e università)
  • RdC fa da propulsore alla libera ricerca scientifica o "Scienza del Cittadino" (Citizen Science)
  • RdC toglie potere alle mafie
  • RdC riconosce sul piano materiale e sul piano simbolico l'enorme valore della Economia di Cura (allevamento ed educazione dei figli, cura dei malati, dei disabili, degli anziani, cura delle relazioni sociali tout court) oggi quasi interamente affidati alle mani di genere femminile (Economia del Dono). Rappresenta l'attività fondamentale di riproduzione e cura delle società umane.

– VOLONTARIATO CLASSICO

È il volontariato che costituisce associazioni, onlus, gruppi di cittadini. Si occupano di disabili, difficoltà di inserimento sociale, malati, anziani, assistenza in generale. Coprono una parte di quello che nè lo Stato nè il Mercato riescono a coprire. Spesso però dipendono da aiuti e sovvenzioni sia dallo Stato che dal Mercato (sponsor). Soprattutto per necessità di strumentazione, comunicazione, strutture abitative e locali adeguati. Il lavoro prestato in gran parte rimane gratuito. È questo lavoro che il RdC potrebbe propellere. Spesso il volontariato si intreccia con la ricerca scientifica su temi specifici, ricerca che si cerca di sovvenzionare con raccolta di fondi ad hoc. Sul volontariato e le onlus esiste una letteratura sterminata. Sarebbe opportuno che questo importante settore della nostra "economia" si accostasse alle tematiche del RdC.

– PRODUZIONE PARITARIA

Si tratta di una produzione di beni, merci e servizi del tutto innovativa. Ha un'estensione e un'importanza sottovalutati. È trattata nell'articolo di Yochai Benkler Mutualismo Paritario, Potere del Mercato, Fallacia dello Stato. Le maggiori realizzazioni della produzione paritaria riguardano il FOSS (Free Open Source Software), le tecniche di finanziamento alternativo al circuito delle banche, l'informazione, l'agricoltura biologica. Sono una terza via economico-culturale che secondo J.Rifkin potrebbe salvare questo tipo di società dal declino. Il RdC sarebbe un grande propulsore della PP nel senso di stimolo alla partenza proprio perchè la Produzione Paritaria ha già un suo modello di Business che la rende indipendente sul piano economico. Un modello di PP centrata sull'Hardware è Open Source Ecology e OSE vista da ortosociale.

– SCUOLA SECONDARIA E UNIVERSITÀ

Favorirebbe l'autonomia dei giovani dall'ambito familiare, la loro dedizione allo studio come attività primaria, la loro capacità e responsabilità di gestire un budget affidatatogli dalla comunità per il suo miglioramento econonico, culturale, politico. Questo rinnovato impegno nello studio, assieme ad una riforma della scuola che aiuti chi studia a trovare già nelle aule scolastiche non solo l'esperienza e le relazioni necessarie per il futuro lavoro. Ma soprattutto la "vocazione" ad un ruolo produttivo economico, culturale, e inevitabilmente politico. La diffusione dell'istruzione superiore si potrebbe legare in modo organico e sinergico allo sviluppo della Citizen Science o della "società della conoscenza" (vedi sotto).

– SCIENZA DEL CITTADINO

Chi ha fatto studi universitari, ma non solo, può collaborare alla ricerca scientifica, o fare ricerche sue, personali, fuori dal mainstream (ortodossia). È necessario perciò aprire le fonti di informazione scientifica (riviste, documentazione, biblioteche) e favorire la citizen science con corsi universitari ad hoc.

– MAFIE

Le mafie si sono ingrandite reclutando la loro manovalanza tra i giovani, i disoccupati. Il Reddito di Cittadinanza può interrompere questo processo e iniziare a ricostruire un tessuto sociale libero dalle mafie.

– ECONOMIA DI CURA

Valutata in termini quantitativi rappresenta 1/3 (un terzo) del PIL mondiale. In realtà è molto maggiore. Ad esempio la preparazione del cibo e l'agricoltura di sussistenza sono attività senza le quali le altre attività umane sarebbero impossibili. Qualitativamente quindi l'economia di Cura (che si sposa con l'Economia del Dono) rappresenta il lavoro umano primario che rende possibili e significative tutte le altre attività umane (esclusa la guerra). Senza la riproduzione della specie perderebbe valore ogni riferimento alla "economia" tout court. La centralità femminile in questa attività di base e la sua non sostituibilità vanno riaffermate a livello politico e culturale per ridare a questa "oikos-nomia" un ruolo leader di tutte le attività umane.

– PRO E CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA

È contro Guido Salerno su Huffington Post dello 11-05-2013 [Confonde Reddito di Base con le misure di assistenza sociale per i Minijob da 450 euro in Germania, non spiega come sopravvivere altrimenti nella crisi, e soprattutto lo rifiuta perchè va bene anche per gli imprenditori. Nè spiega ovviamente come "uscire dalla crisi economica"]:

L'articolo è utile comunque per inquadrare il Reddito di Cittadinanza nel più generale quadro di un modello economico diverso e socialmente equilibrato. In altri termini il RdC ha senso in quanto favorisce un diverso modello economico basato sulla Produzione Paritaria, l'Economia di Cura, l'Economia Cooperativa. Può nascere gradualmente, fornendo anche fonti di auto-finanziamento, assieme allo sviluppo di questo nuovo modello e non come pura forma di assistenza sociale. Il Reddito di Cittadinanza è un tema centrale nel dibattito politico-economico, forse capace di unificare movimenti diversi, da Landini al M5S. Per distinguerci da quelli che fanno demagogia senza approntare piani precisi di transizione ad un nuovo modello di sviluppo, farei presente ai cittadini che

"il reddito di cittadinanza significa di fatto l'abolizione del lavoro salariato"

(vedi Karl Polanyi, "La grande trasformazione"). L'abolizione del lavoro salariato non sarà una cosa facile ed immediata, perchè è in funzione da svariati secoli, ma forse oggi comincia ad essere gradualmente possibile. Se i cittadini vogliono uscirne lo devono sapere, lo devono volere, e devono attivarsi di persona in questo senso. Non si tratta di una immissione di liquidità da keynesismo volgare (come sostiene Grillo). Ma di una operazione complessa possibile in un framework di transizione condiviso e partecipato al massimo grado.

INTERVENTI NO COST SUL BREVE E MEDIO PERIODO

Agosto 2014. Le linee generali si trovano in Una bozza di programma economico per l'Italia. Qui si propongono innovazioni concrete da sperimentare da subito o innovazioni già in atto e in corso di sperimentazione da sviluppare ulteriormente. La documentazione è facilmente reperibile in rete. Anche in questi esempi è vitale l'interconnessione di Economia, Politica, Cultura. Il sale di questi progetti è la cultura "hacker" (che non significa "pirata" o "cracker") ma una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che le vengono imposte, non solo nei suoi ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della vita.

  • Trasformare gli artigiani della ceramica, del tessile, della meccanica in artigiani digitali. Progetto seguito da Lauro Borsato del settore Formazione della Regione Emilia Romagna. Ortosociale aggiunge: creare joint venture artigiani-digitali e cooperative di hacker, di Makers, di Co-Working, di FabLab (già presenti a Torino, Roma, Salerno, Reggio Emilia, Padova), tramite facilitazioni burocratiche e il supporto di UnionCamere e CNA. Attraverso queste joint-venture gli artigiani mettono a disposizione dei giovani hacker: macchine vecchie da hackerare, capannoni, know-how tradizionale, relazioni economico-sociali.
  • Trasformare Unioncamere, istituzione governativa, in un HUB cooperativo a livello regionale e provinciale, sul modello di Rete di Impact Hub e Impact Hub Roma. Il settore di Unioncamere dedicato alla Promozione delle Economie locali coordina gli HUB su progetti sul territorio relativi alla Agricoltura Multifunzionale ed alla tutela del Paesaggio e Ambientale.
  • Trasformare l'agonizzante commercio al dettaglio, necessario per la vita sociale, di relazione per gli anziani, per la sicurezza e la vivibilità di centri storici, paesi, quartieri cittadini. Questo digitalizzando i commercianti come nel caso degli artigiani, spostando i costi di magazzino verso l'e-commerce e ampliando la cultura del prodotto e i rapporti con i consumatori soprattutto giovani. Anche in questo caso è necessario una immissione di hacker nel mercato del lavoro del commercio al dettaglio, favorendo la loro connessione a strutture locali di manutenzione dei prodotti come i FabLab, Coworking, Makers, per elettronica, meccanica (mobilità), abbigliamento, edilizia, casalinghi. Ma anche per agroalimentare e servizi.
  • Turismo. Copiare, personalizzare ed estendere il modello di Alto-Adige e Trentino, con la sua pratica efficiente di "albergo-diffuso", la gestione integrata di territorio, paesaggio, agricoltura tradizionale e multifunzionale.
  • Edilizia e mobilità leggera. Attuare il progetto urbanistico su vaste aree metropolitane (ad esempio Padova, Treviso, Bassano, Mestre-Venezia) sul modello del Parco Agropaesaggistico Metropolitano di Padova (già approvato da Agenda21 nella precedente giunta di centrosinistra di Padova).
  • Riforma Universitaria. Creazione di un reticolo di E-Learning che colleghi le principali università regionali (Napoli, Milano, Torino, Pisa, Firenze, Padova, Bologna) tra loro, e tali università con le loro coorti di studenti. Internet era nata per questo. L'insegnamento va focalizzato sulla economicità di gestione logistica (libri, biblioteche, campus universitari) e su un tipo di studio assimilato a stage di piccoli gruppi sui vari insegnamenti anziché su un modello astratto di insegnamento (Teoria—>assimilazione passiva della Teoria). Le lezioni frontali in tal senso non servono. servono docenti di vario livello che coordino la sperimentazione pratica (workshop) degli studenti in aziende, fablab, laboratori di ricerca, per quanto riguarda le scienze dure, cooperative di servizi per quanto riguarda le scienze molli. In tal modo il lavoro degli studenti è immediatamente utile, gratificante, capace di produrre i necessari link per la costruzione del futuro percorso professionale. Per la creazione del reticolo E-Learning è sono sufficienti software free e open source (modificabili) come wikiversity e moodle. Anche i manuali delle principali case editrici andrebbero digitalizzati sul modello di Mulino AulaWeb. Per quanto riguarda i campus Il Parco Agropaesaggistico di Padova prevede Campus per ricercatori e studenti con orti sociali e cura del paesaggio. Una ottima chance di richiamo della emigrazione intellettuale italiana all'estero e di quella estera in Italia è la creazione di Comunità scientifiche di professori, ricercatori, studenti secondo le più ovvie indicazione della Sociologia della Conoscenza.
  • Riforma Politica. Vista la distribuzione reticolare e le interconnessioni decentralizzate di Imprese, FabLab, Università, Campus, Aree Metropolitane, Cura del Territorio, Turismo, è richiesta a livello politico una attenta disponibilità e coordinamento di tutte le esigenze degli organi di governo locali. E' quindi naturalmente indicato un modello costituzionale simile al Senato degli Stati Uniti o alla Camera dei Land tedesca (Bundesrat). Il Senato degli USA è elettivo. iIl Bundesrat no, ma ricordiamoci che la Germania è uno Stato Federale composto da 16 Land.

UNA BOZZA DI PROGRAMMA ECONOMICO PER L'ITALIA

La stessa bozza può essere utilizzata, preferibilmente, su scala regionale. Vedi "Sistema Regione":

– LE RETI SOCIALI DI ECONOMIA, POLITICA, CULTURA

Nell'intervenire sulle connessioni nazionali alle reti internazionali (vedi Un Gigantesco Business Mediterraneo) tra loro intrecciate di

  • economia,
  • cultura scienza arte informazione,
  • politica istituzionale e partecipativa,

la massima attenzione va posta sulle sinergie. Le sinergie, come avviene negli eco-sistemi, garantiscono l'efficienza-efficacia e la sopravvivenza. Le tre reti sociali della produzione di beni e servizi, della scuola e della cultura, delle riforme istituzionali in direzione di una larga partecipazione ideale, culturale, politica, emozionale che vitalizzi l'intera comunità nazionale, sono strettamente intrecciate. Un altro principio, derivato dal puro buon senso e dalla necessità di risparmiare risorse, consiste nel focalizzare gli sforzi di coordinamento e finanziari sui settori che dimostrano maggiore vitalità anzichè disperdere le risorse finanziarie e organizzative (umane) in interventi "a pioggia" che oltre ad essere sterili servono solo a salvarsi la coscienza e raccogliere uno scarso consenso politico-elettorale. Gli interventi vanno mirati su pochi settori che dimostrino fitness e che poggino su prototipi testati a sufficienza. Il punto di partenza del programma "economico" nazionale è il fallimento conclamato della politica liberista, del ventennio berlusconiano. Forse poteva essere una strada che meritava di essere tentata. Ora è chiaro (FIAT lux) che bisogna creativamente guardare a nuove strade. Una di queste, che ci ha sempre sostenuto, è la cooperazione. La proposta è di rivitalizzare la cooperazione nell'economia nazionale, facendo in modo che sostenga l'economia della concorrenza (quella del libero mercato, della globalizzazione, dei mercati internazionali), nella prospettiva che sia il libero mercato a lavorare per la cooperazione. Le motivazioni di questa proposta sono in questa pagina web, esattamente qui:

In questa valutazione degli equilibri nazionale/internazionale (UE/Russia, NATO, Mediterraneo, Cina) va data la priorità all'ambiente come occasione di sviluppo integrato economico-politico-culturale. L'uscita dalla crisi, come molti riconoscono sta nella green economy. Ma pochi ancora riconoscono che:

  • in sostanza la agricoltura organica e multifunzionale va considerata la principale green economy.

Semplicemente perché oggi si trascurano le radici biologiche viventi della nostra esistenza culturale.

– LA PROPOSTA DI UN PIANO ECONOMICO NAZIONALE

Gli interventi sono quattro, tutti riguardano l'economia cooperativa. L'economia tradizionale (capitalistica) si può raccordare facilmente a queste "isole" cooperative come già ha iniziato a fare, stando attenti a non soffocarle sui propri obiettivi di profitto e valorizzandone la diversità "culturale". Nella cultura cooperativa viene considerato "profitto" il "risparmio" energetico, ambientale, umano, del tempo di lavoro. Le priorità vanno da (1) a (4). Il fatto di dare la priorità all'agricoltura, quella organica s'intende, è la piccola, necessaria, difficile, "rivoluzione culturale" di partenza.

  1. Agricoltura organica (biologica, biodinamica, sinergica, altro) per una alimentazione di qualità e una certa autonomia alimentare
  2. Nuove tecnologie cooperative sostenibili basate sui Fab Lab e la rete dei Makers
  3. Sviluppo del turismo sostenibile e del turismo culturale ad uso nazionale e internazionale
  4. Ristrutturazione della scuola e della ricerca (università)

– – (1) PIANO AGRICOLO

La migrazione ad una Agricoltura Biologica va inserita nel quadro di una Economia Open Source, trattata brevemente qui:

É centrale anche il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale – Vedi questa relazione di OrtoSociale:

Se si adotta un approccio sistemico alla soluzione della crisi economica ed ambientale, non esistono in senso stretto delle "priorità. Ma comunqua lo sviluppo di una agricoltura biologica, organica, naturale, è un elemento centrale fondante di tutto il progetto. Lo sviluppo di una agricoltura organica significa che si sviluppano contemporaneamente:

  • occupazione, soprattutto giovanile, dalle attuali (2010) 1.603.709 persone ad un numero grandemente maggiore con conseguente rilancio dei consumi dei giovani
  • preparazione di un target ambientale-turistico-paesaggistico-culinario di alto profilo (un prototipo potrebbe essere la Regione Toscana)
  • risparmi sulla manutenzione ambientale in quanto elemento di contrasto al cambiamento climatico (frane, alluvioni, perturbazioni estreme)
  • risparmi sulle spese per la salute in quanto prevenzione alle patologie tumorali, cardio vascolari, del diabete, psichiatriche
  • fiorire di una agricoltura urbana e periurbana con decongestionamento delle aree metropolitane
  • prevenzione dell'aumento dei costi della agricoltura chimica basata sul petrolio da cui dipendono interamente carburanti, fertilizzanti, fitofarmaci
  • contrasto e soluzione alternativa al fenomeno del land grabbing o accapparameto dei terreni agricoli con rialzo dei prezzi alimentari
  • contrasto e soluzione alternativa alla diffusione degli OGM con rialzo dei prezzi alimentari
  • prevenzione di ripercussioni socio-politiche di un eventuale rialzo dei prezzi alimentari
  • risparmio energetico grazie alle filiere corte (bolletta petrolifera nazionale)
  • revisione della politica neo-fordista in agricoltura con robot per montare alimenti verso una vision decentralizzata, sostenibile, ad alta intensità quantitativa e qualitativa di capitale umano
  • salvaguardia e recupero del patrimonio paesaggistico, naturale, idrogeologico.

Lo Stato, il Ministero della agricoltura, Regioni, Province e Comuni possono coordinare, favorire, finanziare, aiutare la nascita di cooperative di giovani (diplomati periti agrari, laureati agronomia, agricoltori tradizionali, esperti, volonterosi, immigrati, neo-contadini, contadini e ortisti urbani) nel settore dell'agricoltura multifunzionale (agroalimentare, turistico, paesaggistico, culturale, formativo, curativo). Ad esempio la Regione Veneto che si appoggia ad una Azienda agricola fortemente impegnata nella ricerca e attenta ai temi ambientali generali ed allo sviluppo del settore agroalimentare del biologico, tramite il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) ed i progetti BIOFORM, BIODEMO, BIOSTUDIO, BIOPROMO, BIOMARKET (mense scolastiche e collettive), D.G.R. 117/2007 appoggia lo sviluppo del settore biologico come "alimentazione di qualità". In sostanza la agricoltura (multifunzionale) va considerata la principale green economy.

– – (2) PIANO TECNOLOGICO

I Makers riqualificano in senso sostenibile la tecnologia attuale, sia come risparmio energetico e di risorse, sia come logica del "Fare di Più con Meno" (More with Less). Tutto il settore dei Makers si basa su Software Free e Software Open Source e sull'importante Hardware Open Source Italiano (la sk elettronica Arduino). Vedi Open Source Economy. Eventuali prototipi sono:

mira a riconvertire i settori tradizionali della piccola-media impresa e dell'artigianato quali il meccanico, mobilieri, ceramico, tessuti, alle moderne tecnologie web open source. Li chiama "gli artigiani digitali".

Inutile dire che la filosofia dei Fab Lab è quella della condivisione delle conoscenze, oltre che delle risorse (macchine). Quindi si tratta di una "super-cooperazione" che comprende la formazione tecnica e culturale del punto (4). I Makers possono dare un notevole contributo alla agricoltura organica al punto (1), non solo, ma Stato, Regioni, Comuni possono favorire cooperative miste di makers e di neo-agricoltori biologici multifunzionali. Per una analisi di "economia alternativa emergente" vedi la tesi di laurea:

– – (3) PIANO TURISTICO

Turismo sostenibile significa, come nel caso dell'agricoltura, turismo di qualità. Si appoggia ad una agricoltura sostenibile, tradizionale, organica come quella del punto (1). Organizzativamente si esprime nell'albergo diffuso, pratica presente in Alto Adige, Trentino, Marche, Sardegna (Bosa, Ogliastra), Toscana, in Carnia (Pesariis) dove è collegato alla gestione dei Beni Comuni.

Vedi il nuovo paradigma della Agricoltura Multifunzionale (Relazione di OrtoSociale):

– – (4) PIANO SCUOLA E RICERCA

I costi della ricerca e della innovazione dopo un tentativo da parte della grandi multinazionali (in gran parte fallito per le enormi spese e le incertezze dei risultati e quindi del ROI, Return On Investment), sono tornati in gran parte nelle università, finanziate in misura diversa dal pubblico (compresi gli studenti e le loro famiglie) e dal privato (ricerca applicata). Come i costi ambientali, dunque, anche i costi della ricerca (e della innovazione) sono "esternalizzati". Ma va ribadito che ancora più rimarchevole è la produzione sociale della ricerca e della innovazione. Il "ricercatore" è un soggetto delicatissimo, che si trova all'apice di un processo di formazione estremamente complesso e profondamente radicato nella società e nelle sue reti culturali. Lo sanno molto bene i sociologi della scienza. Quindi non basta far studiare di più o selezionare i "singoli" cervelli che "casualmente" si rendono disponibili ad alti rendimenti scientifici. I ricercatori o gli scienziati vivono in comunità, anche virtuali, e sono il risultato di complicate reti sociali, economiche, culturali. Perchè la ricerca funzioni vanno costruitre e rigenerate queste "comunità" scientifiche. Aiuterebbe in questa direzione la proposta di integrazione del lavoro manuale e del lavoro intellettuale, ad esempio in campus universitari forniti di orti biologici. Le pratiche di studio, ricerca e produzione, così come è stato per la sk Arduino, nata in un'aula scolastica, o le fattorie sperimentali di VenetoAgricoltura, si possono coordinare coordinando ricercatori, makers, neo-agricoltori. Lo sviluppo è possibile se ci basa su due caposaldi:

  • Scienza Open Access
  • Scienza e Ricerca Partecipata

Come esempio paradigmatico ed immediatamente operativo di ricerca partecipata si può citare lo scambio di sementi, che contrasta in modo alternativo la politica agricola degli OGM. Nella diffusione, selezione, scambio di sementi sono coinvolti su un terreno di parità ricercatori agronomi, bio-ingegneri, agricoltori professionali, neo-contadini, ortisti urbani. "Quali regole di metodo per i nuovi esperimenti socio-scientifici?" (Novembre 2003). Nel suo saggio, Latour tocca molti dei principali temi del suo pensiero: l'aumento della partecipazione dei non esperti nella pratica della scienza, l'offuscamento dei confini tra scienza e politica, il nuovo livello di rappresentanza tecnica e scientifica in innovazione, e la nascita di "forum ibridi" o "hybrid forums", (situazioni di governance in cui i rappresentanti delle "cose naturali", quali osservatori di eventi meteorologici o scoperte di ingegneria genetica e i rappresentanti della società umana hanno bisogno di essere presi in considerazione su base paritaria), che dovrebbero portare alla messa in atto di nuovi assetti politici. Vedi:

– – LA COSTRUZIONE DI SISTEMI COOPERATIVI

Yochai Benkler docente dal 2007 alla Harvard University ha impostato un programma di ricerca interdisciplinare sul tema della Cooperazione Mutualistica, coinvolgendo ricercatori di economia sperimentale, biologia evolutiva, psicologia, sociologia delle organizzazioni, computer science. I risultati di questo lavoro sono illustrati nel suo libro “The Penguin and the Leviathan – How cooperation triumphs over self-interest”, Crown Business, New york 2011. Nel paragrafo “Progettare la Cooperazione” (pag. 238), Benkler elenca gli ingredienti per la costruzione pratica di sistemi cooperativi di successo:

  • Comunicazione, l'elemento più importante
  • Contestualizzazione, veridicità, autenticità
  • Guardare oltre sé stessi: empatia e solidarietà
  • Costruzione di sistemi morali: giustizia, moralità, e norme sociali
  • Premiare e punire (motivazione)
  • Reputazione, trasparenza, e reciprocità
  • Costruire diversità

Una trattazione esaustiva delle sperimentazione di sistemi cooperativi ad Harvard, durata tre anni, si trova nel libro:

Sempre di Yochai Benkler vedi il suo articolo:

Di ortosociale, basato sull'articolo precedente, vedi:

Vedi anche:

IL NUOVO CICLO ECONOMICO DI CREAZIONE E DISTRIBUZIONE DI BOLLE FINANZIARIE

Siamo dentro un sistema economico di bolle speculative sempre più grandi che scoppiano necessariamente ma in momenti non prevedibili; sono i SISTEMI ALLA PONZI. Tratto da LE SCIENZE, n.552, Agosto 2014, l'articolo di Kaushik Basu, senior vice-president e chief economist della Banca Mondiale nonchè professore di economia alla Cornell University:

NUOVI MODELLI DI SCAMBIO

 

UN GIGANTESCO BUSINESS MEDITERRANEO

I recenti sviluppi in Iraq e Medio Oriente rendono incerta la possibilità di uno sviluppo economico cooperativo dell'intera area mediterranea, anche se questa sarebbe la soluzione ai problemi che generano la guerra. Il 21 Aprile 2015 lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua lancia a Roma l’idea di una Unione mediterranea guidata dall'Italia:

"Penso che l’Italia debba prendere un’iniziativa audace: creare l’identità mediterranea e il mercato comune mediterraneo. Naturalmente siete all’interno del mercato europeo. Ma ci sono anche Gran Bretagna, Francia, Germania, altri Paesi forti. Dovete avere una vostra missione, dovete dire: noi siamo il centro del Mediterraneo. La Sicilia può essere la capitale del Mediterraneo, contiene le memorie dei romani, dei musulmani, dei cristiani e degli ebrei. La Sicilia è vicina anche geograficamente al nord Africa, può essere la Bruxelles del Mediterraneo. Vi sentite deboli, ma non lo siete. Gli Stati Uniti non risolveranno i vostri problemi, anzi, li creano soltanto. Gli Usa non risolveranno i problemi, in passato li hanno solo creati: in Vietnam, Afghanistan, in Iraq. Lasciateli stare. Non potete soltanto raccogliere questi flussi migratori, non è vostro compito. Voi dovete creare una situazione in cui i migranti non abbiano motivazioni per venire. I problemi vanno risolti nei Paesi d’origine. Ad esempio avete una responsabilità con la Libia, perché l'avete colonizzata. Il problema naturalmente è la Libia, ma l’Algeria, ad esempio, sta superando la guerra civile. La Grecia, la Turchia, che sta diventando molto forte, Israele e Libano, che stanno lavorando per la pace con i palestinesi, l’Egitto, che ha superato la crisi di quelle che noi chiamiamo primavere arabe, la Tunisia, il Marocco, che oggi è un paese stabile. Dovete creare una vostra iniziativa con la vostra esperienza storica e sono sicuro che a Israele piacerebbe molto seguirvi dopo aver risolto la questione palestinese".

Per la questione palestinese Yehoshua propende per la soluzione dei due stati.

– MEDITERRANEO LABORATORIO POLITICO DI CREATIVITÀ

"In questo contesto di grande diversità e complessità e nel bel mezzo di una pesante crisi finanziaria, sono emersi negli ultimi anni esempi di grande valore in risposta a resistenze, ritardi e letargie amministrative. La capacità innovativa dei cittadini è diventata protagonista di interessanti soluzioni creative: si tratta per lo più di espressioni “non ufficiali”, cioè non guidate dall’amministrazione della città, ma dotate di una fortissima valenza innovativa. D’altronde è difficile che un processo creativo possa essere pianificato: non lo si può programmare. Ma accade e si impone come soluzione originale a un problema, creando discontinuità e migliorando quanto già c’è. Queste innovazioni emergono al di là e al di sopra di qualsiasi imposizione esterna. Sono espressioni di cittadinanza attiva che rispondono per gestire specifiche necessità, diventando esempi mirabili di processi di creazione di valore pubblico. Parliamo quindi di percorsi meno strutturati e standard che mettono al centro la creatività e la collaborazione attiva di gruppi più o meno ampi di cittadini: queste nel Mediterraneo sono le chiavi di volta per l’innesco di processi smart. Alcuni esempi virtuosi li troviamo a Malaga, Salonicco, Atene, Valencia, ma anche in Egitto, in Tunisia e nella zona dei Balcani. A questi si aggiungono poi i fermenti creativi esplosi in alcune regioni del Sud Italia che già da qualche anno hanno sorprendentemente riacceso alcuni territori. Sono risposte di creatività collettiva, in parte stocastiche, che aprono nuove strade e prospettive fertili di sviluppo e crescita. Il Mediterraneo, da sempre punto d’incontro di religioni e culture del Nord, Sud, Est e Ovest, ci suggerisce quindi un nuovo approccio al tema dell’intelligenza urbana. Unico sforzo da compiere è riuscire a cambiare prospettiva, riconoscendo l’innovazione come qualcosa di intrinsecamente legato alla creatività e non soltanto al finanziamento di artefatti innovativi (lampioni smart, pattumiere intelligenti, etc.). Proprio a partire da questo nuovo e alternativo modo di concepire la smartness urbana, lo scenario del Mediterraneo emerge come ambiente privilegiato, ricco di esempi di crescita e maturazione. In questa prospettiva il Mediterraneo appare un eccellente laboratorio politico e culturale per sperimentare percorsi alternativi allo sviluppo del paradigma Smart City."

Tratto da Forum PA – Smart City:

– È POSSIBILE

Uno sviluppo economico-sostenibile, culturale-scientifico di-civilizzazioni diverse che si parlano tra loro, e CONSEGUENTEMENTE POLITICO dell'enorme bacino mediterraneo è possibile. YES, WE CAN. Il Mare Nostrum si può trasformare in un polo di sviluppo planetario, equilibrando l'ATLANTICO e il MARE CINESE. Le egemonie imperiali atlantiche e cino-russe fanno disastri nel Mediterraneo dimostrando la loro totale IM-POTENZA in Siria, Libia, Iraq, Palestina, Afghanistan, Pakistan, Africa Occidentale. Gli uni vorrebbero che tutti gli altri seguissero il loro modello competitivo (tutti contro tutti). Gli altri fanno LAND GRABBING e "dumping" vecchio stile giapponese. Gli anglo-francesi cercano di recuperare i loro tramontati imperi coloniali. L'ITALIA potrebbe giocare un ruolo di PRIMO PIANO nel Mediterraneo, grazie alle sue potenzialità imprenditoriali, industriali, scientifiche e soprattutto UMANISTICHE. Come aveva iniziato a fare Enrico Mattei, esattamente in Iran qualche tempo fa. Con una cooperazione equa che punti allo sviluppo VERO e REALE di tutti i paesi coinvolti. Come aveva progettato Adriano Olivetti con la sua Comunità scientifica. Soprattutto con una politica OPEN SOURCE della scienza e della tecnologia.

– QUALE CAPITALISMO?

Un gigantesco business con i paesi del Mediterraneo, dal Marocco ad Israele, dalla Palestina alla Turchia, implica una nozione creativa e diversa di capitalismo. Come in fondo chiede Bill Gates, che dovrebbe mettere in atto questa sua interessante proposta, anziché distribuire banane OGM ai bambini affamati. Evitando la creazione e distruzione di bolle finanziarie ma puntando a modelli di Business Inclusivi, Equi e Sostenibili, o a Modelli di Business Open Source:

La complementarietà delle economie "arretrate" del Sud del mondo e di quelle avanzate ma prive di sbocchi "commerciali" come quella italiana, è evidente. Ma cosa possono offrire i paesi poveri in cambio dell'aiuto italiano? Se si segue il modello del capitalismo liberistico, i paesi poveri devono diventare "ricchi" (dotati di surplus di spesa) per scambiare merci con i paesi ricchi. Ma per diventare "ricchi" devono competere con i paesi ricchi (o con quelli emergenti), rendendoli "poveri". Questo meccanismo esasperato della concorrenza liberistica non può funzionare e non ha funzionato. Quelli che vincono nella corsa alla efficienza capitalistica liberistica (ad esempio il Giappone) si ritrovano congelati nel loro stesso sviluppo, carichi di merci, tecnologie, capitali INSERVIBILI. Nel modello di business Open Source, esemplificato dal successo di Linux, il più diffuso e sicuramente il migliore sistema operativo esistente, il capitalismo e le imprese ricevono come profitto i benefici dello sviluppo dei paesi e delle imprese clienti. Non è una semplice economia del dono, anche se molto le assomiglia. Non si tratta di "vendere" medicine realmente utili, cibo biologico, trattori e macchine per la ricerca dell'acqua e la costruzione di pozzi, reti telematiche, edilizia ed energia sostenibili. Ma di "progettare" con loro soluzioni personalizzate sulle loro specifiche esigenze, attraverso la pratica e la costruzione cooperativa di prototipi. Questi prototipi, tutti diversi, efficaci, manutenibili, propulsori di sviluppo, aumenteranno il know-how sempre più "comune" e condiviso tra chi ha iniziato il prototipo e chi lo mantiene in loco. Si viene a creare una cultura comune, così come è stato per Linux, una cultura planetaria che coinvolge hacker di ogni paese. Inoltre questi prototipi, dalla agricoltura sostenibile, alla medicina preventiva, alla industria energetica e meccanica, si baseranno sempre di più sul software. Software che già in larga misura è Open Source. Software che gestisce anche la piattaforma di conoscenza condivisa che permette la progettazione di queste applicazioni, i vari "Knowledge Base". Questa cultura comporterà la creazione di una economia e di una politica solidali. Da un capitalismo senza freni, statali, morali, sociali, come auspicato dagli speculatori delle borse di New York, Londra, Francoforte, Pechino, Tokyo, sarà necessario passare ad un capitalismo etico, rispettoso dell'ambiente e dei diritti umani. Con il supporto democratico dei paesi di origine, questo capitalismo può sbaragliare qualsiasi concorrenza tossica. In stretta cooperazione con analoghe economie di paesi evoluti, emergenti, e dei partner dei paesi del sud del mondo. L'Italia ha come ospiti 3 milioni e 900mila cittadini non appartenenti alla Unione Europea. Cominciamo da loro e con loro ad attuare cooperativamente questa pacifica espansione economica, tecnologica, politico-culturale italiana.

– ANDRÉ GORZ: LA TRANSIZIONE DAL CAPITALISMO È GIÀ INIZIATA

"Queste soluzioni rafforzano il riconoscimento di un modo di produzione che potrebbe assomigliare a quello del programma open source, incentivando la sua diffusione a tutte le sfere della produzione".

LETTERA A PAPA FRANCESCO – 24 APRILE 2014

Sua Santità Papa Francesco, Sono un informatico che si interessa di agricoltura biologica e orti sociali. Curo il sito web ortosociale.org. Mi sono laureato a ottobre 2013 in scienze sociologiche a Padova dove abito con una tesi su "Software e Hardware Open Source". Sono molto interessato all'economia e quindi alla crisi che stiamo attraversando. Ho ascoltato l'appello che ha lanciato a governo e istituzioni per inventarsi qualche soluzione creativa e mi ha colpito il Suo tono di verità e partecipazione. Una delle possibili soluzioni, che io propongo, è molto semplice ma è molto difficile da un punto di vista culturale per una diffusa credenza nella "inferiorità" del lavoro manuale direttamente produttivo. La mia proposta è per un ritorno alla terra, alla agricoltura, ad una sana alimentazione organica (biologica) soprattutto per i giovani che devono crescere sani nel corpo e nella mente. L'agricoltura organica (biologica) è una agricoltura di qualità favorita dalle associazioni di categoria e dai Piani di Sviluppo Rurale di alcune Regioni. Soprattutto è una agricoltura ad alta intensità di lavoro umano che richiede una formazione adeguata e una buona conoscenza dei processi naturali. Mi rivolgo a Lei perché di recente la Chiesa Ortodossa greca ha messo a disposizione le sue terre perché fossero coltivate dai disoccupati. Questo ritorno alla terra va pianificato ed articolato con cura. Sono utilizzabili in primis le aree verdi urbane e periurbane. Ma anche grandi estensioni di terreno coltivabile , dove valorizzare boschi, pascoli, frutteti, cereali. VenetoAgricoltura, società di sviluppo agrario della Regione Veneto, ha eseguito ed esegue vari test in aziende pilota con ottimi risultati. Sicuramente altre società similari possono fornire le linee guida di progetti accurati e dettagliati, adeguati al contesto di riferimento. Mi conforta l'esperienza di amici agronomi di livello universitario. Inoltre l'esperienza di progettista software mi ha insegnato che va messa molta cura nel disegno e nella personalizzazione, considerando le varie fasi di un processo che comprende la costruzione di un prototipo, il suo test, le modifiche, la personalizzazione, secondo un percorso ciclico non sempre totalmente prevedibile. Come sociologo, per concludere, penso sia fondamentale la costruzione di comunità ad hoc basate sulla fiducia reciproca (trust) e sulla conoscenza condivisa (shared knowledge). Un modello insuperabile è l' "ora et labora" benedettino, opportunamente aggiornato. In tal senso anche le comunità di religiosi potrebbero rivalutare e riprendere il lavoro a contatto con la natura, puntando ad un certo livello di autosufficienza alimentare. Si potrebbe partire così da case stories di comunità di religiosi che potrebbero attrarre, in forme differenziate di lavoro part-time o a tempo pieno, immigrati, disoccupati, studenti, e l'enorme bacino dei "nuovi contadini", in uno spirito cooperativo consono al messaggio evangelico. Sono a disposizione per i dettagli e La ringrazio per l'attenzione. Firmato.

LA FINE DELLA CRESCITA

Gennaio 2014. Di Mauro Bonaiuti. 
Cari amici e amiche, vi allego un mio breve intervento nel dibattito sulla "fine della crescita," partito dagli Stati Uniti e che ha avuto anche eco in Italia (Micromega, Repubblica, Sbilanciamoci). Credo che si tratti di un passaggio importante, forse destinato a lasciare un segno nella politica economica e ad avere ripercussioni sia all'esterno che all'interno del mondo della decrescita…. E infatti la prima volta che in contesto ufficiale si allude ad una "fine della crescita" e credo non ci sia bisogno di spiegare che non si tratta di una cosa di poco conto, visto che tutta l'economia e le società capitaliste funzionano grazie alla crescita, e sul suo altare sono già stati offerti molti sacrifici. Inoltre (per quanto molti nel mondo della decrescita non ne siano ancora consapevoli) credo che la possibilità che i nostri obiettivi di trasformazione sociale (per quanto giusti, sostenibili, ecc.) trovino risposte ed attecchiscano nella società più vasta sia indissolubilmente legata al permanere e anzi all'aggravarsi della crisi. Mi piacerebbe avere una vostra opinione sul tema e, se lo ritenente opportuno, un vostro contributo per allargare il dibattito sul tema… nel frattempo sto anche inviando l'articolo ad alcune testate – prime fra tutte Comune.info e Altreconomia, Micromega e Sbilanciamoci (altri suggerimenti?) per provare ad allargare la discussione. Un abbraccio, Mauro Buonaiuti

– LA FINE DELLA CRESCITA (MAURO BONAIUTI)

– VERSO UNA NUOVA FISIOCRAZIA? (ORTOSOCIALE)

Questa invece è una mia proposta (ortosociale):

LA SOLUZIONE ALLA CRISI IN TRE RIGHE

  • abbandonare il principio esclusivo e dogmatico della redditività del capitale, principio ormai impossibile e violato nei fatti dell'economia occidentale secondo le dichiarazioni di Lawrence Summers e Paul Krugman (vedi La Fine della Crescita),
  • sostituirlo con la valutazione di utilità sociale del prodotto (possibile con la rete),
  • eliminare strumenti fatti per render esclusivo e totalitario il meccanismo capitalista (il brevetto, la proprietà intellettuale)

Corrisponde in pieno a quanto proposto nello:

La soluzione significa entrare in una economia "mista", capitalistica in parte e in parte cooperativa. Non considerare la logica del profitto come una logica esclusiva ed unica imposta come un dogma dalla scuola economica liberista. Si può mantenere, se si vuole, una cultura produttiva capitalistica ma controllata in modo democratico dalla società civile e soprattutto rispettosa dell'ambiente in modo intransigente. Esiste il settore dell'economia di cura, dell'agricoltura organica, della cultura, dell'economia domestica che sfuggono in parte o totalmente dalle logiche di profitto. In questi settori già preponderanti si può lavorare senza perdite e senza guadagni su obiettivi socialmente condivisi e utili alla comunità. In questa direzione di sviluppo sostenibile è l'economia capitalistica che umilmente e gradualmente comincia a lavorare per l'economia cooperativa (che è sempre esistita dalla notte dei tempi ed è la base necessaria alla sopravvivenza della specie). Una volta raggiunto l'obiettivo, spegnersi "economicamente" nel senso attuale dell'economia liberista come puro calcolo quantitativo. Attivarsi invece sul piano emotivo-cognitivo, sociale, spirituale, scientifico; e mirare alla Manutenzione-Produzione-Riproduzione di quanto costruito. Manutenzione che sarà l'obiettivo principale dei progetti. Ad esempio, se si fa una casa la si fa in modo che chi la abiterà possa gestirla, mantenerla, svilupparla, modificarla. Il resto è tempo libero, ozio creativo.

IL GIUDIZIO DEL TELEGRAPH SULL'ECONOMIA ITALIANA

Dicembre 2012. La nazione è più ricca della Germania in termini di ricchezza pro capite, con circa 9 trilioni di Euro di ricchezza privata. L'Italia ha il più grande avanzo primario di bilancio del blocco G7. Il suo debito combinato pubblico e privato è 265/% del PIL, inferiore a quello in Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone. Ha i punteggi migliori dell'indice del Fondo monetario internazionale per "sostenibilità a lungo termine del debito" tra i principali paesi industrializzati, proprio perché ha riformato da tempo la struttura delle pensioni con Silvio Berlusconi. "Hanno un vivace settore delle esportazioni, e un avanzo primario. Se c'è un paese nell'UE che potrebbe trarre beneficio dal lasciare l'euro e ripristinare la competitività, è ovviamente l'Italia", ha detto Andrew Roberts da RBS (Royal Bank of Scotland). "I numeri sono li da guardare in faccia. Pensiamo che la storia del 2013 non sia di quali paesi saranno costretti a lasciare l'UE, ma quali sceglieranno di lasciare la UE o la sua moneta". Uno studio condotto da Bank of America basato sulla "teoria dei giochi", ha concluso che l'Italia avrebbe guadagnato più di altri membri dell'UE liberandosi e ripristinando il controllo sovrano sulle sue leve politiche.

– NOTA DI ORTOSOCIALE

Naturalmente la riforma delle pensioni di Silvio Berlusconi e la sua politica incoscientemente liberista (ed identica a quella di Monti) non sono stati né saranno mai una soluzione alla crisi. Nemmeno abbandonare la possibilità di una unione politica federalistica della UE lanciandosi in un avventurismo internazionale con figure come Putin o il defunto Gheddafi e le forze economiche da loro rappresentate.

UN NUOVO INDICE OLTRE AL PIL PER VALUTARE LE NAZIONI E LA LORO ECONOMIA

Esaminando l'andamento trentennale delle economie di 20 nazioni, uno studio ridimensiona le prestazioni di diversi paesi, dato che sono state realizzate erodendo il capitale naturale, e quindi in modo insostenibile. Per questo l'UNEP ha proposto un nuovo indicatore che sostituisca il PIL e contabilizzi le fonti del benessere dei paesi, includendo oltre al capitale industriale anche quello naturale, umano e di capacità di innovazione tecnologica

IL PUNTO DI VISTA DI SOCIAL EUROPE JOURNAL

di Paolo Borioni – SOCIAL EUROPE JOURNAL 04/12/2012 – Italia: dalla recessione a una nuova identità socio-economica. Questo articolo fa parte di un paper più grande di uscita imminente che l'autore ha scritto insieme a Ronny Mazzocchi per la Friedrich Ebert Stiftung. Fa anche parte della strategia di crescita di esperti europei di informazione organizzata congiuntamente da Social Europe Journal, dalla Friedrich-Ebert-Stiftung, dalla Bertelsmann Stiftung, dal IMK del Boeckler Hans Stiftung e dall'Istituto sindacale europeo (ETUI – European Trade Union Institute).

– ITALIA: DALLA RECESSIONE A UNA NUOVA IDENTITÀ SOCIO-ECONOMICA

L'origine della crisi economica italiana è, manco a dirlo, molto più globale della crisi italiana. Un'economia come quella italiana così notevolmente dipendente dalle esportazioni industriali non poteva rimanere insensibile alle conseguenze depressive della crisi e, ancor più, dai risultati soffocanti delle misure di austerità imposte in tutta l'UE, comprese quelle del governo tecnocratico di Monti. L'Italia è stata la nazione occidentale a più rapida crescita nel periodo 1950-1990. Anche se questo era dovuto in parte alla sua identità di esordiente (i bassi salari hanno aiutato la competitività), molti altri fattori hanno avuto un ruolo significativo. Poche grandi imprese private (Fiat, Pirelli, Olivetti e qualcun'altra) e grandi aziende di proprietà pubblica (Ansaldo-Breda, Fincantieri, Eni, Enel per citarne alcune), hanno provveduto a fornire investimenti a lungo termine e innovazione. Tra questi due pilastri la cosiddetta "terza Italia", ha dato alla luce un sacco di PMI (piccole e medie imprese). Queste hanno fornito all'economia la tanto decantata "specializzazione flessibile", cioè una catena in gran parte formale, ma in parte anche "informale", di produttori collegati a imprese manifatturiere su larga scala nazionali e straniere, in grado di adattarsi rapidamente all'evoluzione della domanda globale e nazionale. 5000 di queste PMI hanno sviluppato alla fine un innegabile successo economico, qualcosa di molto simile al Mittelstand tedesco. Oggi, hanno assicurato che il paese è riuscito a realizzare un surplus commerciale nel corso degli ultimi mesi – sebbene fosse anche richiesto una capacità di produzione. Tuttavia, il resto delle PMI ha sofferto eccessivamente delle novità degli ultimi trent'anni: neoliberismo, finanziarizzazione, i parametri Euro rigidi e ossessionati dall'inflazione. La finanziarizzazione e in certa misura anche la globalizzazione hanno convinto grandi imprese come la Fiat a ritirare gli investimenti innovativi e a lungo termine dal panorama italiano. Il neoliberismo ha incrementato questo processo screditando la fornitura a lungo termine di R & S (Ricerca e Sviluppo) da parte di grandi imprese pubbliche, nonostante l'evidenza che alcune imprese coinvolte (per lo più sotto l'ombrello di Finmeccanica ed Eni) fossero indiscutibili esempi di innovazione globale. Inoltre, i rigidi parametri Euro hanno ostacolato la domanda interna UE e impedito che la svalutazione della lira venisse utilizzata come strumento temporaneo di competitività. Prima della crisi, l'Italia rimaneva un paese industriale con pochissima inclinazione alla finanziarizzazione a breve termine e all'indebitamento (a differenza di Gran Bretagna, Spagna e, in misura minore, in Germania). Aveva bisogno di più decenni dopo "i gloriosi trenta" seguiti alla seconda guerra mondiale per liberarsi delle caratteristiche "nuove arrivate", mentre invece la finanziarizzazione e il neoliberismo trionfavano. Con questo il pubblico investimento a lungo termine diminuiva, così come la capacità della nazione di favorire l'innovazione che le PMI avevano lottato per raggiungere da sole. Come risultato, molte PMI rimasero piccole e spesso incapaci di pianificazione a lungo termine. Così il minor costo del prestito di denaro sopraggiunto negli anni post-Euro non poteva essere strategicamente messo in uso. Di conseguenza, la maggior parte dei produttori italiani e fornitori di servizi torna indietro in modo miope alle tipiche caratteristiche precedenti (mercato del lavoro informale, tolleranza nei confronti degli evasori fiscali). Quindi, per una gran parte dell'economia italiana, inizia un circolo vizioso: più (specialmente nel Mezzogiorno meridionale) sono presenti questi fattori minori sono gli incentivi per l'innovazione di lungo periodo. Di conseguenza, l'umore generale si è collegato a queste contraddizioni sociali: vale a dire sentirsi bloccati dopo essere cresciuti per diversi decenni. Queste sono anche le radici sia dell'enorme debito pubblico che degli orribili anni di Berlusconi. La crescita del welfare state e molto probabilmente il più veloce invecchiamento della popolazione in tutto il mondo avrebbe richiesto proprio la raccolta di tutti gli introiti fiscali che l'economia avrebbe potuto permettersi. Ma le suddette ragioni economiche strutturali hanno reso impraticabile questa opportunità. Diversi governi Berlusconi hanno lasciato milioni di piccole e medie imprese bisognose di rassicurazioni in questa epoca di ansietà multiple, soprattutto dopo la caduta nel 1993 della Democrazia Cristiana (il naturale partito di governo moderato in Italia nel 1945-1992). Ogni spiegazione (in primo luogo il mito di una democrazia condizionata da un lavaggio del cervello via TV, o di un pubblico indifferente alla corruzione e agli scandali) è assolutamente semplicistica (e nel lungo termine sciocca). Inoltre, il "mercantilismo" tedesco ha peggiorato la situazione. La diminuzione impressionante dei bassi salari tedeschi e l'aumento relativamente insufficiente di quelli alti, hanno privato l'Unione europea (e un paese manifatturiero come l'Italia rivolto all'export più di altri Stati membri dell'Unione europea) del suo più importante mercato d'esportazione. Quindi, quando la crisi globale è arrivato, l'Italia non poteva evitare di essere in gran parte impreparati. Anche se lo sviluppo democratico e sociale del 1945-1990 rende ancora l'Italia un paese con grandi prospettive per il futuro, sono invece innegabili le debolezze presenti. Per esempio, l'ipotesi che gli italiani abbiano vissuto oltre le proprie possibilità è in gran parte falso. Il debito pubblico in Italia è in gran parte bilanciato da uno dei più alti rapporti di risparmio del mondo, a differenza di molti altri paesi. Dopo aver esaminato il lungo viaggio dell'Italia alla sua situazione attuale, l'elenco delle soluzioni almeno è piuttosto breve. L'Italia ha bisogno prima di tutto di tre tipi di misure:
le risorse accumulate in ricchezza privata e in parte mediante sleale comportamento fiscale devono essere tassate molto di più (cioè tassate secondo le regole). Questo, però, non deve essere (né venir percepito) come punitivo, ma deve essere graduale per prevenire la morte improvvisa di troppe piccole e medie imprese. Le nuove entrate devono alimentare la domanda (derivante dal basso e, quindi, una più equa distribuzione e pre-distribuzione) e, soprattutto, finanziare migliori sussidi di disoccupazione e migliori politiche attive del mercato del lavoro, più l'innovazione. In sintesi, tali misure tendono a rimuovere gli incentivi sbagliati alla produzione basata su un basso costo della manodopera, mentre invece migliorano la parità tra le parti del mercato del lavoro e potenziano una sistematica innovazione.
Una nuova "Regola d'oro" deve essere negoziata come parte di un nuovo accordo europeo sulla sostenibilità del bilancio pubblico. Parte del deficit dello Stato deve essere autorizzato a star fuori dei parametri Euro, al fine di alimentare gli investimenti in infrastrutture, innovazione ecologica ecc in modo strettamente finalizzato allo scopo e strettamente monitorato a livello UE.
i bassi salari tedeschi e dell'UE devono crescere in modo significativo, ad esempio, attraverso un salario minimo UE come quello che Thorsten Schulten propone. Ciò può solo in parte causare inflazione in Germania: tassi di interesse negativi sui Bund (titoli di stato tedeschi) hanno già conseguenze inflazionistiche. Poiché una maggiore parità di reddito in Germania potrebbe trascinare l'Italia fuori dalla recessione, la fiducia nel debito pubblico italiano potrebbe tornare a livelli accettabili, e questo potrebbe fermare in misura maggiore il flusso irrazionale degli investimenti in Bund tedeschi, e quindi a disattivare una inflazione non guidata dai salari. Di conseguenza, un'inflazione tedesca controllabile e "buona" sarà il solo risultato di una maggiore domanda tedesca guidata dai salari. Insieme a una gestione razionale della crisi del debito, questi tre tipi di misure potrebbero contribuire alla ricostruzione dell'economia e della società italiane. La soluzione corrisponde alla natura dell'Italia, quella di un paese duplice: per lo più sviluppato, ma in parte non sviluppato, per lo più legale, ma in gran parte "informale", democraticamente avanzata e al tempo stesso esposto a instabilità politica e populismo.

– NOTA DI ORTOSOCIALE

L'analisi in chiave economica ma anche socio-politica è buona. Sfata alcuni miti come quello degli italiani che si fanno lavare il cervello dalla TV (hanno votato Berlusconi perché convinti che un liberismo senza impacci gli portasse benessere) o degli italiani che hanno vissuto sopra alle loro possibilità (il tasso di risparmio degli italiani è tra i più alti nel mondo). Ma quando si arriva alle proposte positive si cade nell'irrealtà. L'articolo non dice nulla sulla "finanziarizzazione" e da dove nasce. Non spiega il nesso tra finanziarizzazione, mancata lotta all'evasione fiscale, bassi salari, contrasto ad ogni possibilità inflazionistica perchè eroderebbe i PROFITTI capitalistici (finanziarizzati). Insomma non spiega la politica monetarista del liberismo attuale. Ma chiede di rovesciarla. Come sarebbe possibile tutto questo? Le tre misure richieste sono dei pii desideri:

  1. combattere l'evasione fiscale in Italia è un compito impossibile per l'attuale sistema dei partiti
  2. mantenere il debito pubblico agli attuali livelli bloccherebbe gli investimenti dovuti alla finanziarizzazione. Non servono "regole d'oro" europee quando la finanza europea deve difendersi dalla speculazione finanziaria "globalizzata" che alla fine comanda.
  3. chiedere alla Germania di alzare e pareggiare i suoi salari è pura follia, come è pura follia tentare di condizionare in qualche modo il più potente stato occidentale. Non ci sono riusciti gli USA di Obama. In un regime di competizione come il mercato globale chi vince (la Germania) fa necessariamente perdere gli altri. La Grecia dimostra con la sua crisi terribile che nell'arena internazionale non c'è spazio per la cooperazione e il mutuo aiuto. Gli spread italiani smentiscono questa possibilità. Che poi questo possa durare indefinitamente per la Germania è un'altra questione. Ma i primi a rimetterci siamo noi, italiani e latini. Potremo sempre fargli da camerieri o lacchè.

Soprattutto si parla in continuazione di "innovazione". Ma l'innovazione in una economia competitiva come quella capitalistica è un gioco dove c'è chi vince e c'è chi perde. Quello che uno vince un altro perde. È il contrario della cooperazione e di uno sviluppo equilibrato. È il contrario del risparmio delle risorse naturali e umane. Se l'Italia aumentasse le sue esportazioni, secondo la vecchia logica manifatturiera, qualcun altro le diminuirebbe. Se l'Italia richiamasse capitali speculativi (dalla finanziarizzazione) qualcun altro li vedrebbe volarsene via. Manca completamente una logica di cooperazione internazionale e di sviluppo equilibrato delle risorse naturali. Manca anche in questa analisi e in queste proposte. È triste che degli ottimi analisti, peraltro in buona fede e attenti, non si rendano conto che la crisi è molto più profonda e richiede una transizione decisa di uscita dal capitalismo così come lo conosciamo.

IL DECLINO DEL SISTEMA CAPITALISTICO

Quando un sistema è in declino fa vari tentativi per ristabilire la sua vitalità e sostituire le risorse venute a mancare con nuove risorse (in genere umane). La crisi, a chi la osservi dall'esterno in modo distaccato e senza dare giudizi di valore, si presenta come il fallimento di tutti questi tentativi, sempre più massicci, disperati, pesanti. Come un dinosauro caduto nelle sabbie mobili, ogni tentativo di uscirne peggiora la situazione.

– L'ULTIMA ANALISI DELLA FED (FEDERAL RESERVE) 23 AGOSTO 2014

Janet Yellen, economista capo della FED (Federal Reserve, USA) vanta "considerevoli progressi nell'economia". MA dice anche: "una ripresa completa del mercato del lavoro resta difficile data la profondità dei danni causati dalla recessione". L'articolo ANSA conclude così:

"In questo contesto non c'è una ricetta semplice per un'appropriata politica monetaria, che va condotta in modo pragmatico e che deve riflettere le valutazioni di un'ampia gamma di informazioni basate sull'evoluzione della nostra comprensione".

In altre parole "NON SAPPIAMO COSA FARE E STIAMO CERCANDO DI CAPIRE COSA SUCCEDE". Detto dal capo della FED è molto incoraggiante.

– LA POLARIZZAZIONE

Un indice preoccupante e negativo, STRUTTURALE, indicato dal capo della FED nell'analisi di cui sopra è la POLARIZZAZIONE del mercato del lavoro, cioè la gran parte della gente fa lavori stupidi (i "macjobs") o lavori importanti ("manager"). Questo significa una polarizzazione sociale, sia economica che culturale, in pratica una FRATTURA. Spariscono A LIVELLO STRUTTURALE ECONOMICO le classi medie, tradizionale cuscinetto sociale tra la élite dominante (o ruling class) e "tutto il resto". Questo non è pericoloso solo per la ruling class, è pericoloso per tutti, e per la tenuta del sistema economico-sociale, per la sua riformabilità.

– UNA VELOCE CRONISTORIA

  • crisi del 1929, porta alla II guerra mondiale. Hitler, alfiere del capitalismo tedesco e maestro con Hjalmar Schacht di una finanza creativa che usa i soldi delle pensioni dei lavoratori tedeschi per finanziare il riarmo, tenta un suo primo modello di globalizzazione, versione 1, con il debole partner italiano e il forte partner giapponese (entrato vigorosamente nell'etica capitalistica). Come Carlo V (vedi nel seguito) non ha molto successo. Seguono i magnifici Trenta, dal 1945 al 1975. Ma segue anche lo spettro della distruzione della specie umana, e non solo, con lo sviluppo di un potenziale termonucleare capace di distruggere centinaia di volte ogni forma di vita. Come un organismo "intelligente" ed "evoluto" sia arrivato a concepire un simile piano sarà materia di studio per i nostri nipoti. La soluzione, la seconda guerra mondiale, ha peggiorato la situazione. Le risorse vengono impiegate nella corsa agli armamenti nucleari fino al demenziale piano Reagan di uno scudo stellare.
  • crisi del 1973-75, stagflation (stagnazione e inflazione) e choc petrolifero; si comincia a prendere coscienza dei limiti dello sviluppo e della finitezza delle risorse energetiche. Soluzione: sviluppo del nucleare e incentivazione del liberismo individualistico selvaggio. Ronald Reagan e Margaret Tathcer distruggono il welfare, la scuola monetarista dei Chicago boys di Milton Friedman, attraverso il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, impongono ai paesi l'apertura dei loro mercati alla finanza ed ai beni prodotti dai paesi "avanzati". I paesi del sud del mondo sono impoveriti da debiti enormi e il loro sviluppo economico e politico soffocato (Cile, Salvador Allende). È la globalizzazione, versione 2. L'indebitamento sovrano (delle finanze statali) si estende ai paesi più ricchi, USA e Giappone. Si arriva ad una situazione di indebitamento generale ed allo sconvolgimento antropologico delle economie locali con la distruzione di tutte le culture produttive locali.
  • sviluppo del capitalismo-comunismo cinese. Inizia un aumento "a due cifre" del PIL della Cina governata dal Partito Comunista. Wall Mart, la più grande catena di distribuzione al mondo (supermercati) le commissiona tutti i beni che vende. Ma l'inquinamento aumenta, la protesta sociale pure, la carta straccia (dollari) con cui vengono pagati i cinesi comincia a pesare nelle tasche dei "nuovi mandarini" che spediscono sconcertati ex-contadini a girare il mondo per comprare bar e negozietti di paccottiglia. Nel 2012, stante l'arresto dei consumi nel mondo ricco, lo sviluppo del PIL cinese diventa di una sola cifra (credo lo 8%). È ancora alto, certo. E la felicità dei cinesi?
  • crisi del 2008. Fallisce la General Motors, la più grande impresa industriale del mondo, poi rimessa in vita artificialmente dal governo federale USA. Falliscono per la prima volta banche ed assicurazioni. Tutto il sistema bancario, assicurativo, finanziario è intriso di debito. Attraverso i "derivati" si finanziarizzano i debiti. Attraverso i derivati si vendono quote di inquinamento CO2: chi ne produce poca vende la sua quota a chi ne produce "troppa". In pratica i problemi finanziari (economici) e ambientali vengono risolti in modo finanziario. Per far ripartire banche, finanza, produzione, investimenti, Ben Bernanke , capo della FED americana, dichiara : "abbiamo le chiavi della macchina per stampare i soldi, e non ci spaventa l'idea di usarle". Questo ha comportato che gli USA sono debitori di svariati triliardi di dollari ai paesi da cui importano praticamente tutto. La Cina popolare, neo-gigante economico come un tempo il Giappone alleato di Hitler, ha sul groppone il prodotto della "macchina per stampare" di Ben Bernanke, che a sua volta rifila in tutto il mondo, Europa, Asia, Africa, con le valigette di Bond americani o europei. Così il debito viaggia, sotto mentite spoglie. Il ciclo si chiude: un paese nato dall'ortodossia marxista si trova a gestire la riproduzione allargata del capitale e dei suoi profitti.

– LA ANALISI DI ANDRÉ GORZ

"Queste soluzioni rafforzano il riconoscimento di un modo di produzione che potrebbe assomigliare a quello del programma open source, incentivando la sua diffusione a tutte le sfere della produzione"

 

Fonte dell'articolo: www.ortosociale.org


Remo Ronchitelli è anche autore dell'articolo La crisi della Gerarchia, pubblicato su Nexus New Times n. 119:

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