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Globalizzazione. La terza guerra

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Monaco di Baviera, ottobre 2013. 
Mentre beviamo un caffè in un locale del centro, la mia amica sgrana gli occhi. 
«Ma come? Vuoi scrivere ancora un libro sulla politica attuale?»
«Perché no?» replico io.
«Ma i tuoi temi preferiti sono la storia antica, l’egittologia, le società segrete medievali…» 
«È vero, però si tratta di un’emergenza. Bisogna raccontare queste verità. E se non lo facciamo noi, gli autori, chi lo fa?»

Chi lo fa? I giornali? Le trasmissioni televisive? No, al contrario. I mass media sono tutti nelle mani degli oligarchi. Eppure qualcuno deve parlare. E io non riesco a tacere. È impossibile accettare in silenzio le ingiustizie e i massacri. Non digerisco i problemi economici che mettono in ginocchio le nazioni e condannano i cittadini alla disoccupazione più nera. Non posso mandar giù le nefandezze delle multinazionali che avvelenano il pianeta. Ho la penna facile, quindi scrivo.
Non digerisco le guerre, tanto meno quelle che ufficialmente sono motivate da sporche menzogne. Il problema è che i conflitti armati, per la maggior parte, nascono tutti da eclatanti menzogne. Sono metodi brutali, adottati per scopi poco edificanti. Di solito non è la libertà, la meta agognata. Si vuole mantenere la supremazia, si ammucchia profitto, si schiavizza la gente. 

Siamo lontani dai tempi di un Pietro Micca (1) che sacrificava la propria vita dando fuoco alla polveriera per salvare la patria dall’occupazione nemica. E poi, siamo sinceri: Micca non era altro che un povero idealista. Che direbbe oggi, se potesse essere fra noi, dinanzi alla decadenza di quest’Occidente rincretinito dal consumo? Lui che si è immolato per la patria che direbbe, se vedesse che la patria oggi non conta più nulla? Che questa parola è un vocabolo sorpassato e non ha senso, perché i Signori del mondo non vogliono saperne di patrie e confini che limitino l’espansione del loro potere e quindi cancellano il significato intrinseco di patria trascinando il pianeta nella globalizzazione? Eppure guardate la raffinatezza del male: a piccoli passi, per mezzo dei mass media, ci hanno inoculato il desiderio di sopprimere i confini. Ricordate i “figli dei fiori”? Il movimento hippy che scaturì in America alla metà degli anni Sessanta del xx secolo e intendeva diffondere l’idea della libertà e della pace nel mondo? Non ci è voluto molto, all’establishment, per soffocare quell’anelito (2) e spegnere il fuoco di ciò che avrebbe potuto essere una vera rivoluzione dello spirito. 

La fase preparatoria della globalizzazione è durata anni, a cominciare dalla moda libera e dalla diffusione delle droghe pesanti, per finire con il trionfo dell’euro. La libertà ci attende, abbiamo pensato. Invece questa improvvisa “libertà illimitata” era proprio il terreno favorevole all’espansione della piovra del potere che nel frattempo privatizzava senza limiti, metteva il pianeta in ginocchio. Era solo un’illusione. Mai siamo stati così controllati dall’occhio invisibile dei servizi segreti, come lo siamo oggi. Mai siamo stati così asserviti ai governi mondiali, come lo siamo ora. 
Guerra e globalizzazione: due vie che si snodano parallele tra oceani e continenti inquinando l’aria che respiriamo. Creature del capitalismo più sfrenato, quello subdolo, nascosto dietro il baluardo della democrazia. Ma non lasciamoci ingannare: democrazia e capitalismo sono due cose differenti e l’una non implica affatto l’altra. La democrazia non deve per forza basarsi su di un sistema capitalistico. Anche questa è una menzogna che gli economisti servi del sistema ci hanno inculcato a colpi di articoli sui giornali, talk show, saggistica. 
Fin troppo spesso dimentichiamo che quei signori dall’aria impeccabile vengono profumatamente pagati per raccontarci quello che raccontano. Fin troppo spesso dimentichiamo che i mass media più importanti sono tutti in mano ai Padroni del mondo, di conseguenza la loro libertà di espressione – se si può ancora chiamare così – è molto limitata. Tutto ciò che ci mo- strano i vari telegiornali e le testate di primo piano è consentito dai governi e controllato dai Signori invisibili. Il resto, ciò che noi non dobbiamo sapere, è censurato. 

Guerra, globalizzazione. La terza arma dei padroni del pianeta è il segreto. Un’arma discreta, silenziosa e letale. Senza il segreto, il loro potere non avrebbe lunga durata. Solo poche persone devono essere informate sull’esistenza di gruppi che ordiscono complotti, sui loro piani politici, economici e militari. Gli oligarchi si riuniscono in segreto per decidere sulle sorti del mondo. 
La “Terza guerra mondiale” è già in atto, una guerra basata sulla globalizzazione e la tecnotronica. È fondamentale capire chi si nasconde all’interno dei gruppi che la provocano, come agisce e gli scopi finali che vuole raggiungere. Soltanto così, togliendogli la maschera, è possibile affrontare il nemico. Bisogna guardare il mostro dritto negli occhi, se si vuole sapere cosa farà. E poi comportarsi di conseguenza. 
 

* * *

Dall'introduzioneGlobalizzazione. La Terza guerra di Sabina Marineo (Nexus & VerdeChiaro). 
 

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NOTE DELL'AUTRICE:
(1) – Pietro Micca, al secolo Pierre Micha (1677-1706), fu un militare sabaudo che difese Torino durante l’assedio francese. 
(2) – Il terribile omicidio dell’attrice Sharon Tate perpetrato dall’hippy satanista Charles Manson, che impressionò i media nel 1969, fu strumentalizzato per di- screditare il movimento dei figli dei fiori.


Sabrina Marineo è autrice anche di
Prima di Cheope: le origini


 

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