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L’IRAQ E’ UN GIRO DI PROVA di Noam Chomsky

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Noam Chomsky, professore universitario al
Massachussetts Institute of Technology, fondatore della moderna scienza
linguistica e attivista politico, rappresenta una figura importante
dell’attivismo anti-imperialistico statunitense.
Il 21 marzo, giornata cruciale per le proteste politiche provenienti anche dal
mondo accademico verso l’attacco all’Iraq.

Domanda – Secondo lei la presente
aggressione all’Iraq è la continuazione della politica estera americana degli
ultimi anni, oppure ne rappresenta una variante qualitativa?
R: Chomsky – Rappresenta una
nuova e significativa fase. Non è senza precedenti, ma nondimeno ha un valore
assai significativo. Dovrebbe essere raffigurato come una sorta di giro di
prova. L’Iraq, infatti, è visto come obiettivo estremamente facile e
totalmente senza difese. Si ritiene, non a torto, che le sue strutture sociali
si sgretoleranno, che i soldati vi penetreranno facilmente, consegnandone il
controllo agli USA, i quali potranno scegliere il futuro regime, piazzando nel
contempo basi militari. Dopo l’Iraq, saranno affrontati casi più difficili;
potrebbe essere la regione andina in Sud America, o l’Iran, oppure altri.

Il giro di prova serve a stabilire ciò che gli USA definiscono "la nuova
norma" delle relazioni internazionali. La nuova norma si chiama "guerra
preventiva" (da notare che le nuove norme sono stabilite solo dagli USA). Così,
per esempio, quando l’India ha invaso il Pakistan orientale compiendo orrendi
massacri, non si è stabilita una nuova norma per gli interventi umanitari,
perché l’India è il paese sbagliato, e, oltretutto, gli USA si sono opposti
strenuamente a questo tipo di azione.

C’è differenza fra guerra preventiva e guerra prioritaria. Quella attuale non
è prioritaria: c’è una grande differenza. Guerra prioritaria significa che
se ad esempio una flotta aerea sta attraversando l’Atlantico per bombardare
gli Stati Uniti, gli USA possono colpirli prima che sgancino le bombe, e possono
attaccare le basi aeree da cui la flotta proviene. La guerra prioritaria è una
risposta ad un attacco imminente.

La dottrina della guerra preventiva è totalmente differente; presume che gli
USA – da soli, senza dividere questo diritto con nessun altro, hanno il
diritto di attaccare qualunque paese che essi ritengano essere un potenziale
pericolo. Così se gli USA ritengono che qualunque nazione in qualunque zona del
mondo possa costituire per loro una minaccia, possono attaccarla.

Questa dottrina è stata annunciata esplicitamente nel National
Strategy Report
dello scorso Settembre, facendo rabbrividire tutto il mondo,
incluso l’establishment americano,
nel quale l’opposizione alla guerra direi che è attecchita in percentuale
insolitamente alta. In effetti, il National Strategy Report afferma che gli USA
governeranno il mondo con la forza, che è la dimensione – l’unica
dimensione – di tale supremazia. Ancora, sarà così per un indefinito futuro,
perché qualunque potenziale sfida al dominio statunitense sarà eliminata prima
ancora di diventare una sfida.

Questo è il primo punto di questa dottrina. Procedendo su questi binari, come
presumibilmente avverrà, considerata la debolezza dell’avversario iracheno,
in seguito intellettuali, esperti di diritto internazionale e pensatori
occidentali inizieranno a parlare di nuovi termini nei rapporti internazionali.
E’ importante stabilire una tale norma se ci si propone di governare il mondo
con la forza per il prossimo futuro. Tutto ciò non è senza precedenti, ma è
estremamente insolito. Menziono un precedente, solo per mostrare la ristrettezza
dello spettro. Nel 1963 Dean Acheson, statista e consigliere
dell’amministrazione Kennedy, ebbe un’importante conversazione alla Società
Americana per il Diritto Internazionale, nella quale giustificò l’attacco
americano nei confronti di Cuba. Si trattava di un attacco su vasta scala di
tipo terroristico ed economico. Ciò avvenne subito dopo la crisi dei missili,
quando il mondo arrivò molto vicino ad un olocausto nucleare. Nella sua
conversazione, Acheson affermò più o meno che "non ci sono affatto problemi
legali quando gli Stati Uniti rispondono a sfide alle proprie posizioni,
prestigio o autorità".
E questo è un punto di forza anche della dottrina-Bush. Anche se Acheson è
stato un politico importante, ciò che ha affermato nella circostanza ora
menzionata non è stato mai detto ufficialmente da nessun politico americano del
dopoguerra. Adesso invece si situa come posizione politica ufficiale, e appare
per la prima volta in questa veste, come base per il futuro. Tali "norme"
sono stabilite solo quando un potere occidentale fa qualcosa, non gli altri. Ciò
fa parte del profondo razzismo della cultura occidentale, derivante da secoli di
imperialismo, talmente profondo da risultare inconscio. Così ritengo che questa
guerra costituisca un importante passo avanti in questa direzione, ed è questa
è la funzione che deve assumere.

D: Si tratta anche di una nuova fase nella
quale gli USA non sono stati in grado di portare gli altri dalla loro parte?

R: Chomsky – Non è nuovo. Nel
caso della guerra del Vietnam, per esempio, gli Stati Uniti non hanno ricercato
affatto l’appoggio internazionale. Nondimeno, si tratta proprio di qualcosa di
insolito. Questo è un caso in cui gli USA sono stati costretti per ragioni
politiche a tentare una forzatura nei confronti del resto del mondo per far
accettare la propria posizione, la qual cosa non è riuscita, ed è questo lo
strano. Di solito, il resto del mondo soccombe.

D: Allora potremmo dire che si tratta di un
fallimento della diplomazia? O che siamo di fronte alla necessità di una
ridefinizione del concetto stesso di diplomazia?

R: Chomsky – Non la chiamerei
diplomazia; si tratta si fallimento della coercizione. Paragoniamo la situazione
a quella della prima guerra del Golfo. Nel 1991, gli USA hanno praticamente
costretto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad accettare le proprie
posizioni, nonostante il parere opposto della maggior parte del mondo. La NATO
procedette, e l’unico paese del Consiglio di Sicurezza che non era
d’accordo, lo Yemen, venne immediatamente e severamente punito. In qualunque
sistema legale serio, i giudici corrotti sono considerati invalidi, ma negli
affari internazionali condotti attraverso il potere, i giudici corrotti sono
abili. E questo è ciò che essi chiamano diplomazia.
Ciò che trovo interessante in questo caso è che la coercizione non ha
funzionato. Vi sono paesi i quali hanno caparbiamente confermato l’opinione
della stragrande maggioranza della loro popolazione. Il caso più drammatico lo
troviamo in Turchia, paese molto vulnerabile, vulnerabile soprattutto in
relazione a punizioni americane. Nonostante ciò, il suo nuovo governo, io credo
fra la sorpresa generale, ha mantenuto la posizione del 90% della sua
popolazione. Ciò ha causato un’aspra condanna della Turchia, così come sono
stati condannati Francia e Germania per gli stessi motivi. I paesi che sono
stati elogiati sono stati Spagna e Italia, i cui leaders hanno preso ordini da
Washington contro l’opinione di una percentuale forse del 90% della
popolazione.

Questo è un altro passo in avanti. Non riesco a individuare altri casi di un
tale dispregio per i valori della democrazia, così apertamente proclamato, non
solo dal governo, ma anche da commentatori liberali e altri ancora. Vi è adesso
una vasta letteratura che sta cercando di far passare Francia, Germania (la
"Vecchia Europa") più la stessa Turchia per sabotatori degli USA. E’
inconcepibile per i sapientoni che tali paesi si stiano comportando così solo
perché prendono la democrazia seriamente e perché tengono conto delle opinioni
della maggioranza del popolo.

Se l’atteggiamento americano manifesta un reale disprezzo della democrazia, ciò
che è avvenuto all’ONU manifesta totale disprezzo per il sistema
internazionale. Infatti vi sono ora appelli – dal Wall Street Journal, da
politici e altri – per sciogliere le Nazioni Unite. La paura degli USA in
tutto il mondo è straordinaria. E’ così estrema che viene discussa
quotidianamente su tutti i media. La storia di copertina dell’ultimo numero di
Newsweek riguardo proprio la domanda sul perché il mondo tema così tanto gli
USA. Lo stesso il Post di qualche settimana fa. Naturalmente l’errore è degli
altri, del mondo: c’è qualcosa che non va in loro, non in noi.

D:
L’idea che l’Iraq rappresenti una minaccia per il presente è, in sostanza,
senza alcun fondamento.
R: Chomsky – Nessuno fa caso a
quest’accusa, eccetto il popolo americano, e questo è interessante. Negli
ultimi mesi vi è stato il compimento di una propaganda governo-mediatica, molto
visibile nei sondaggi. I sondaggi internazionali mostrano che il supporto alla
guerra è più alto negli USA che negli altri paesi. C’è però un piccolo
inganno, perché se si guarda più attentamente, si noterà che gli Stai Uniti
sono diversi dal resto del mondo per un altro fattore. Dal Settembre 2002 gli
USA sono il solo paese al mondo in cui il 60% della popolazione ritiene che
l’Iraq costituisce una minaccia imminente, contrariamente a quanto pensano ad
esempio in Kuwait o in Iran, paesi limitrofi. In più, circa il 50% della
popolazione ora ritiene l’Iraq responsabile per l’attacco alle Torri
Gemelle. Questo a partire da Settembre 2002. Ma subito dopo l’attacco, a
Settembre 2002, la percentuale era solo del 3%. La propaganda
mediatico-governativa ha portato la percentuale dal 3 al 50% in un anno, e
adesso la gente pensa di essere in buona fede a ritenere l’Iraq responsabile
dell’attentato. Settembre 2002 rappresenta l’inizio di questa offensiva
propagandistica, e coincide con l’inizio della campagna elettorale per le
elezioni di medio termine, L’amministrazione Bush avrebbe fallito se non
avesse avuto dalla sua le parti sociali ed economiche. Il progetto è stato
quello di ammutolire queste parti facendole convergere sul piano della sicurezza
nazionale, in maniera che tutti si potessero sentire protetti dall’ombrello
del potere.
Questo è esattamente uguale a quanto avvenuto negli anno ’80, con le
presidenze Reagan e Bush senior. Queste amministrazioni hanno trasferito
all’estero la politica interna, cara alla gente. E come è stata effettuata la
mistificazione? Convincendo tutti che esisteva un Esercito del Nicaragua pronto
ad invadere il Texas e a conquistare gli Stati Uniti, e che dalla base aerea di
Granada i Russi avrebbero bombardato l’America. Una ridicolaggine dietro
l’altra, anno dopo anno. Se qualcuno avesse visto la scena da Marte, non
avrebbe saputo se piangere o ridere.

Ora stanno facendo la stessa cosa, e probabilmente ne faranno di simili alla
prossima campagna per le presidenziali. Avranno un nuovo dragone da sconfiggere,
e se le amministrazioni future lasceranno prevalere la politica interna, si
troveranno nei guai.

D: Lei ha scritto che questa guerra di
aggressione ha pericolose conseguenze rispetto al terrorismo internazionale e
alla minaccia di guerra nucleare.
R: Chomsky
Non posso certo invocare l’originalità per questa opinione. Cito solo
fonti della CIA e altre Intelligence, oltre a specialisti in politica
internazionale e terrorismo. Le riviste Foreign Affairs, Foreign Policy, gli
studi dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze e l’Alta
Commissione Hart-Rudman per le minacce terroristiche agli Stati Uniti
d’America vanno tutti in questa direzione. CI sarà un incremento del
terrorismo, questo è fuori dubbio. E la ragione è semplice: in parte per
vendetta, ma in parte per autodifesa. Non vi è altro modo per proteggersi da un
attacco americano. D’altronde, gli Stati Uniti hanno fatto il punto della
situazione in maniera molto chiara, e stanno dando al resto del mondo una
lezione assai pericolosa.
Confrontiamo Iraq e Corea del Nors: l’Iraq è debole e senza difese, è il più
debole paese della regione. Nonostante sia governato da un terribile mostro, non
ha minacciato nessun paese limitrofo. La Corea del Nord, d’altra parte, ha
fatto più d’una minaccia, ma non è stata attaccata per un motivo molto
semplice; ha un deterrente. Possiede artiglieria armata contro Seul, e se gli
USA attaccano, potrebbe distruggere in un batter d’occhio gran parte della
Corea del Sud.

Così, è come se gli Stati Uniti stessero dicendo al mondo: "se siete deboli
e senza difese, vi possiamo attaccare quando vogliamo; ma se avete un
deterrente, non faremo nulla, perché noi attacchiamo solo i deboli". In altre
parole, non si attaccano paesi sviluppati dotati di armi di distruzione di massa
o altri credibili deterrenti; solo i deboli, che diventano così oggetto di
guerra preventiva. Solo per questa ragione, questa guerra porterà alla
proliferazione sia del terrorismo che delle armi di distruzione di massa.

D: Come ritiene che gli Stati Uniti
condurranno le conseguenze umane ed umanitarie della guerra?

R: Chomsky – Nessuno lo sa. Le
agenzie umanitarie e i gruppi medici che lavorano in Iraq hanno rilevato che le
conseguenze potranno essere molto dure. Ognuno spera di no, ma potrebbe
riguardare milioni di persone. Vi è già da prima della guerra una catastrofe
umanitaria. Da stime per difetto, dieci anni di sanzioni hanno ucciso centinaia
di migliaia di persone. Se vi fosse una giustizia, gli USA dovrebbero pagare i
danni causati solo dalle sanzioni. La situazione è analoga all’Afghanistan.
Era ovvio che gli USA non si sarebbero preoccupati delle conseguenze.
In Iraq gli Stai Uniti faranno uno show sulla ricostruzione, e piazzeranno un
regime che chiameranno democratico, il che significa prendere ordini da
Washington. Poi ci si dimenticherà quanto è successo lì, e si andrà al
prossimo obiettivo.

D: Come si sono comportati i media in questa
circostanza, in base alla loro reputazione "propagandistica"?

R: Chomsky – Tifando per la
squadra di casa. Guardi la CNN: disgustosa, ed è la stessa cosa ovunque: i
media sono adoratori del potere.

Più interessante è esaminare cosa è accaduto nella fase preparatoria alla
guerra. Il fatto che la propaganda mediatico-governativa sia stata in grado di
convincere la gente che l’Iraq rappresenti un’immediata minaccia, e che sia
da ritenere responsabile dell’attentato dell’11 settembre è uno
spettacolare inganno, realizzato in circa quattro mesi. Se chiediamo questo ai
media, ci sentiremo rispondere: "ma noi non abbiamo mai detto nulla di
simile", ed è vero, non l’hanno mai fatto. Non c’è mai stata una
dichiarazione, un’asserzione sul genere "L’Iraq è pronta ad invadere gli
Stati Uniti", o "L’Iraq ha coordinato l’attacco alle Torri Gemelle".
Nessuno l’ha detto: l’hanno solo insinuato, suggerimento dopo suggerimento,
finché hanno portato la gente a crederci davvero. E’ un sistema infallibile.

D: Nonostante ciò, nonostante la
propaganda, c’è stata resistenza. Nonostante la denigrazione dell’ONU, non
hanno vinto.

R: Chomsky – Non si sa mai. Le
Nazioni Unite si trovano in una posizione assai rischiosa. Gli Stati Uniti
stanno agendo per smantellare l’ONU. Non mi aspetto che ciò avvenga, ma
quantomeno tutto questo ne diminuirà molto la forza, perché quando l’ONU non
esegue gli ordini, a che serve?

D: Noam, lei ha visto movimenti di
resistenza all’imperialismo per un lungo periodo, dal Vietnam, all’America
Centrale, alla prima guerra del Golfo. Quali sono le sue impressioni
sul carattere, profondità e raggio d’azione della presente resistenza
all’aggressione americana? Ci rincuora molto, infatti, la straordinaria
mobilitazione avvenuta in tutto il mondo.

R: Chomsky – E’ giusto; non
c’è nulla di simile a questa opposizione, enorme e senza precedenti. Accade
anche all’interno degli Stati Uniti, ieri per esempio a Boston c’è stata
una dimostrazione importante. Vi ho partecipato anch’io, ed era dal 1965 che
non partecipavo ad una dimostrazione, dai tempi dell’inizio del bombardamento
in Vietnam. Ma ci sono differenze con quanto sta avvenendo oggi.

La situazione odierna è la seguente: vi è un solo modo di combattere una
guerra. Prima di tutto, scegliere un nemico debole, quindi costruirci su un
sistema propagandistico che convinca la gente dell’imminenza di una minaccia.
Infine, conseguire una luminosa vittoria. Un importante documento
dell’amministrazione di Bush senior datato 1989 insegna come combattere una
guerra: gli USA devono scegliere nemici deboli, la vittoria deve essere rapida e
decisiva, così da eliminare ogni forma di protesta. Non avviene più come negli
anni ’60, in cui una guerra poteva durare anni senza alcuna opposizione.

Tuttavia, l’attivismo degli anni ’60 e seguenti ha semplicemente reso gran
parte del mondo, inclusi gli USA, molto più civilizzati.

(per la traduzione di ringrazia Andrea
Calabrese)

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