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Uno sguardo alla corruzione, dalla A alla Z

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La corruzione è all’origine di tutto il sistema economico mondiale: i banchieri centrali stampano la “loro” moneta dal nulla e indebitano tutti (o quasi) i popoli del Pianeta, chiedendo in cambio sempre più pignoramenti, tagli e sacrifici che – per i media che li sostengono in quanto dipendenti anch’essi dai “loro” soldi –  vengono spacciati per riforme.  
Questa proprietà ab origine di denaro ex nihilo crea tutte le artefatte crisi che stiamo vivendo, dato che ad alti livelli si chiudono i rubinetti del credito verso le nazioni… e il denaro non affluisce più nel tessuto economico, paralizzandolo fino all’asfissia. 
Renzi e la sua combriccola sono solo i burattini italiani di turno che proteggono e portano avanti questo sistema: vedere ogni giorno i loro dibattiti pubblici, spendere ore e ore a leggere i giornali che li incoraggiano in questa corsa al disastro (così come ascoltare i telegiornali che pontificano su macerie sempre più evidenti) è semplicemente tempo perso. 
Vista la stagione primaverile, per esempio, dovremmo tutti uscire all’aria aperta, goderci il sole e gli alberi in fiore, e magari fare pure del sano sport, che abbassa notevolmente il livello di stress. 
Dato che il sistema è corrotto all’apice insomma, i burattini non possono che essere parimenti, anzi una persona realmente onesta è pericolosa per il sistema, poiché non si lascia irretire e quindi ricattare, evitando di entrare ufficialmente in questi circuiti.
Ecco perché in Italia (e non solo) la distanza tra la politica e la gente si è fatta incolmabile: questi lavorano per i banchieri, e se lavori per loro… al popolo al massimo devi dare qualche briciola, facendogli credere il contrario grazie – ovviamente – all’appoggio dei media. 
È incredibile come un sistema di corruzione di tale entità – che in sé è addirittura banale, come la nascita e la gestione del denaro – non venga mai spiegato in nessun dibattito o notiziario: si deprime costantemente la gente parlando di debito sempre più alto, di titoli che ci danno ossigeno (ossigeno? Sono le cambiali che firmiamo per avere questi soldi finti, e per giunta producono pure interessi!) così come in ogni notiziario – fateci caso – si vede continuamente una massa di soldi uscire dalle stamperie, forse per renderci sempre più schiavi e dipendenti da questo caotico nulla (ricordiamoci che è dal 1971 che il denaro non viene più prodotto in base alla quantità di oro a disposizione).
Perché – c’è da chiedersi – i giornali e i mass media si concentrano solo sulle piccole corruzioni dei burattini e dei loro accoliti trascurando invece la più grande truffa che l’uomo abbia mai congegnato per schiavizzare un suo simile? 
Perché ci si concentra molto poco – per esempio – sul livello medio-grande della corruzione, ovvero quello delle multinazionali (propaggini della finanza internazionale) che pagano le tasse nei paradisi fiscali e stanno svuotando letteralmente le nazioni di lavoro e di risorse di ogni tipo?
Ma la ragione più importante per capire quanto il dibattito odierno sia sterile è semplice: come si può credere che il piccolo burattino si autodisciplini – esatto, lo faccia lui stesso producendo una legge contro di sé! – mentre tutt’intorno e all’apice le cose stanno in questo modo?
Naturalmente, da questa impasse se ne esce solo con un nuovo paradigma culturale di base, ovvero che il denaro – ecco la verità – non vale più una cicca, è carta straccia, e basare la propria vita su di esso è quanto di più squallido e inutile si possa fare. 
In sostanza, prima delle leggi, ci vuole un nuovo approccio culturale, soprattutto di consapevolezza. 
In Italia i burattini sempre affamati, non paghi dei loro rimborsi elettorali, sistemi truffaldini di elezione, privilegi stipendiali, diarie e via discorrendo, incassano anche tangenti (mazzette) o contributi elettorali da imprenditori collusi e vicino alla politica, i quali poi si faranno assegnare dei lavori che costeranno cifre astronomiche alla collettività, guadagnando molto più di quanto versato all’utile idiota. 
Solo nel nostro paese si calcola che, tra grandi e piccole opere, la corruzione si attesti tra i 60 e 80 miliardi, praticamente una manna per i banchieri, che invece ci vedono la possibilità di produrre altri finti debiti producendo ulteriore controllo.
Naturalmente, dovendo i corrotti farsi le leggi per non guadagnare più questi soldi, stiamo pur certi che non le faranno mai: o ci affianchi dei politici integerrimi (che per ora sono pochi e, non a caso, demonizzati dal sistema) oppure ci prendiamo tutti in giro costantemente con le solite chiacchiere. 
Cosa che avviene quotidianamente.
Eppure basterebbe confiscare i beni a chi è accusato di corruzione, proprio come avviene per i beni delle mafie: in pratica, di fronte a gravi indizi e a una sproporzione tra il reddito dichiarato e il patrimonio, fai un sequestro preventivo e mandi il politico a processo. 
In Italia una legge del genere esisterebbe già: sto parlando della proposta di legge di Franco La Torre, figlio di quel Pio ucciso dalla mafia nel 1982, che intendeva proprio colpirne le finanze. 
Se solo si recuperasse un terzo di questi soldi si potrebbero mettere in sicurezza le scuole, le strade dissestate, e invece oggi con queste leggi di impunibilità c’è chi addirittura, dopo tangenti e mazzette, costruisce pure male, tanto alla fine gli stessi uomini ci rimetteranno le mani e incasseranno ancora altri soldi-debito dei cittadini.
Ogni tanto qualche politico-burattino (prevalentemente pesci piccoli) vuole invece giocare pulito: è il caso (unico e raro, visto il partito da cui proviene) del Sindaco PD Isabella Conti, che blocca nel suo comune un progetto di speculazione edilizia milionario e restituisce addirittura 2.000 Euro (avete capito bene, 2.000 Euro!) a una cooperativa che ha finanziato la sua campagna perché “vuole dormire tranquilla la notte”.
Il suo PD, pieno d’indagati e corrotti, davanti ovviamente le regala applausi e abbracci a scena aperta, ma dietro bofonchia e addirittura si arrabbia. 


Secondo la Conti, un metodo semplicissimo per estirpare la piaga endemica della corruzione sarebbe quello di vietare i finanziamenti ai politici da parte di qualsiasi imprenditore legato alla Pubblica Amministrazione, direttamente o indirettamente, imponendo oltremodo la pubblicità on line di tutti i contributi pubblici, anche delle cene. 
C’è da scommettere che questa Isabella Conti non resterà per molto nel partito…
La corruzione, comunque, è un problema anche per gli altri burattini delle altre nazioni: in America, nonostante il Lobbying Disclosure Act del 1995, le lobby si sono trasformate in fondazioni politiche ed elargiscono contributi perfino al Presidente in carica, come è accaduto a Barack Obama nel secondo mandato del 2012. 
In Spagna è direttamente lo Stato (e quindi i banchieri) a finanziare tutti i partiti, e anche qui sprechi e ruberie non mancano. 
In Francia i soldi sono contributi pubblici (per un massimo di 63 miliardi di euro da dividere tra i vari attori) dato che le donazioni private sono vietate dal ‘95 e i contributi personali ai politici possono arrivare a un massimo di 7.500 euro. 
In Germania, oltre ai 150 miliardi di contributi pubblici, ci sono donazioni singole o collettive che però vanno pubblicizzate in ogni caso. 
In Inghilterra, infine, solo la minima parte è pubblica, il resto arriva da contributi e donazioni private che influenzano poi le scelte elettorali.
Insomma, si capisce molto bene, a questo punto, come il politico di turno sia un “benvoluto ostaggio” di tutti quelli che lo pagano, i banchieri a monte attraverso i contributi pubblici (o chissà, magari anche bonifici in nero, tanto chi controlla il controllore!) o le lobby e gli imprenditori a valle. 
Per uscire da questa spirale, oltre al nuovo approccio culturale di cui parlavo prima, servirebbe un nuovo sistema di gestione di tutta la moneta mondiale, ovvero un istituto di emissione di caratura nazionale –dunque per ciascuna nazione – gestito solo ed esclusivamente dal popolo (dunque uscita dall’Euro e ritorno a una nostra valuta che possiamo gestire nei flussi per scongiurare le crisi), in pratica un istituto che stabilisca ogni anno il fabbisogno nazionale ma anche una quota fissa di contributo per ciascun politico, salvo poi revocargliela – o peggio ancora chiedergliela indietro – se non mantiene le promesse elettorali a favore del bene comune. 
Se qualcuno vede tutto questo come un’utopia, be’ sappia che il nostro modello di realtà è solo frutto del pensiero collettivo, o meglio dei valori e della consapevolezza collettiva. 
Bisogna cambiare il sistema dalla fonte per non respirare più il tanfo che sentiamo ogni giorno: il pesce – e questo lo sappiamo davvero tutti – puzza sempre dalla testa. 

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