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“We have fought against the multionationals, we have fought against the merchant banks… and we have done it not just for ourselves, we have done it for the whole Europe” (Nigel Farage).
(Abbiamo combattutto contro le multinazionali, abbiamo combattuto contro le merchant banks… e l’abbiamo fatto non solo per noi stessi, l’abbiamo fatto per l’intera Europa)
Decisamente non tutti i popoli sono costituiti da pecore, e adesso l’etichetta “populismo” dovrà essere usata con più cautela. Invece, la parola “libertà” potrà essere usata un poco più liberamente.
L’elettorato britannico ha respinto il fear mongering, l’allarmismo orchestrato, le pressioni di Washington e Wall Street, lo sfruttamento propagandistico dell’assassinio della parlamentare laburista e ancor più le minacce di Junkers, cresciuto in politica come premier complice della grande elusione fiscale delle multinazionali a spese dei contribuenti e delle piccole imprese, quindi degno rappresentante del regime eurocratico, non eletto, non responsabile, e che decide in segreto a porte chiuse sulla testa della gente.
La campagna elettorale per questo referendum ha fatto conoscere e pubblicamente dibattere alcuni grandi temi concordemente nascosti dai mezzi di informazione di massa:
1) il processo di unificazione europea in corso è l’attuazione di un piano imperialistico della CIA per dominare meglio e più semplicemente l’Europa attraverso un super-stato comunitario centralistico, autocratico, burocratico, non democratico e sganciato dagli interessi della gente europea; questo piano si nasconde dietro un europeismo sentimentale e infantile inculcato da scuola, mass media, e istituzioni;
2) la Banca Centrale Europea è in mano uomini della Goldman Sachs, la quale ha persino posto alcuni di loro a capo dei governi e dei ministeri economici di alcuni paesi;
3) l’Europa è insomma ormai sottomessa all’oligarchia finanziaria statunitense;
4) infatti L’unione europea e la Banca centrale europea e della moneta europea hanno prodotto risultati fallimentari per gli europei in ambito economico e non solo, senza risolvere i loro problemi; quindi è illogico continuare a pagare per mantenerle;
5) la libertà di movimento di persone e di merci può essere stabilita senza bisogno di un apparato costoso e inefficiente come l’Unione Europea, semplicemente mediante trattati; il WTO, nel bene e nel male, già assicura, su scala globale, l’apertura dei mercati e basse o nulle tariffe doganali; dunque non serve un apparato costoso e inefficiente come l’Unione Europea, non serve la rinuncia all’indipendenza e alla democrazia nazionali in favore di un governo europeo non eletto e irresponsabile, non serve la rinuncia al controllo della propria moneta; non servono nemmeno la bandiera e l’Inno alla Gioia-che-non-c’è; o meglio, tutte queste cose servono, ma non agli europei, bensì a chi vuole dominarli;
6) Washington ha scelto e sta usando lo stato più forte dell’Europa occidentale, ossia la Germania, come stato vassallo per sottomettere gli altri stati al suo disegno di accentramento, concedendole come premio di prendersi vantaggiosi privilegi su questi altri paesi; i Tedeschi, da bravi kapò, stanno eseguendo l’incarico del padrone e incassando i loro trenta denari; la Merkel e il suo governo, ultimamente con l’invito all’immigrazione di massa, seguito dalla chiusura delle frontiere tedesche, deliberatamente causano un enorme danno agli europei, e meritano la più severa delle pene;
7) Washington, anche attraverso i suoi fiduciari nei governi europei, creando focolai di tensione come ha fatto in Ucraina, e piantando basi missilistiche sempre più vicine a Mosca, sta cercando di spingere i paesi comunitari alla conflittualità e alla non collaborazione con la Russia, al malcelato scopo di aumentare le divisioni in Europa e indebolirla.
Tutte queste cose vengono spiegate lucidamente da diversi politologi anche americani, come il professor Paul Craig Roberts, il quale, in diversi scritti e interviste, cita documenti governativi dove si spiega che il piano di unificazione europea dovrà essere portato avanti surrettiziamente, senza che la gente capisca, riforma dopo riforma, fino a che gli europei si trovino a un punto tale che non sia praticamente possibile tornare indietro.
Col Brexit, la Gran Bretagna, per la quarta volta nella sua storia, resiste ai piani per sottometterla a un dominio continentale centralizzato. Il primo piano era francese, il secondo era tedesco, così come il terzo. Sicuramente anche questa volta la sua scelta la esporrà a un assedio, a forti pressioni e ritorsioni, che nelle tre precedenti occasioni furono attuate in termini soprattutto di blocco commerciale continentale finalizzato a strangolare economicamente la nazione, e che oggi saranno soprattutto mediatiche, economiche e finanziarie. Nella seconda occasione al blocco commerciale si aggiunse la guerra sottomarina, e nella terza si aggiunsero i bombardamenti aerei.
Da notare che ancora una volta, forse, il corso previsto e programmato della storia è stato modificato, si vedrà se durevolmente oppure no, da un fattore che era sottostimato. Ora vedremo anche se l’esempio britannico susciterà nel resto di Europa un movimento critico, realistico, di presa di coscienza, di comprensione economica e geostrategica e di demistificazione del falso europeismo, che possa sventare il piano imperialista di Washington e Wall Street sul Vecchio Continente e la loro strategia della tensione divide et impera verso la Russia.
Dico “forse”, perché, se guardiamo sotto il pelo dell’acqua, cioè ai movimenti degli hedge funds nelle ultime due settimane, scopriamo che probabilmente avevano previsto il Brexit e programmato di sfruttarlo per attribuirgli la colpa del crollo dei mercati e della distruzione di risparmi che sono incominciati, invero, già durante lo spoglio dei voti. Un crollo orchestrato ai fini di guadagnare mediante una speculazione al ribasso degli hedge funds statunitensi, che sono gli unici autorizzati a fare speculazioni al ribasso.
Prove di questa interpretazione ci vengono da una segnalazione dell’analista contabile-finanziario Alessandro Govoni, perito di diversi Tribunali e PM, il quale ha segnalato la cosa a numerosi uffici finanziari, nella speranza, temo ingenua, che questi facciano il loro dovere.
Scrive Govoni:
 
«Alle ore 5.35 italiane, gli indici azionari dei venditori allo scoperto stanno impazzendo,
Si riporta la schermata delle ore 5.35 italiane .
 

Significa che gli hedge fund venditori allo scoperto stanno spostando miliardi di euro per far crollare le borse. Dopo aver rastrellato (preso in prestito) azioni nei giorni precedenti, ora, ore 5.35 italiane, stanno vendendo allo scoperto azioni di ogni tipo (con la complicità di altri hedge fund che le acquistano depositando in stanza miliardi di euro in banconote contanti a garanzia obbligatoria dell’operazione, questo acquisto non è registrato nei movimenti di borsa ma si verifica solo un deposito in stanza del contante). Questa “congiunta” operazione di vendita allo scoperto per miliardi di euro sulle azioni di ogni tipo, farà crollare ovviamente la borsa italiana ed altre borse alla loro apertura imminente alle ore 8.00 di oggi. Una volta avvenuto il crollo dei corsi azionari, soprattutto delle banche italiane, gli hedge fund venditori allo scoperto acquisteranno le azioni ad un prezzo stracciato, realizzando un immenso guadagno, che gli hedge fund complici della iniziale vendita allo scoperto e contestuale acquisto si spartiranno. 
Se si nota il VIX, l’indice al contrario, ossia il cd dell’indice della paura, in realtà l’indice della necessità di liquidità del sistema bancario che corrisponde al cash flow degli hedge fund (più gli hedge fund sottraggono liquidità al sistema bancario, con continue vendite allo scoperto che fanno cadere il titolo delle banche, più le riserve di contanti degli hedge fund aumentano) è schizzato in poche ore da punti 18 a punti 23 con un incremento alle ore 5.35 del 40,59%.
Quando il VIX arrivò a punti 38 nel settembre del 2008, le borse di tutto il mondo crollarono.
Ci si chiede se non ci si trovi davanti ad una IPOTIZZATA COLOSSALE MANIPOLAZIONE
i giornali mainstream (probabilmente infiltratati nel capitale azionario dalla stessa decina di hedge fund attraverso i voti per delega di persone fisiche, in realtà studi legali che li rappresentano al voto ) nei giorni precedenti hanno continuato a dipingere la BREXIT come un evento nefasto per il mondo della finanza (composto da una decina di hegde fund + una ventina di banche d’affari – investment bank – esecutrici dei loro ordini). In realtà la finanza, come si nota già da questa fotografia della schermata alle ore 5.35 dell’attività di essi hedge fund venditori allo scoperto, ha solo un vantaggio colossale da una BREXIT, infatti stanno per realizzare un guadagno immenso.
 Alle ore 5.35 i sondaggi, con enorme sorpresa di tutti, indicano che il fronte del BREXIT ossia del leave, del lasciare l’UE da parte del Regno Unito, sta vincendo al 52%.
È strano, estremamente strano: i sondaggi, svolti su un campione talmente vasto della popolazione, è raro, se non impossibile che vengano capovolti nei risultati; i sondaggi davano ieri una vittoria del Remain ossia del fronte che voleva una permanenza del Regno Unito nell’ UE, al 54%.
Come mai i risultati si sono invece capovolti? Come è possibile?  
In una precedente mail, mentre i giornali maistream sottolineavano, con ipotizzata studiata arte, gli effetti nefasti dall’uscita del Regno Unito, invece si sottolineava il fatto che, dopo l’avvenuto crollo delle borse, Il REGNO UNITO (e quindi gli USA, essendo le due economie strettamente collegate, banche, hedge fund e multinazionali dell’una sono anche quelle dell’altra, rappresentando esse il 99% del  loro PIL) avrebbe potuto far ripartire immediatamente la sua economia reale, svalutando, uscendo dall’UE, la sterlina a suo piacimento, così rendendo le esportazioni del Regno Unito estremamente competitive .
Sembrerebbe quasi che sia già stato tutto pianificato esattamente a partire dal 1 gennaio 2015. 
Esattamente da quella data inizia infatti il pompaggio al rialzo, da parte degli hedge fund (gli unici fondi al mondo autorizzati ad eseguire operazioni allo scoperto), con acquisti allo scoperto dei titoli azionari sopratuttobancari italiani . 
 Nel febbraio del 2015 la Svizzera esce dalla parità con l’euro, franco svizzero libero di essere ora svalutato a piacimento. Barclays inizia a piazzare alla ignara clientela italiana a partire dal marzo 2015 mutui in franchi svizzeri che ora con l’imminente odierno crollo delle borse, potrebbero costare anche un 60% in più di rimborso del capitale agli ignari mutuatari italiani. 
Venerdi 15 gennaio 2016 gli hedge fund escono dalle banche italiane in modo massiccio, facendosi liquidare i titoli, trovano da venderli in quanto li avevano pompati per un anno con acquisti allo scoperto, attualmente invece gran parte dei titoli bancari italiani sono illiquidi, invendibili.
Con una mail inviata a 80 Procure ed a 30 studi legali si era previsto questo crollo, sbagliando: si era previsto che dal successivo Lunedi 18 gennaio 2016, i titoli bancari italiani avrebbero perso il 4% in 5 giorni, un 20% totale. Si aveva sbagliato: persero dal 40% al 60% in tre giorni. 
Con una recente mail inviata il 18 giugno 2016 dal titolo: 
”CONCLUSIONE. 20 GIUGNO 2016: il probabile epilogo contro risparmiatori, banche commerciali e aziende italiani”, si era previsto l’odierno imminente crollo.
 Ci si era sbagliati, si era previsto il crollo per il  20 GIUGNO 2016, calcolando che le opzioni mondiali dei venditori allo scoperto scadevano il 17 giugno 2016. La BCE in data 17 giugno 2016 aveva messo in agenda, guarda caso in tal giorno, l’approvazione della Garanzia Unica sui Depositi che gli hedge fund hanno presso le banche d’affari esecutrici dei loro ordini, per evitare che gli hedge fund, dal calcolato anche evidentemente dalla BCE imminente crollo delle borse, ritirassero i loro soldi anche dalle banche d’affari, facendo crollare anche quest’ultime.
Si riporta la schermata alle ore 7.13 italiane: il VIX è già aumentato, dalle 5.35, di un 54% rispetto al 40% delle ore 5.35. Le borse potrebbero crollare oggi anche del 10% ed i titoli bancari italiani dal 15% al 20%.
Già il Ministro Scotti, poi inspiegabilmente destituito dal Governo Amato, si legge da più parti, scriveva che a seguito di un rapporto del febbraio 1992 entità finanziarie internazionali potessero destabilizzare la democrazia italiana.
Era già in atto da gennaio 1992 in Italia, la privatizzazione del credito, con la successiva, dal d.lgs. n. 481 del 14 dicembre 1992, creazione elettronica dei prestiti per cui anche le quote capitali, oltre interessi, sarebbero divenute guadagno per le banche italiane, oltretutto eluso al fisco se le banche maggiori (rapidamente ora sappiamo conquistate nel capitale azionario da una decina di hedge fund stranieri (attraverso i voti per delega di interposte persone fisiche, Cardarelli Angelo in Unicredit e Trevisan Giulio  in Intesa, in realtà studi legali) avessero eseguito, in  corrispondenza di ogni mutuo, per esempio di 100 milioni di lire, la scrittura di partita doppia crediti alla clientela a depositi della clientela per 100 milioni di  lire, facendo ossia figurare l’importo concesso in prestito di 100 milioni di lire (e non più erogato dal 1992) ed accreditato con un click elettronico sul conto corrente del mutuatario sempre costretto dal 1992 ad aprire un conto corrente già nell’atto notarile di mutuo, come un deposito di 100 milioni di lire effettuato dal cliente stesso, per cui quando il mutuatario paga le rate del mutuo, le quote interessi sono dichiarate al fisco dalla banca, ma le quote capitali NO, in quanto non trovano più collocazione nel bilancio della banca, annacquate da questa iniziale scrittura di partita doppia, pertanto eluse, confluirebbero attraverso stanze di compensazioni in hedge che poi le utilizzano per scopi speculativi, per far cadere al momento opportuno titoli azionari, titoli di stato, valute nazionali o addirittura borse.
Siamo quindi forse vittime predestinate di entità finanziarie internazionali?

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