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A.I.: il futuro appartiene alle macchine?

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Ecce Machina

L’idea di oggetti inanimati che potessero prendere vita come esseri intelligenti è molto antica. Storie che sfiorano la leggenda provengono da terre lontane ed esotiche come Arabia, Cina o Egitto fino ad arrivare ai greci, e affascinano perché si mescolano a magia ed alchimia. Non ultimo il mito del Golem, che ancora oggi rappresenta una delle più enigmatiche suggestioni della Staré Mesto di Praga. L’inizio della moderna Intelligenza Artificiale si fa risalire ufficialmente al 1956 quando, durante una conferenza al Dartmouth College di Hanover, New Hampshire, fu coniato il termine “Artificial Intelligence” (A.I.). L’eccitazione del momento coinvolse molti scienziati di elevata reputazione che fecero dichiarazioni ottimistiche circa la possibilità, in brevissimo tempo, di creare l’Intelligenza Artificiale. Dal 1974 agli anni ‘80 i fondi governativi cessarono e, conseguentemente, l’interesse a proseguire su un campo che si era rivelato molto più complesso del previsto. Negli anni ‘80 il governo britannico riprese a erogare fondi per la ricerca sull’A.I. per non perdere terreno sul Giappone che aveva avviato alcuni programmi di studio sul settore. Dal 1987 al 1993 l’A.I. cadde in un secondo “letargo” dovuto ad una crisi del mercato dei primi computer, ma riprese vita subito dopo e, nel 1997, Deep Blue dell’IBM divenne il primo computer a sconfiggere un campione di scacchi, il russo Garry Kasparov. Nel 2011 il sistema computerizzato gigante Watson vinse il quiz “Jeopardy!” contro i campioni in carica Brad Rutter e Ken Jennings. Nel 2014 il computer parlante “Chatbot” Eugene Goostman si prese le prime pagine dei giornali internazionali per aver fatto credere ai giudici di essere un essere umano in carne ed ossa durante un test di Turing, competizione creata dal matematico e informatico Alan Turing nel 1950 come mezzo per valutare l’intelligenza di una macchina. Ma anche quest’ultimo test non è stato considerato conclusivo da molti esperti di A.I., in quanto il test stesso tiene conto solo del comportamento esteriore del soggetto. Un articolo pubblicato su Forbes del 2017 riporta la notizia che Facebook ha dovuto disattivare un motore di Intelligenza Artificiale dopo che il sistema aveva creato il suo proprio linguaggio incomprensibile agli esseri umani. Gli sviluppatori del programma al Facebook AI Research Lab (FAIR) si sono accorti che i chatbot avevano deviato dallo script loro assegnato iniziando a comunicare in un nuovo linguaggio sviluppato senza alcun intervento umano. Ray Kurzweil diversi anni fa aveva lanciato l’avvertimento sulla “singolarità tecnologica”, definita dal dizionario Oxford come “un ipotetico momento temporale in cui la tecnologia diviene così avanzata da modificare irreversibilmente e in modo drammatico l’umanità”. Nel 1747 Julien Offray de La Mettrie scriveva, nel suo L’Homme Machine [L’uomo macchina]:

“Il corpo umano è una macchina che gira sulle sue proprie molle. È l’immagine vivente del movimento perpetuo. Il nutrimento tiene attivo il movimento che la febbre eccita. Senza cibo, l’anima si consuma, impazzisce, e muore esausta. L’anima è una candelina la cui luce divampa appena prima di spegnersi. Ma nutri il corpo, versa dentro le sue vene succhi vitali e forti liquori, e l’anima crescerà forte come loro, come se essa stessa armata di orgoglioso coraggio, e il soldato la cui acqua avrebbe fatto volare, diventa più spavaldo e corre gioiosamente verso la morte al suono dei tamburi. Quindi una bevanda calda avvia in furioso movimento il sangue che una bevanda fredda avrebbe calmato…”.

Oggi la visione “meccanicistica” dell’individuo, come lo era quella “biologica” del Leviathan di Hobbes, vive una fase di profondo cambiamento, se non di capovolgimento assoluto. Oggi l’avanzamento della  tecnologia rende l’uomo talmente rapito dalle potenzialità di questa che, accecato da pulsioni illusorie e sogni di onnipotenza creativa, arriva a desiderare di rendere “umana” la macchina. Ma è, questa transizione tra Uomo-Macchina e Macchina-Uomo, davvero possibile?

Il sistema computerizzato Watson mentre partecipa (e vince) al gioco a quiz "Jeopardy!"

 

Cos’è l’Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale o A.I. (Artificial Intelligence) è la simulazione dei processi dell’intelligenza umana da parte delle macchine, soprattutto dei sistemi computazionali. Tali processi includono l’apprendimento o acquisizione di informazioni e regole per usarle, il ragionamento, cioè l’utilizzo delle regole per raggiungere conclusioni approssimative o definite, e l’auto correzione. Applicazioni particolari dell’A.I. includono sistemi complessi, riconoscimento vocale e visione. L’Intelligenza Artificiale si caratterizza in forte o debole. La prima, detta anche Intelligenza Artificiale generale, è un sistema di A.I. che possiede abilità cognitive umane generalizzate. Quando in presenza di un compito inusuale, un sistema A.I. forte è in grado di trovare una soluzione senza l’intervento umano. L’ A.I. debole o A.I. ristretta è un sistema progettato e deputato all’esecuzione di un compito particolare. Assistenti personali virtuali come Siri, Cortana o Alexa sono forme di A.I. debole. A causa dei costi elevati di hardware, software e personale molti venditori includono solo componenti di A.I. nei loro prodotti standard, ad esempio l’accesso a piattaforme di Intelligenza Artificiale come servizio (AIaaS – Artificial Intelligence as a Service). L’AIaaS permette ad aziende e individui di sperimentare l’Intelligenza Artificiale in vari settori e industrie come piattaforme multiple campione prima di decidere se investire o meno. Cloud di A.I. attualmente in voga includono servici di Amazon A.I., IBM Watson Assistant, servizi cognitivi di Microsoft e di Google A.I.. Mentre gli strumenti di A.I. presentano una gamma di nuove funzionalità per il business, l’uso dell’Intelligenza Artificiale solleva diverse questioni di natura etica. Questo perché gli algoritmi di apprendimento avanzato, che stanno alla base di molti degli strumenti più avanzati di A.I., sono solo “Smart” in rapporto ai dati con cui vengono programmati durante il training. E dato che sono gli esseri umani (per ora) che selezionano quali dati devono essere usati per addestrare il programma, i rischi di discriminazione umana inerenti alla sua natura necessitano un accurato controllo in ogni passaggio. Alcuni esperti di settore credono che il termine Intelligenza Artificiale sia troppo connesso con la cultura popolare e che pertanto possa causare timori infondati nella popolazione, specialmente per quanto riguarda il modo in cui essa potrà modificare il mondo del lavoro e la vita in generale. I ricercatori e gli operatori del mercato sperano che Intelligenza Aumentata, che ha una connotazione più neutrale, possa aiutare il pubblico a capire che l’A.I. serve semplicemente a migliorare i prodotti e i servizi e non a sostituire gli esseri umani che li usano. L’Intelligenza Artificiale sta progredendo in modo molto rapido. Mentre la fantascienza offre un ritratto dell’A.I. come robot con caratteristiche umane, il concetto di A.I. attualmente può ricomprendere qualunque cosa, dagli algoritmi di ricerca su Google alle armi autonome. L’Intelligenza Artificiale oggi è principalmente A.I. debole o ristretta, cioè progettata per espletare un compito definito (solo riconoscimento facciale o solo ricerca Internet o guida automatica, ad esempio). Tuttavia l’obiettivo a lungo termine di molti ricercatori è quello di creare sistemi di A.I. forte e, laddove l’Intelligenza Artificiale debole può superare l’uomo nello specifico compito per cui è programmata, l’A.I. forte o AGI lo supererebbe in praticamente ogni processo cognitivo

 

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