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L’economia ai tempi di Renzi

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Che Matteo Renzi sia stato chiamato dall’élite finanziaria internazionale per eliminare gli ultimi ingranaggi costituzionali che ancora permettono qualche scampolo di sovranità nazionale politica ed economica deve essere chiaro a tutti: Renzi, infatti, secondo giornalisti d’inchiesta come Franco Fracassi e non solo, è supportato da strateghi come – ad esempio – Michael Leeden, che si è già occupato di guerra fredda, mass media e servizi segreti.
I politici, infatti – capiamolo subito – nel nuovo ordine mondiale che avanza – e che è ormai intorno e forse anche dentro di noi – sono tutti imposti dall’élite, e più promettono spregiudicatezza nei suoi confronti più saranno da essa favoriti. 
L’attuale Segretario di Stato John Kerry ha più volte espresso giudizi positivi sul Sindaco di Firenze durante le trasvolate atlantiche, e perfino il New York Post ha dichiarato, azzardando non poco, che dietro “Super Matteo” c’è la destra americana e Israele. E quando dici Israele… devi dire Rothschild, ovvero una delle famiglie più influenti del Pianeta dal punto di vista finanziario e quindi – ormai – anche economico.
Altri scommettitori di Matteo Renzi sono la società di investimenti Blackrock e il magnate americano di origine ungherese George Soros: la prima ha ribadito più volte che “Renzi deve avere più coraggio per riformare il paese, come ha promesso”, mentre Soros si è limitato ad esprimere il suo dissenso – in modo indiretto – nei confronti di Federica Mogherini, pontificando dagli Stati Uniti che “L’Unione Europea deve avere una personalità forte per coordinare la futura politica estera dell’Unione, e che non è il momento per i novizi”.
La società Blackrock ha forti interessi in Italia: oltre ad essere il primo investitore estero di Piazza Affari, è tra i principali azionisti del gruppo controllato da Coop Adriatica e Unicoop Tirreno, nonché del Gruppo Intesa e la Fondazione Cariplo. 
Renzi, quindi, sta lavorando bene, anzi benissimo per eliminare gli ultimi “scampoli di Stato”: è già riuscito a far approvare i primi due articoli del nuovo Senato che sarà nominato dagli enti territoriali e non supererà i cento senatori. Altro che eliminazione del bicameralismo perfetto, qui stiamo passando ad un cameralismo assoluto della Camera dei Deputati, la quale, se sarà nominata con l’Italicum o qualche altra simile legge elettorale, darà vita a uno Stato del tutto disarmato davanti a qualsiasi ingerenza internazionale, politica ed economica! 
Insomma, il belloccio che parla alla pancia – e all’ignoranza – della gente sta lavorando egregiamente sia per svuotare lo Stato una volta e per tutte sia a favore dell’élite mondialista, in quanto, così facendo, si potranno svendere tranquillamente le ultime aziende pubbliche nonché eseguire alla lettera e senza ostacoli tutti i dettami economici dell’UE che ci impone di rientrare dal “nostro debito pubblico”. 
Detto questo, cosa sta facendo Mr. Renzi in concreto per l’economia reale, quella che ci riguarda, quella che sostiene lo stesso popolo che lo ha scelto alle europee?
La risposta è nulla, ma per i mass media, invece, questo nulla è tutto e anche di più! 
Partiamo dal bonus di 80 euro: prima del voto, Renzi dichiarava che gli 80 euro (che poi non sono mai tali neanche per i destinatari, sono sempre di meno in base a mille e più parametri!) sarebbero stati estesi anche a pensionati, partite iva e incapienti. Il 1 agosto 2014, invece, ha fatto marcia indietro, dichiarando che il fanta-bonus non può essere garantito a tutti.
Ma tant’è: finché hai delle televisioni che non mettono a confronto le dichiarazioni del potere di turno e si limitano pedissequamente alle dichiarazioni del giorno… non puoi aspettarti alcuna indignazione generale!
Il bonus magico, comunque, lo si sta già recuperando attraverso numerose subdole tassazioni: dall’introduzione della Tasi per la casa, al raddoppio dei costi dei passaporti, alle accise sui carburanti, fino ai balzelli sui dispositivi dotati di memoria digitale come smartphone, computer e tablet ecco che la fregatura è servita. E ciò tocca le tasche di moltissimi italiani, solo che non lo sanno!
Oltre a tutto questo, c’è stato l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie (l’unico provvedimento che ha scalfito leggermente i grandi capitalisti, i quali, però, non hanno grossi conti in un paese così indebitato, anzi i conti, se vogliamo dirla tutta, ce li hanno nei paradisi fiscali!), tasse che sono passate dal 20 al 26%, colpendo conti correnti, risparmio gestito e depositi bancari e postali.
Come se non bastasse, il debito pubblico ai tempi di Renzi è aumentato ancora (come non potrebbe, il denaro nasce come un debito alla fonte) toccando il record di 2.166 miliardi di euro, mentre il tasso di disoccupazione nazionale è arrivato al 12.6% (quello ufficiale) e quello giovanile (altrettanto ufficiale) ha toccato punte del 44. Il tutto mentre il PIL avrà un modesto incremento dello 0.4%, praticamente un’inezia rispetto a ciò che si profetizzava. 
Anche il ricorso al credito è crollato, sintomo di un paese già indebitato e di un sistema bancario che è in estrema difficoltà perché ha esaurito perfino la sua funzione moltiplicatrice del credito. Il potere di acquisto delle famiglie, del resto, continua a calare (-2,4% su base annua, -94 miliardi dal 2008, anno di inizio della crisi)  mentre la soglia di povertà continua ad aumentare, facendo scivolare nel baratro addirittura il 16,8% della popolazione: in pratica, nel nostro paese, ci sono ormai più di dieci milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta o quasi, ovvero un italiano su sei. 
L’unico dato in controtendenza riguarda l’aumento dei depositi bancari (+67%) dall’inizio della crisi, cosa che sta a indicare che la gente non spende per paura dell’acuirsi della crisi stessa, e che ha portato Mario Draghi a parlare di rischio di blocco delle attività economiche nei cosiddetti PIIGS (per via della deflazione in corso) aggiungendo l’opportunità di comprare titoli per un bel po’ di tempo in cambio di liquidità. 
Tirando le somme, Matteo Renzi sembra essere, in questo momento, il burattino giusto al posto giusto: mentre l’economia finanziaria, infatti – mezzo di potere per eccellenza dell’élite mondialista, quella vera, quella cioè che crea il denaro dal nulla e tiene le redini della finanza mondiale, compresa questa ulteriore crisi – continua a gongolare e a sognare nuove acquisizioni economiche nonché la distruzione – nei fatti – degli ultimi scampoli di sovranità politica nel nostro paese, l’economia reale è sempre più in ginocchio,  anche se i cittadini lo percepiscono – e devono percepirlo – passo dopo passo, secondo la vecchia e cara strategia (nota in certi ambienti) del cosiddetto “totalitarismo per gradi”. 

Articolo di Gabriele Sannino

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