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Guarire il mondo tramite meditazione collettiva

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Varie iniziative in tutto il mondo stanno mettendo in connessione milioni di persone in meditazione per la pace e la guarigione, attingendo al campo del punto zero e acquisendo effetti misurabili e interpretabili in termini di fisica quantistica.


La Grande Opera (*)

Viviamo nell’epoca del Kali Yuga. Secondo la mitologia indo-tibetana, un’epoca in cui uccelli di ferro si librano nell’aria e la vita dello spirito precipita al suo punto più basso. I riscontri attorno a noi sono manifesti: in termini di alienazione, criminalità, droghe, degrado dell’ambiente e violenza; stando a cifre recenti, negli USA la terza causa di morte presso bambini di età compresa fra i cinque e i diciassette anni è il suicidio.
Proprio di recente sono rimasto particolarmente turbato nell’apprendere che, secondo due sondaggi, il 40 per cento dei cittadini statunitensi crede alla veridicità testuale della Bibbia, a indicare che molti di essi considerano l’attenzione verso il rapido deterioramento dell’ambiente come una perdita di tempo in quanto, secondo le apocalittiche profezie del Libro dell’Apocalisse, il mondo è comunque destinato a una fine alquanto prossima. Analogamente, costoro accettano di buon grado le guerre con paesi islamici come una fase preparatoria alla conclusiva Battaglia dell’Armageddon, che comporterà la disfatta dell’anticristo e il ritorno del messia per il Giudizio Universale. In quel frangente, i devoti cristiani verranno salvati e assunti in cielo, mentre gli altri saranno dannati. Per quanto sembri incredibile, tale credenza è stata promulgata in due libri di gran successo. Inoltre, la destra religiosa esercita una grande influenza sulle decisioni adottate presso il Congresso degli Stati Uniti.

Non è difficile percepire che l’epoca del Kali Yuga sia sorta di necessità in concomitanza con la visione del mondo in prevalenza materialistica.

Matthew Arnold ha scritto del ruggito del mare della fede in protratto arretramento, tuttavia tale ripiegamento è in atto da molto più tempo di quanto egli ritenesse. Da migliaia d’anni le credenze animistiche cedono il passo alle religioni monoteistiche in via di sviluppo. Tutti gli spiriti che un tempo abitavano il mondo naturale sono stati e sono tuttora progressivamente allontanati da esso e “promossi a posizioni più prestigiose ma meno influenti”, sino a venire inclusi in un singolo Dio Padre; ora percepito in quanto separato dalla natura, tale Dio è diventato più distante e meno reale degli spiriti che ha rimpiazzato, mentre la natura è stata degradata sino a divenire un semplice ammasso di materia inanimata da cui prelevare le materie prime utili all’economia umana.
Nel presente articolo intendo anzitutto riesporre brevemente quanto si è scritto al proposito: in che modo l’approccio del pensiero scientifico è nato e ci ha condotto in questo pantano. Quindi prendo in considerazione il modo in cui, alquanto stranamente, la stessa scienza sembri indicare una via d’uscita; a sostegno di tale prospettiva delineo alcuni recenti studi scientifici che potrebbero contribuire in modo determinante a cambiare radicalmente la nostra visione del mondo. Infine, cito alcune iniziative già intraprese per risanare il mondo tramite la meditazione e suggerisco alcuni possibili ulteriori sviluppi.

La visione del mondo olistica introdotta dalla fisica quantistica

Onde rafforzare la visione del mondo (materialistica) di cui sopra, da molti secoli la “chiesa” della scienza insiste sul fatto che tutta la verità, per essere accettata appieno, dovrebbe sottostare al test della misurazione. Notate, comunque, che indipendentemente dalle scale o dagli strumenti impiegati, la misurazione si configura sempre nella nostra mente tramite il senso della vista. Invero gli esseri umani si affidano alla vista a scapito degli altri sensi. Ora, se costruiamo il nostro mondo in base ai soli dati visivi lo percepiamo necessariamente in quanto costituito da oggetti materiali solidi, tutti apparentemente distinti gli uni dagli altri; è in tal modo che nasce l’atomismo e la sempre più costosa ricerca delle particelle fondamentali.
Comunque sia, la fisica quantistica ci ha costretti a prendere in considerazione una visione alternativa: quella del mondo come onde o campi. Tale visione è stata inaugurata dalla sconcertante scoperta, fra le altre, che quelle che si ritenevano particelle subatomiche presentavano anche proprietà tipo-onda, e che quelle che si ritenevano onde (luce) presentavano anche proprietà tipo-particelle; dipendeva soltanto da come si predisponeva l’esperimento finalizzato a individuarle. La prassi è analoga a usare due tipi di organi sensori: uno, come la vista, per vedere le particelle e uno, come l’udito, per udire le onde. Quindi, proprio come l’aspetto visibile del mondo è del tutto diverso dall’aspetto udibile del medesimo mondo, così l’esperimento di individuazione delle particelle è del tutto diverso dall’esperimento di individuazione delle onde.
Per conseguire la sensazione della visione delle onde vale la pena di esercitarsi a immaginare quale tipo di mondo si costruirebbe qualora l’unico senso a disposizione fosse l’udito. Immaginiamo di essere entità prive della vista o di qualsiasi altro senso tranne l’udito. Saremmo consapevoli, sin dall’inizio, di un mondo di onde sonore, consistente solo di toni (o frequenze) e livello sonoro (o ampiezza).

Non esisterebbero materiali od oggetti solidi di alcun tipo. Invero, in una società costituita da tali esseri il concetto di materia non si formerebbe mai. Nondimeno, il nostro mondo di suoni sarebbe comunque alquanto ricco, con ogni genere di rumori, note pure e accordi, sino alla musica più complessa – e, naturalmente, voci come vettori di segnali informativi di grande complessità. Ipotizziamo altresì di disporre di un solo orecchio, situato in modo tale da non consentirci di stabilire la direzione di provenienza del suono: allora cresceremmo nella totale assenza del concetto di spazio – un concetto fondamentale per la nostra materialistica visione del mondo.

Quindi, proprio come ci insegna il Sutra del Cuore, il nostro mondo è un costrutto mentale dipendente da evoluzione, geni, cultura e linguaggio a noi specifici. La verità è che costruendo un mondo sulla vista, come facciamo ora, solo il mondo materiale degli oggetti viene considerato come “realmente reale”. A causa di tale approccio, tendo a considerare il mio corpo materiale come l’unico “me” reale.
Dopo alcuni secoli di rivoluzione scientifica, questo tipo di convinzione ha messo radici profonde. Crescendo con tale visione, ora le persone si ritengono distinte da tutti gli altri esseri e, in definitiva, sole al mondo. L’angoscia esistenziale determinata da tutto questo è stata magnificamente espressa da Rilke:

“Se pur gridassi, chi mi udrebbe dalle schiere degli angeli?”

In tale situazione, ha senso procurarsi quanti più beni materiali possibili con ogni mezzo a disposizione, prima di essere annientati. Proprio i motivi alla base della moralità hanno subito cambiamenti che si possono considerare unicamente in quanto distruttivi. La moralità naturale deriva dall’identificazione di sé con gli altri, come riscontrabile nelle famiglie funzionali. Tuttavia, sebbene tuttora evidenziabile presso alcune popolazioni tribali, la moralità naturale in rapporto all’ambiente, derivante dall’identificazione con il mondo naturale, è sprofondata a un infimo livello presso la quasi totalità degli esponenti della nostra specie. Per di più, in linea generale la moralità, invece di sorgere in modo naturale, viene sempre più considerata come imposta da un’autorità: genitori, società e, in ultima analisi, Dio Padre.

Ad ogni modo, l’impulso verso la riconnessione con lo spirito esiste ancora. Rimangono in abbondanza individui di buon cuore consapevoli del declino spirituale e fortemente intenzionati a fare qualcosa in merito. Assieme al degrado morale esaurientemente presentatoci dai media esiste, come il punto bianco presente nella sezione nera del simbolo yin-yang, una tendenza opposta, in massima parte trascurata dai media con vergognosa negligenza. Non è mai accaduto in precedenza che così tanti individui fossero consapevoli e preoccupati delle sofferenze patite da popoli lontani. Si è verificato un fenomenale incremento di organizzazioni non-governative, numerosi piccoli progetti filantropici e individui di buon cuore che, tanto a livello locale quanto sullo scenario globale, operano in direzione di un mondo migliore.

Al contempo, in gran parte del mondo chiese, templi e moschee restano piene. La preghiera non manca. All’interno del paradigma materialista, tuttavia, sussiste il convincimento che solo l’attività nel mondo “reale” sia in grado di produrre frutti. La convinzione che la preghiera serva a qualcosa è debole; i più sarebbero cauti nell’affermare che le loro preghiere possano dare qualche risultato. Inoltre, molti meditano ma, come nel caso della preghiera, il modo in cui tale prassi viene considerata utile viene interpretato attraverso le lenti appannate del paradigma materialista. Qui, pur non chiedendo alcunché nel mondo esterno, spesso serbiamo nella mente il convincimento che la meditazione “possa renderci persone migliori” in modo da effondere un buon influsso presso altri che incontriamo nel mondo materiale e, tramite costoro, tale influsso possa diffondersi lentamente nello spazio fisico come onde in uno stagno. Tuttavia, non esiste alcuna reale speranza di qualsivoglia influsso diretto sul mondo esterno in misura maggiore della preghiera.
A quanto pare, affinché la situazione cambi necessita un radicale cambiamento della nostra visione del mondo, cambiamento che, mi sento di affermare, è già in atto. Da circa un secolo la fisica quantistica sta dissolvendo il nostro mondo solido in un mondo di spettrali campi immateriali. Per quanto nichilista secondo una certa prospettiva, la speranza risiede nella nozione che, diversamente dagli oggetti solidi, i campi si mescolino e si compenetrino. Sono intrinsecamente olistici. Tale nozione è immediatamente comprensibile in base alla nostra comune esperienza di campi quali magnetismo e luce, nondimeno sulla scena scientifica si sta facendo strada un concetto assai più radicale: il concetto di non-località. I campi conosciuti, come il magnetismo, sono locali in quanto saldamente ancorati a uno specifico luogo nello spazio, mentre il loro influsso deve spostarsi attraverso lo spazio alla velocità della luce. Tuttavia esistono palesi riscontri di una sottile interconnessione che si comporta come se lo spazio non esistesse. Si è ormai dimostrato in modo incontrovertibile che due particelle sono in grado di mantenere una comunicazione istantanea indipendentemente dalla distanza che le separa.

 

Menti interconnesse

Tale comunicazione istantanea è praticabile fra due esseri umani? Anche se le migliaia di aneddoti concernenti la telepatia sembrerebbero confermarlo, i riscontri oggettivi richiesti dalla chiesa della scienza sono stati di difficile conseguimento.
Di recente, tuttavia, sono stati presentati due indirizzi di prova assai convincenti. Il primo riguarda le onde cerebrali. La tecnologia ora disponibile per lo studio dell’elettroencefalogramma (EEG) consente di quantificare il grado secondo cui due treni d’onda sono “in sincrono”; vale a dire, il modo in cui i picchi d’onda coincidono reciprocamente. Lavorando su tale indirizzo, almeno tre gruppi di scienziati hanno dimostrato anzitutto (e come previsto) che in genere sussiste un grado di sincronia fra le due metà del cervello di un singolo individuo. Quel che tuttavia risulta inedito, nonché stimolante, è la scoperta di sincronia fra due individui distinti. Tale fenomeno si verifica principalmente quando sussiste un rapporto stretto, come nel caso di amanti o di madre e figlio. Ad ogni modo, alcuni validi risultati ottenuti da un ricercatore in Italia hanno evidenziato elevati gradi di sincronia fra individui che meditano assieme. (1) La figura 1 illustra spettri EEG, con le onde corte (beta) in alto e le onde lente (delta) in basso. Le percentuali L-R si riferiscono ai gradi di sincronia fra i due emisferi del soggetto, mentre quelle L-L e R-R si riferiscono al grado di sincronia fra gli emisferi cerebrali sinistro e destro dei due soggetti rispettivamente.


Figura 1


Dato che questi soggetti in meditazione si trovavano nella medesima stanza, si potrebbe affermare che stessero rispondendo l’un l’altro ai campi magnetici dei rispettivi cervelli. Ad ogni modo, un gruppo tedesco ha scartato questa ipotesi scoprendo che la sincronia si verificava comunque fra due individui in stanze lontane e schermati in gabbie di Faraday. (2) In tal caso, le onde cerebrali dei soggetti devono essersi correlate tramite un campo di punto zero – come invero probabile negli altri esempi.

Una considerevole sincronia può altresì verificarsi fra onde cerebrali e altri ritmi fisiologici, quali battito cardiaco e respirazione. Tale fenomeno si manifesta in modo più accentuato durante la meditazione – come se tale attività servisse ad armonizzare le funzioni dell’organismo. Anche nella meditazione profonda la sincronia fra gli emisferi cerebrali destro e sinistro raggiunge livelli elevati.
Vale la pena di menzionare il lavoro – per quanto si tratti di uno studio in fase preliminare, ancora inedito su qualsiasi rivista scientifica – dell’ingegnere elettronico Bob Beck, il quale ha scandagliato la sincronia fra le onde cerebrali di alcuni soggetti e la risonanza di Schumann, la naturale risonanza elettromagnetica della Terra. Beck ha scoperto che tale fenomeno si presenta in talune occasioni, in particolar modo con “soggetti sensibili” quali sensitivi, guaritori e sciamani.

Il secondo indirizzo di prova riguarda un fenomeno assai più generale per il cui tramite è possibile vedere collegate assieme menti di milioni di persone in tutto il mondo. Il lavoro in questione ebbe inizio una trentina d’anni fa presso la Princeton University, con la scoperta che, tramite la mente, alcuni individui erano in grado di influire (quantunque a un grado assai ridotto) sul comportamento di un semplice congegno elettronico denominato generatore di eventi casuali (REG). (3) Tutti i componenti elettronici generano inevitabilmente rumore, solitamente ritenuto del tutto casuale, tuttavia un influsso mentale comporta ovviamente un distacco dalla casualità. Esperimenti successivi hanno portato i ricercatori a ritenere che l’intenzione cosciente non fosse necessaria, dato che il REG reagiva a consistenti gruppi di persone le quali non sapevano nemmeno che il congegno si trovava nella loro stanza. Operando in situazioni quali teatri o raduni religiosi, si inviarono osservatori per registrare i momenti in cui si verificava una simultanea concentrazione di emozioni, come quando il pubblico nel suo insieme rideva o tratteneva il fiato davanti a qualche scena drammatica. In seguito, una volta messi a confronti tali dati con la registrazione del rumore proveniente dal REG, spesso si rilevavano significative correlazioni.

Già convinti che tale effetto potesse essere non-locale, i ricercatori hanno allestito il Global Consciousness Project (GCP), il cui obiettivo è la ricerca di correlazioni fra comportamento del REG e rilevanti eventi mondiali che con tutta probabilità concentrerebbero le emozioni di milioni di individui. Attualmente la procedura prevede che, ogniqualvolta si verifica un evento di rilevanza mondiale, si formuli una “predizione formale” che influirà in modo significativo sui REG (attualmente in tutto il mondo ve ne sono circa 65 operativi). Quindi, che il risultato sia significativo o meno, viene comunque incluso nel calcolo della rilevanza complessiva. I risultati sono disponibili alla pubblica consultazione presso lo stimolante sito web del GCP. (4)

Due esempi sono visibili nelle figure 2 e 3. Per gran parte del tempo il comportamento del REG varia casualmente lungo la linea orizzontale. Qualsiasi distacco prolungato da tale linea diventa rilevante a seconda di quanto si avvicina e oltrepassa la linea curva. Si sono registrati grafici relativi a un’ampia varietà di eventi: ad esempio, lo scoccare del nuovo anno (naturalmente entro zone temporali locali), la visita del Papa a Gerusalemme, una meditazione di un miliardo di persone e, in particolare, eventi disastrosi come quelli verificatisi l’11 settembre.
Attualmente la rilevanza statistica combinata di tutti i risultati accumulatisi nel corso di vari anni è estremamente elevata. Forse in anni recenti queste sottili connessioni fra esseri umani sono aumentate, magari con l’ausilio della rete di comunicazioni in rapida crescita via radio, telefono e Internet? È ancora troppo presto per dirlo. Ad ogni modo, gli scienziati che gestiscono il Global Consciousness Project indicano che ci hanno condotti e ci stanno conducendo verso il “Punto Omega”, come preconizzato da Pierre Teilhard de Chardin, quando la razza umana diventerà in effetti un singolo organismo (questione esaminata più a fondo di seguito). (5) In tal caso, si potrebbe ipotizzare, un’elevata percentuale di cervelli umani si troverebbe per gran parte del tempo in sincrono con la risonanza di Schumann, il che indurrebbe i soggetti a identificarsi con Gaia e il mondo naturale.
Questi indirizzi di lavoro sono solo alcuni fra i più recenti e sbalorditivi esemplari di una corrente di pensiero che si dipana da antichi insegnamenti sino alla recente opera teorica di scienziati filosofi come David Bohm. Tutto conduce alla conclusione che gli esseri umani, e ogni cosa nell’universo, sono connessi a qualche livello profondo e partecipano a un indivisibile processo di creazione interdipendente – proprio come insegnò Buddha.


Figura 2: Contesto degli attacchi terroristici, 7-13 settembre 2001


Figura 3: Termine degli scrutini, Obama vince, discorso del 4 novembre 2008


Effetti della meditazione e della preghiera collettive

Se le cose stanno in questi termini, allora disponiamo già di una base per convincerci che, in fin dei conti, la preghiera possa avere una sua efficacia. In realtà, si sono condotti vari studi scientifici per verificare l’efficacia della preghiera nel contribuire al recupero dei degenti in ospedale; alcuni, fra tali studi, hanno conseguito un moderato grado di rilevanza statistica.
Assai più degni di nota, comunque, sono i risultati ottenuti da scienziati dell’Istituto di Scienza, Tecnologia e Politiche Pubbliche della Maharishi International University. In base alla sua teoria sul campo unificato, Maharishi ha avanzato l’ipotesi che la meditazione in sé stessa, e in particolare la meditazione trascendentale (TM) che insegnava, dovrebbe produrre un effetto nel mondo reale e tale effetto potrebbe risultare assai amplificato allorquando consistenti quantità di persone meditano assieme. Tale ipotesi è stata testata in oltre 40 studi su una varietà di indicatori sociali, con i crimini violenti indicanti l’effetto massimo. Molti di questi studi sono stati pubblicati su periodici rivisti dai pari.

Un esperimento imponente e ben progettato ha avuto luogo nel 1993 a Washington, DC. (6) Ciascuna fase dell’esperimento è stata oggetto di supervisione da parte di una commissione di revisione comprendente sociologi, criminologi nonché rappresentanti della polizia e del governo locale. Come variabile dipendente si decise di monitorare i dati relativi ai crimini violenti. In un periodo di due mesi, coloro che praticavano TM si sono riuniti in svariati luoghi della città e hanno per l’appunto praticato assieme il programma TM-Sidhi due volte al giorno in tempi prestabiliti. L’esito (figura 4) indica che quando il numero di praticanti è arrivato a circa 4.000 elementi, il numero di crimini violenti è calato progressivamente del 23 per cento. La rilevanza statistica di tale correlazione era astronomica. Nel corso del precedente quinquennio non si erano riscontrate significative diminuzioni per periodi analoghi. Prendendo in considerazione numerose altre possibili cause di suddetto esito, quali condizioni atmosferiche inconsuete e così via, nessuna è risultata nemmeno lontanamente responsabile.


Figura 4: Calo dei crimini violenti a Washington, DC


Un altro studio si è focalizzato sulla guerra del 1988 in Libano.(7) Nell’arco di due anni, sette gruppi praticanti TM si sono incontrati varie volte per un totale di 93 giorni – non solo in Libano e Israele, ma molto più lontano, in Olanda, Yugoslavia e USA. Il loro influsso, valutato tramite un indice composito pace/guerra, nel corso dei 93 giorni ha raggiunto un’enorme rilevanza a confronto dei periodi intercorrenti, pari a un totale di 748 giorni, in cui nessuno dei suddetti gruppi si è riunito. Gli autori hanno commentato che tali risultati rendono questo effetto di creazione della pace, derivante dalle meditazioni di gruppo, il fenomeno stabilito con maggior rigore nella storia delle scienze sociali. Tali risultati andrebbero presi in seria considerazione. I grafici forniscono l’esatto tipo di riscontro visivo e quantitativo che le nostre menti scientificamente orientate ora chiedono. Qualcuno potrebbe obiettare: alcuni pregano per la pace sin dagli albori, e guardate con quante guerre ancora ci ritroviamo. Tuttavia, colui che prega come un postulante mantiene ancora un elemento dell’ego in quanto chiede qualcosa secondo la formula “io” voglio. Lo stratagemma potrebbe essere quello di farsi da parte e consentire al grande Universo di assumere qualsiasi forma desideri, di permettere al Tao di fluire liberamente.* * Quindi negli esperimenti i praticanti di meditazione TM non pregavano consapevolmente per qualunque cosa, ma si potrebbe piuttosto affermare che si stavano semplicemente allineando con l’Universo. Al contempo, difficilmente poteva loro sfuggire che era in corso un esperimento sottoposto a misurazioni; e i partecipanti all’esperimento di Washington, DC, dovevano sapere di trovarsi in quella città. Questo genere di collegamento, riposto nei recessi della mente, è quello che di solito si impiega per la guarigione a distanza ed è in grado di concentrare un effetto essenzialmente non-locale su uno specifico obiettivo.
Dato che ora sappiamo con tale certezza che siamo tutti connessi a questo livello sottile, dobbiamo ammettere l’eventualità di esercitare un influsso in modo costante, non solo durante i tempi prestabiliti della pratica spirituale. Forse non siamo mai “fuori servizio”, bensì in scena tutto il tempo. Tale influsso non deriverebbe da un qualunque tipo di attività, non da una qualunque azione, bensì dalla qualità del nostro essere.

Possibili ulteriori sviluppi della razza umana

Le scoperte di cui sopra rivelano chiaramente un enorme potenziale che, in linea di principio, guarisce il mondo.
Ma si tratta solo degli albori di quello che numerosi autori ora considerano un ulteriore progresso dell’evoluzione. Invero, tale progresso venne colto molti anni fa da Teilhard de Chardin, allorquando egli immaginò un collegamento delle menti umane entro un insieme coerente, che denominò noosfera. (5)
Anche se comunemente si ritiene che l’evoluzione sia un processo graduale, nel cui contesto qualsiasi cambiamento significativo richiede milioni di anni, in realtà numerosi cambiamenti sono avvenuti in tempi relativamente rapidi: si tratta della cosiddetta evoluzione punteggiata. Ad ogni modo, il tasso di cambiamento in tali casi non è nulla a confronto del rapido cambiamento della psiche umana ora necessario se intendiamo trasformare il nostro mondo e indirizzarlo lungo un percorso più salutare.
Tale cambiamento è possibile? Anche se un cambiamento così rapido non potrebbe verificarsi tramite la classica selezione (neo-darwiniana), attualmente esistono sempre più riscontri del retaggio di (alcune) caratteristiche acquisite. Si è dimostrato che ciò accade indipendentemente dall’educazione e persino per il tramite della stirpe paterna. I meccanismi epigenetici attraverso cui questo avviene sono ormai ben compresi, particolarmente attivi rispetto a cervello e comportamento e, aspetto rilevante, assai più attivi nei primati superiori e in particolare nella specie umana. Tramite questi mezzi può invero verificarsi un tipo di evoluzione lamarckiana, la quale è in grado di procedere più rapidamente di quanto non accadrebbe se tale evoluzione dipendesse dall’eliminazione di coloro non sufficientemente adatti a riprodursi. (8), (9)
Al fine di rendere ereditabile un cambiamento in uso, questo deve probabilmente associarsi a qualche cambiamento strutturale. Invero, si sa che cambiamenti strutturali a livello cerebrale accompagnano un’intensa attività mentale, come suonare uno strumento musicale, e il recente intenso uso del pollice sulle tastiere dei cellulari è accompagnato da cambiamenti nella rilevante area cerebrale dei bambini.
Aspetto significativo, tale cambiamento pare valere anche per la meditazione. L’interesse si è concentrato su una regione della corteccia prefrontale, relativamente inattiva in condizioni ordinarie, ma più attiva durante la meditazione; inoltre, tende a diventare attiva in modo permanente in coloro che meditano a lungo, nei quali cresce persino in cellularità. D’altronde, in coloro inabilitati da precedenti esperienze di abusi, non si sviluppa nemmeno in modo appropriato. (10) Questo tipo di cambiamento potrebbe diventare ereditabile tramite questi meccanismi epigenetici?
La nostra specie ha subìto una prodigiosa evoluzione culturale e psicosociale nel volgere di solo alcune migliaia di anni. Tale evoluzione potrebbe essere sottolineata da un qualche tipo di retaggio epigenetico – che magari influisce sui meccanismi o persino la struttura del cervello?
Alla luce di queste scoperte, si può facilmente immaginare che la coerenza inter-cerebrale possa verificarsi presso gruppi più ampi, e infine presso la gran parte della nostra specie, sino a sfociare nell’inizio della noosfera di Teilhard.

La necessità di agire ora

Da qualche tempo appare ormai evidente che il nostro mondo è in procinto di giungere a un momento critico. Considerando pressoché ogni aspetto del nostro attuale stile di vita (occidentalizzato), si evidenzia quanto esso risulti insostenibile. Naturalmente questa situazione non può andare avanti all’infinito, nondimeno la crisi sta accelerando, a un ritmo quasi quotidiano. La razza umana inizia a diventare consapevole della necessità di un’azione concertata, e molti fra noi pensano a quale tipo di azione siamo più adatti. Di conseguenza il sottoscritto e, presumo, molti altri, non siamo più appagati dall’idea che con la pratica quotidiana di varie meditazioni buddiste e di altre religioni infine giungerà l’illuminazione – magari dopo numerose vite. Ora la situazione è tale che chiunque percepisca la chiamata non deve attendere una personale illuminazione, bensì agire adesso al meglio delle proprie capacità.
Se bisogna dar credito ai succitati risultati del Maharishi Institute e di altri (e le statistiche sono convincenti), allora esiste chiaramente la possibilità di risanare l’intero mondo. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è arruolare un numero sufficiente di individui che meditano. Attualmente esistono svariati gruppi che stanno iniziando a operare in tal senso; fra questi forse il principale, nonché meglio organizzato, è quello avviato dall’Institute of HeartMath: the Global Coherence Initiative (GCI). (11) Nella forma attuale, l’iniziativa sta radunando in tutto il mondo individui e gruppi tramite Internet, nonché organizzando “webinari” e meditazioni di gruppo destinate a concentrarsi su tematiche specifiche, come Haiti o il grande tsunami – al momento senza specifici tentativi di simultaneità, ma secondo le intenzioni tale caratteristica interverrà a tempo debito. Alcuni altri gruppi stanno intraprendendo iniziative analoghe. (12), (13), (14)

Il vocabolo meditazione potrebbe racchiudere un vasto compendio di tecniche. Anche se il metodo TM ha riscontrato un successo documentato, altri metodi potrebbero rivelarsi migliori; il campo è aperto a ulteriori esplorazioni. L’Institute of HeartMath (15) insegna la pratica di “essere nel proprio cuore” piuttosto che nella testa, dove noi in massima parte percepiamo di trovarci. Il successo di tale pratica (ampiamente dimostrato dal fatto che coloro che seguono i relativi corsi diventano più efficienti nel proprio lavoro) dipende dall’effetto di questa “concentrazione sul cuore” nel placare lo stress, indotto dalla paura, della competizione nella vita moderna, affinché si consenta alle facoltà creative di ciascuno di dispiegarsi appieno. Naturalmente la pratica agevola enormemente l’interazione umana, cosicché la cooperazione sostituisce in misura sempre maggiore la competizione.
Negli studi fisiologici i ricercatori rilevano che la meditazione (in particolare quella concentrata sul cuore) determina una armoniosa oscillazione del ritmo cardiaco – la cosiddetta coerenza del ritmo cardiaco – la quale contrasta con la caotica traccia casuale rilevata durante uno stato di stress. Aspetto significativo, nel presente contesto, i ricercatori rilevano che lo stato di coerenza del ritmo cardiaco consente agli individui di fare cose tramite la sola intenzione mentale – come modificare le proprietà fisiche dell’acqua o del DNA umano. (16) A tale riguardo non fanno altro che confermare quanto adeguatamente documentato in parapsicologia: l’influsso delle menti umane si estende non solo ad altre menti umane, ma anche alla realtà esterna.

Ora, come logica conseguenza, ci si attenderebbe che alcuni aspetti del mondo materiale vengano influenzati dallo stato di mente umana globale aggregata. Di fatto, il GCI ha di recente postato riscontri suscettibili di un’interpretazione in tal senso (figura 5).


Figura 5: Satelliti ambientali operativi in orbita geosincrona che misurano il campo geomagnetico della Terra.


Il GCI ha scaricato da due satelliti registrazioni dell’intensità del campo magnetico terrestre, la quale per lo più varia secondo un uniforme ritmo quotidiano ma, come rilevabile dal grafico, esattamente in coincidenza con gli eventi dell’11 settembre diviene manifestamente irregolare, permanendo tale (seppure affievolendosi a poco a poco) per alcuni giorni successivi. (17) Inoltre, tale scoperta trova sostegno indipendente nella forma di registrazioni provenienti da 11 stazioni terrestri dotate di magnetometri. (18) Il GCI, che si avvale della collaborazione di alcuni provetti fisici, è alla ricerca di fondi per studiare questo fenomeno tramite le proprie misurazioni.
Ancora una volta: i necessari cambiamenti potrebbero verificarsi in tempi sufficientemente rapidi? Uno scrittore calcola che abbiamo a disposizione solo sette anni utili in cui cambiare le cose prima che il mondo intraprenda un irreversibile declino; altri delineano tempi persino più stretti.

In tale contesto, per comprendere ci aiuta la matematica del caos, che costituisce una delle scoperte di più ampia portata della nostra epoca. La nozione essenziale è che l’evoluzione dei sistemi complessi non segue un razionale corso lineare, ma è potenzialmente soggetta a improvvise e imprevedibili trasformazioni, aspetto già evidente nell’evoluzione punteggiata in biologia. Ovviamente altrettanto vale per le vicende umane: considerate eventi improvvisi quali la caduta del comunismo e del Muro di Berlino. Numerosi pensatori radicali ora ritengono che il nostro mondo stia giungendo esattamente a un tal genere di punto, in cui un sistema raggiunge una condizione di instabilità tale da non riuscire più a proseguire lungo il medesimo corso lineare. Lo stato di caos massimo a cui ci stiamo attualmente avvicinando contempla (come prefigurano alcuni) l’eventualità di un ulteriore collasso delle istituzioni umane, forse addirittura vettore della fine della razza umana; oppure, presenta la possibilità di progredire verso uno stato di ordine superiore.

Tale eventualità è stata delineata con lucidità dal teorico dei sistemi nonché scienziato-filosofo Ervin Laszlo.(19) Sebbene nessuno sia in grado di prevedere nei particolari le forme che tale ordine potrebbe assumere, esso può basarsi unicamente su un qualche tipo di coerenza a livello superiore, e deve prevedere che fra gli esseri umani la cooperazione soppianti in misura sempre maggiore la competizione.
Attraverso la lente della scienza materialistica appare del tutto impossibile che, date le condizioni attuali, pochissimi individui riescano a esercitare un influsso sulle menti e i comportamenti di miliardi di altri abitanti del mondo, i quali in massima parte probabilmente non arriveranno nemmeno vicino (almeno a livello intellettuale) a una tale consapevolezza. Tuttavia, nel contesto di alcuni dei progressi scientifici appena descritti, questo sembra non solo possibile bensì imperativo. Inoltre, sta accadendo.

Secondo Peter Russell,(20) il numero di coloro fra noi che si dedicano alla meditazione e ad altre forme di ricerca interiore sta crescendo in modo esponenziale – e questo probabilmente accadrà anche per il numero di siti web dedicati a condurre le menti umane verso un’azione concertata volta a risanare il mondo. A tal proposito l’intuito di Teilhard de Chardin appare ancor più preveggente: di fatto stiamo diventando parte della mente globale. Ora che alcuni fra noi sono in procinto di comprenderlo, chiediamo cosa possiamo fare affinché si realizzi. Nel suo ultimo libro, scritto con Jude Currivan,(21) Ervin Laszlo ritiene che gli esseri umani stiano dirigendo la propria evoluzione, diventando in tal modo co-creatori. In numero sempre più consistente molti di noi entreranno a far parte di programmi di risanamento del mondo di vario tipo cosicché, a tempo debito, produrremo effetti manifesti nel mondo reale.

Inoltre, verranno progressivamente elaborati ulteriori metodi utili a aderire alla mente di gruppo. Un suggerimento riguarda l’impiego di tecnologie per aumentare la coerenza delle onde cerebrali. Una di queste, la Hemi-Sync, prevede di far sentire suoni o musica nell’orecchio destro e sinistro secondo frequenze lievemente diverse. Per apprezzare la musica è necessario che i due emisferi cerebrali collaborino, vale dire che diventino coerenti. In un recente esperimento, (22) sono stati dispiegati vari REG in prossimità di diversi individui, ciascuno in una stanza separata, i quali ascoltavano tutti i medesimi suoni prodotti dalla Hemi-Sync. I REG hanno quindi registrato una coerenza maggiore-di-quella di-fondo nell’energia del punto zero, proprio come accade in risposta a rilevanti eventi mondiali. Così, in modo analogo, sarebbe possibile “sincronizzare” migliaia di individui tramite Internet. Oltre a questo, vale la pena di tenere in considerazione che alcuni frangenti possano risultare migliori di altri. Tale eventualità viene indicata in base a una meta-analisi di numerosi esperimenti di visione a distanza, i quali hanno evidenziato il massimo successo durante uno specifico intervallo del giorno siderale. (23)

Ad ogni modo, secondo una prospettiva più sostanziale, dovremmo prendere in considerazione tecniche destinate a ridestare le capacità sciamaniche progressivamente perdute nel corso degli ultimi millenni. Molti stanno provando a farlo. Mancandomi l’esperienza, non mi è possibile dilungarmi sulle tecniche sciamaniche, tuttavia avverto che lo sciamanismo e, forse, quanto potenzialmente recuperabile dalle ricchezze perdute dello gnosticismo, potrebbero svolgere un ruolo sempre maggiore nel nostro futuro sviluppo. Con l’ausilio di tali metodi potremo iniziare a ridestare il senso perduto di reale appartenenza alla Terra, invece di considerare il nostro pianeta, come fanno i più, secondo una distaccata prospettiva egoica e basata sullo sfruttamento. Allora forse vedremo il nostro mondo, Gaia, nel modo in cui lo vedono numerose popolazioni tribali, ovvero come la Grande Madre, e quindi prendercene cura senza doverci riflettere, come una seconda natura. Affinché questo accada a livello generale, comunque, saranno necessari profondi cambiamenti nella vita religiosa: in particolar modo, il superamento del paternalismo punitivo delle religioni abramitiche.

Conclusioni

Nella trilogia His Dark Materials (1995-2000), Philip Pullman ci ha fornito un potente mito per i nostri tempi. Drammatica e accattivante favola nonché allegoria dal profondo significato, quest’opera tratta l’attuale momento critico della psiche collettiva inserendovi, in modo discreto, una serie di concetti derivati dalla fisica moderna. Man mano che la vicenda si dipana, si viene gradualmente resi consapevoli della misteriosa “polvere”. Si è indotti a comprendere che la polvere è di primaria importanza proprio per la sopravvivenza della razza umana, ma si sta disperdendo.
I protagonisti, due bambini prossimi all’adolescenza, si ritrovano impegnati a cercare di bloccare l’emorragia di polvere e, in tal modo, salvare il mondo. Cos’è la polvere? Quantunque mai dichiarato esplicitamente, la si può interpretare come una delle particelle fondamentali. Proprio come la fisica ci descrive particelle di luce (fotoni) e di carica (elettroni), così la polvere consisterebbe di particelle d’amore.
Con l’incoraggiamento tanto della teoria scientifica quanto dei sorprendenti risultati appena citati, forse riusciremmo a trarre ispirazione per predisporre la nostra mitica ricerca destinata a restituire l’amore al mondo e porre termine all’era del Kali Yuga.    ∞


L'articolo è stato pubblicato originariamente su NEXUS New Times n.90, Febbraio – Marzo 2011

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Note dell’autore:

* Anche se le principali scoperte descritte sono state opera di scienziati, vi invito a considerare l’avvertimento che per la maggior parte costoro non sono accettati, o nemmeno conosciuti, dagli scienziati in generale.
** Esaminando quanto sopra descritto, noto che concentrandomi sugli aspetti scientifici ho scritto per lo più secondo una venatura distaccata e obiettiva; è facile ricadere nello scetticismo e nello stato di comoda negazione in cui così tanti fra noi attualmente vivono. Ma questo non significa forse allontanare la questione dal mio sé reale e sfuggire alle responsabilità? Alla negazione si accompagnano lo sconforto nonché la perdita di speranza e ispirazione, e persino la voglia di continuare a vivere (all’età di ottant’anni, in fin dei conti ho oltrepassato l’arco di vita medio solitamente concesso). Reagendo a tale prospettiva, avverto dunque la sensazione di grande urgenza riaffermando me stesso. Sono determinato ad andare avanti, ad affrontare il timore che ciò desta in me, e a partecipare al meglio delle mie capacità nella co-creazione della prossima versione della nostra realtà collettiva. In verità, si tratta della Grande Opera: la più imponente che l’umanità sia mai stata chiamata a realizzare. Nondimeno, devo continuare a pormi un quesito: chi sta eseguendo il lavoro? A tale riguardo trovo utile il poema-prosa (24) di John Cage:

Se lo lasciate, si sostiene da sé. Non dovete farlo. Ogni qualcosa è una celebrazione del nulla che lo sostiene. Quando togliamo il mondo dalle nostre spalle ci accorgiamo che non cade. Dove risiede la responsabilità?


L’autore:

Roger Taylor, PhD, abilitato prima in fisiologia (BSc) e scienze veterinarie (BVSc). Per gran parte della sua carriera ha lavorato nel settore dell’immunologia presso lo UK National Institute for Medical Research e la Bristol University, dove ha allestito il Medical Research Council’s Immunobiology Research Group. Disincantato riguardo alla scienza biomedica convenzionale, il Dr. Taylor ha optato per la pensione anticipata. Ha trascorso gli ultimi 21 anni studiando la base scientifica dell’energia sottile. In precedenza il Dr. Taylor ha collaborato con NEXUS con i seguenti articoli: “I radicali liberi e l’interezza dell’organismo” (nr. 65), “Magia e mistero degli elementi ORMUS” (nr. 68) e “La nuova bioelettrografia” (nr. 69). Scrive regolarmente per la rivista Caduceus. Per contatti via email, [email protected]


Note

1. Montecucco, Nitamo, Cyber: La Visione Olistica, Edizioni Mediterranee, Roma, 2000
2. Wackermann J. et al., "Correlations between brain electrical activities of spatially separated human subjects", Neuroscience Letters 2003; 336:60-64
3. Radin, Dean I. et al., "Anomalous Organization of Random Events by Group Consciousness: Two Exploratory Experiments", Journal of Scientific Exploration 1996; 10(1):143-168
4. http://noosphere.princeton.edu/
5. Teilhard de Chardin, Pierre, Le Phénomène Humain (The Phenomenon of Man) (ultimato alla fine degli anni Trenta, pubblicato postumo nel 1955; pubblicato per la prima volta in inglese nel 1959)  
6. Hagelin, J.S. et al., "Effects of Group Practice of the Transcendental Meditation Program on Preventing Violent Crime in Washington, DC: Results of the National Demonstration Project, June-July 1993", Social Indicators Research 1999; 47(2):153-201
7. Orme-Johnson, D.W. et al., "International Peace Project in the Middle East: The Effects of the Maharishi Technology of the Unified Field", The Journal of Conflict Resolution 1988; 32(4):776- 812 
8. Jablonka et al., "Transgenerational Epigenetic Inheritance: Prevalence, Mechanisms, and Implications for the Study of Heredity and Evolution", The Quarterly Review of Biology 2009; 84(2):131
9. Keverne, E.B. e J.P. Curley, "Epigenetics, brain evolution and behaviour", Frontiers in Neuroendocrinology (in stampa, 2008) 
10. Davidson, Richard e Antoine Lutz, "Buddha's Brain: Neuroplasticity and Meditation", IEEE Signal Processing Magazine gennaio 2008 ; 25(1):174; per illuminanti pensieri sull’evoluzione del cervello, vedere Joseph Chilton Pearce, The Biology of Transcendence: A Blueprint of the Human Spirit, Park Street Press, 2002
11. http://www.glcoherence.org/
12. http://www.synchronizeduniverse.com/globalpeaceprayer.htm
13. http://www.globalpeacemeditationprayerday.org/
14. http://buryl.com/apr_home.htm
15. http://www.heartmath.org/
16. Rein, G. e R. McCraty, "Structural Changes in Water and DNA Associated with New Physiologically Measurable States", Journal of Scientific Exploration 1994; 8(3):438-439
17. www.glcoherence.org/monitoring-system/about-system.html
18. www.boundaryinstitute.org/bi/articles/AnomMag_web.pdf
19. Laszlo, Ervin, Chaos Point: The World at the Crossroads, Hampton Roads, 2006
20. Russell, Peter, The Awakening Earth: The Global Brain, Routledge & Kegan Paul, Londra, 1982
21. Laszlo, Ervin e Jude Currivan, Cosmos: A Co-creator's Guide to the Whole-World, Hay House, 2008
22. Radin, Dean e F. Holmes Atwater, "Exploratory Evidence for Correlations Between Entrained Mental Coherence and Random Physical Systems", Journal of Scientific Exploration 2009; 23(3):1-10
23. Spottiswoode, S.J.P., "Apparent Association Between Effect Size in Free Response Anomalous Cognition Experiments and Local Sidereal Time", Journal of Scientific Exploration 1997; 11(2):109-122
24. Cage, John, Silence, Wesleyan University Press, 1961


Approfondimenti utili:

I numeri di NEXUS a cui ha collaborato Roger Taylor:

 


Consapevolezza, Metafisica, Scienza:

   


La registrazione filmata di un evento unico nel suo genere, che ha avuto tra i relatori anche Ervin Laszlo:


 

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