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FIGLI DI PLINIO E FIGLI DI MATRIX di Lunar Explorer Italia e Paolo C. Fienga

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La storia la scrivono i vincitori, quindi è sempre diversa dalla realtà? Ne parliamo con Teodoro Brescia Dottore di ricerca, docente e scrittore e autore del libro...

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"…La
Verità
, poichè Porzione Incontraddicibile dell’Unità
Incontraddetta, non è raggiungibile dall’Uomo in quanto tale…”

Quante cose si possono
dedurre dall’analisi di un frame? Diremmo tante, o addirittura tantissime.

O forse poche, probabilmente pochissime.

Magari nessuna.

Molti Ricercatori che lavorano
nel Campo delle Scienze Planetarie (e nel – più controverso, ma non meno
affascinante Settore della Ricerca delle Anomalìe) sostengono che i processi
investigativi ottimali (e, di regola, meno controversi e controvertibili) sono
quelli che vengono svolti “sul campo” e cioè “in loco”, “analizzando” i luoghi
e prelevando dei campioni.

Raccogliendo rocce, liquidi
(quando ce ne sono), sedimenti, sabbie, cristalli e quant’altro.

Comunque andando sul posto,
toccando con mano – magari indossando una tuta pressurizzata, qualche volta…
– e vedendo “in tempo reale”, con i propri occhi.

L’esplorazione e
l’acquisizione di conoscenza eseguite mediante rilievi e valutazioni IMMEDIATE
e DIRETTE è sempre l’analisi migliore, dicono costoro.

Ma questo non vuol dire che
tutte o quasi le più moderne e sofisticatissime analisi effettuate in modalità
“remota” (o “a distanza”, se Vi piace di più) e mediante l’ausilio di strumenti
e tecnologie assolutamente all’avanguardia non sono attendibili, anzi…

Altri Ricercatori, infatti (inclusa
la quasi totalità degli Scienziati che vanno per la maggiore), Vi diranno che è
vero esattamente il contrario e cioè che la migliore analisi svolta “sul campo”
(manualmente e fisicamente, magari anche “sporcandosi le mani”) è di gran lunga
più insicura, certamente più lenta e senza alcun dubbio molto meno affidabile
della peggior analisi svolta in modalità remota e con l’ausilio delle migliori
strumentazioni disponibili al momento.

E questa è già una situazione
di contrapposizione ideologica che ci fa pensare.

Ora, ci permettete di fare
una breve (e senza pretesa alcuna) passeggiata nel Regno della Medicina?

Allora: una volta – diciamo
qualche anno fa – la presenza, ad esempio, di un’ernia jatale, o di
un’ostruzione intestinale, o di un qualsiasi altro problema relativo all’apparato
digerente, veniva diagnosticata (nella stragrande maggioranza dei casi) dal
Medico durante la visita (ergo “in tempo reale”, come diciamo noi), mediante la
semplice “palpazione” delle aree interessate, l’analisi dei sintomi, lo studio
dell’anamnesi ed il colloquio con il Paziente.

Il tempo necessario per
giungere alla diagnosi? Se il caso era davvero complesso, diciamo tra i 10 ed i
15 minuti.

E la percentuale media di
errore sulla diagnosi? In realtà non la conosciamo con esattezza, ma possiamo
dirVi che era bassa.

Bassissima.

E veniamo ad oggi.

Oggi, anche negli Ospedali in
cui lavorano gli specialisti più qualificati, nessuno azzarda più una diagnosi
per alcuna delle patologie sopra menzionate senza aver prima steso il Paziente
sul lettino ed avergli praticato un esame spiacevolissimo ed invasivo che si
chiama “gastroscopia”.

Certo: così c’è maggior
sicurezza (ed anche maggior guadagno…).

In teoria.

In pratica, almeno per quanto
ne sappiamo, la percentuale media di errore sulla diagnosi (fonte non
menzionabile, ma si tratta di Operatori di due Ospedali Lombardi decisamente all’avanguardia)
è rimasta stabile rispetto anche al passato più lontano (e risaliamo sino ad
una ventina d’anni fa, o anche qualcosa in più).

Ma questa storiella che cosa
vuol dire?

Che cosa c’entra l’ernia
jatale con le Scienze Planetarie e
la
Ricerca
delle Anomalìe?

C’entra. Ed ora vediamo
perché.

Il punto nodale di entrambe
le problematiche (e che, nella materia delle Scienze Planetarie e della Ricerca
delle Anomalìe possiamo riassumere nel quesito: è meglio un’esplorazione
diretta, fatta in loco, raccogliendo campioni e vedendo con i “propri occhi” la
realtà o bisogna preferire un’analisi effettuata in modalità remota, senza
“contatto” con l’ambiente investigato e quindi, sostanzialmente, “in
differita”?), a nostro modestissimo parere, ci pare proprio lo stesso.

Lo Scienziato di oggi sembra
aver “paura” di mettere le mani nella Realtà Oggettiva (quella che deriva dal
“contatto”) e si è (quasi) TOTALMENTE RIMESSO alla Realtà “Virtuale”.

E cioè quella che deriva
dalla lettura di dati acquisiti in via remota e dalla ricostruzione – fatta in
laboratorio – di un ambiente e/o di una situazione.

Ora non vorremmo essere
fraintesi e quindi precisiamo subito che il Progresso (quello con la “P”
maiuscola però, e non quello delle Play-Station ultra realistiche e sempre più
sofisticate o dei video-telefonini che ti fanno vedere, mentre parli con la
fidanzata, anche la partita della squadra del cuore o lo sceneggiato
preferito…) ha bisogno di macchine che virtualizzino la realtà.

Ne ha bisogno perché, alle volte,
è attraverso l’esame della Realtà Virtuale che si riesce a raggiungere una
maggiore comprensione e consapevolezza di e su quella che è la struttura e la
configurazione della Realtà Reale.

Non si può andare in 5 minuti
su Marte, o su qualcuno dei Satelliti di Giove o Saturno a verificare “di
persona”, direttamente, che cosa sta succedendo. L’uso delle macchine è
necessario per progredire.

Però, da qui a dire che lo
studio della Realtà, per essere realmente accurato ed affidabile, DEVE PASSARE
dall’analisi della Realtà Virtuale – scusateci – ce ne passa.

Ma che cos’è, poi, la
Realtà
Virtuale
?

Nel nostro Campo, ad esempio,
che cosa significa “usare
la Realtà
Virtuale
” per capire la
Realtà
Reale
?

Significa, detto in parole
molto semplici (ed in maniera forse superficiale ma, a nostro parere,
abbastanza chiara), che molti studi – ad esempio quelli relativi
all’accertamento della effettiva configurazione di alcuni rilievi posti su
Corpi Celesti lontani (da Marte a Titano e dalla Luna a Mercurio) passano
attraverso la “RICOSTRUZIONE DIGITALE” dei rilievi stessi, mediante l’impiego
di tecnologie informatiche (si tratta di softwares, per lo più) di ultima generazione.

Questa tecnica di analisi
viene largamente impiegata dall’ESA (guardate le fotografie – o presunte tali –
che ci giungono dalla Sonda Mars Express per capire che cosa intendiamo).

Ufficialmente, la NASA la utilizza di meno.

Sicuramente, se andiamo a
guardare le fotografie (le belle fotografie originali però) delle Missioni
Apollo e Mariner – Luna, Marte e Mercurio, ad esempio – e poi passiamo
un’oretta ad esaminarle ed a confrontarle con le immagini di Marte che ci
arrivano dall’ESA, ci renderemo subito e facilmente conto di che cosa significa
“fotografare
la
Realtà
ed analizzarla” rispetto a “fotografare la Realtà,
RICOSTRUIRLA A TAVOLINO e POI analizzarla”.

Ma attenzione: secondo avviso
per evitare di essere malintesi.

Questi due metodi, a nostro
parere, sono (rectius: dovrebbero essere) COMPLEMENTARI.

Un po’ come la “palpazione”
del Paziente ad opera del Medico (alla ricerca della malattia) in congiunzione
con l’analisi del paziente effettuata “in modalità remota” o con il primario
(eccellente, purché non diventi esclusivo) uso di macchine e strumentazione.

Complementarietà.

E invece no.

E invece si va, sempre di
più, verso la cosiddetta “mutua esclusività”: da una parte ci sono i seguaci –
nella Medicina come nelle Scienze Planetarie e nell’Anomaly Hunting – di una
Scuola Analitica Classica (sicuramente “vecchia” ma altrettanto sicuramente
fatta da persone intelligenti, capaci, dotate non solo di conoscenze ma anche
di notevoli capacità intuitive) e dall’altra – in netta ed aperta
contrapposizione – ci sono i seguaci di una Scuola Analitica Moderna (fatta da
persone altrettanto intelligenti, capaci e dotate di enormi conoscenze, ma che
prima di aprir bocca devono “chiedere conferme” a qualche computer).

E allora, ci chiederete,
secondo Voi chi sono i “bravi” e chi sono gli “stupidi”?

Certo, viene istintivo porsi
e porre una simile domanda, ma non sfuggirà a nessun Lettore – il quale sia
abbastanza attento e sensibile – l’ovvia erroneità di un quesito posto in tali
termini.

E si, perché qui non siamo
alla ricerca dei “Geni” e dei “Fessi”! O di chi è bravo e di chi è cattivo. O
di chi è intelligente e di chi è stupido.

No.

Qui stiamo solo ragionando
sul come due Scuole di Pensiero, anziché integrarsi ed apprendere
vicendevolmente, finiscano – non sempre, ma spesso – con il fare a cazzotti.

Perché?

Forse perché è nella Natura
Umana “schierarsi”, “sposare una Teoria” (come una Fede”…) e poi combattere
contro i Miscredenti.

Contro gli Infedeli.

Contro i Fessacchiotti,
insomma: quelli che non capiscono proprio nulla, nemmeno se le cose tenti di
spiegargliele così come spiegheresti “perché 2 + 2 fa 4 e non 3 o
5” ad un ragazzino che frequenta
la prima elementare.

Insomma combattere contro
tutti gli altri: tutti quelli che non vedono le cose come le vede
la Scuola alla
quale apparteniamo o accanto alla quale ci sentiamo, storicamente, fideisticamente
o scientificamente, più vicini.

Tornando alle Scienze
Planetarie (ed alla Caccia alle Anomalìe), possiamo dunque dire che esistono i
Vati dell’Analisi Pratica (basata sul colpo d’occhio, il possesso di alcune conoscenze
di base, l’impiego di un pizzico di software, un “quanto basta” di razionalità
e molta logica deduttiva) i quali si rapportano, spesso conflittualmente, ai
Vati dell’Analisi Virtuale (e diamo anche a loro il colpo d’occhio, le
conoscenze di base, qualche quintale di software e di razionalità e molta
logica tout-court).

Quali sono i Profeti e chi
sono i Miscredenti, ci chiederete?

Ovviamente lo sono entrambi e
non lo è nessuno.

Approcci diversi, figli di
sensibilità diverse e di qualità personali diverse: non ci sono Geni e non ci
sono Fessi.

Solo persone (Scienziati,
Ricercatori, Appassionati ed Amateurs veri e propri) che cercano, in accordo
alle proprie attitudini, conoscenze e capacità, di arrivare ad un frammento (magari
anche piccolo…) della Verità.

Se la guida, per entrambi gli
Schieramenti, è
la Buona
Fede
, unita al desiderio di afferrare la Verità,
allora i risultati finali, qualunque essi sìano, noi crediamo che nel tempo (e
con il tempo), finiranno inevitabilmente per coincidere ed arricchire il
Patrimonio Comune.

Faranno Scienza e saranno
Cultura.

Ma se la guida, invece, è
l’idea di dimostrare la bontà e validità di un approccio e di un sistema in
rapporto alla inefficacia ed inaffidabiltà dell’altro, allora i risultati – a
nostro parere – qualunque essi sìano, saranno sempre e solo (nella migliore
delle ipotesi) delle visioni parziali, probabilmente distorte (in parte) e
sicuramente corrotte (in parte).

Senza contare che i Vati
degli schieramenti (complementari in teoria, ma opposti in pratica) finiranno
con il sostenere anche le ipotesi più insostenibili (e ridicole) a condizione
che esse continuino a porsi in una sostanziale e reciproca contrapposizione.

Ma la Verità?

Che fine farà la Verità, se
l’approccio “mutuamente esclusivo” riuscisse vincitore?

La Verità, in
quel caso – ed a nostro parere –, resterà irraggiungibile, come dice l’Anonimo
Pensatore che abbiamo citato in epigrafe.

(queste riflessioni ci sono state suggerite
dal confronto di idee e metodologie analitiche adottate da svariati Ricercatori
ed Appassionati con i quali siamo in contatto e, last but not least, dalle
interessanti – e costruttive – disfide tecnico-dialettiche che abbiamo visto e
letto sul bellissimo Forum “SpazioUfo.com”, fra i Ricercatori “OldGrey” e
“Manny
”. Queste riflessioni sono
dedicate anche a loro
)
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