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(IV) LITTLE RED SPHERE di Paolo C. Fienga & Lunar explorer Italia

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La storia la scrivono i vincitori, quindi ĆØ sempre diversa dalla realtĆ ? Ne parliamo conĀ Teodoro BresciaĀ Dottore di ricerca, docente e scrittore e autore del libro...

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"…L’Ossigeno che si respira all’interno dell’Astronave è freddo. E’ freddo e ti lascia in bocca un amaro sapore di metallo e di gomma.

L’Ossigeno che soffia all’interno dell’Astronave ha una sua Voce e la si sente in continuazione, durante tutto il viaggio. Non è un sibilo: è una vera Voce, dolce e rassicurante.

Se dovessi fare un paragone, direi che la Voce dell’Ossigeno è simile al ronzìo di un nugolo di api; è simile al sussurro dell’elettricità che invade l’aria intorno alle centrali elettriche.

Un flusso costante di Vita e di Energia che vivifica quella scialuppa di salvataggio, intonando una melodia a bassa frequenza…"

(estratto da un’intervista inedita ad uno degli Astronauti dell’Apollo 11)


***

Le pagine di Storia più importanti, spesso, tendono a confondersi con la Leggenda.

Questa pagina della nostra saga, in particolare, è forse una delle più strane ed affascinanti mai registrate: siamo tornati, ancora una volta, alla Missione Apollo 11 e le immagini che proveremo a commentare ci raccontano qualcosa di veramente complesso e di molto difficile da interpretare.

Tutto incomincia con il frame AS 11-37-5460 : {mosimage} l’Attività Extra Veicolare di Armstrong ed Aldrin è finita. Gli Astronauti sono, ancora una volta, al “sicuro”, dentro il loro Modulo Lunare.

Buzz Aldrin, non sappiamo se in ottemperanza ad una Procedura Operativa o di sua iniziativa, comincia a scattare una serie di “panorami ridondanti” (ossìa una sequenza di immagini sostanzialmente identiche) che riprendono l’esterno del Modulo Lunare e che guardano verso un piccolo “crater cluster” (o “ammasso di crateri”) ed una collina, lontana un paio di chilometri.

Questo è quanto ci dice la NASA, a proposito del frame AS 11-37-5460:”… Buzz starts several redundant post-EVA pans to the left and right out of his window.

Note that now, several hours after the landing, the LM shadow is noticeably shorter than in the same view nota: si tratta del frame AS 11-37-5454) from the pre-EVA panorama. Buzz may have made the footprints on the near rim of the double crater at the time he took his plus-Z pan

{mosimage}

Una serie di “panorami ridondanti” dunque.

Il momento della più grande eccitazione e – supponiamo – paura, era passato. Ora bisognava solo tranquillizzarsi ed attendere, con calma, il momento della partenza dalla Luna verso il CSM Columbia e verso l’Amico Michael Collins che li aspettava, solo soletto, in orbita.

Gli Astronauti, durante la Conferenza Stampa che tennero dopo il loro rientro sulla Terra (e dopo la “quarantena”), ci raccontarono che Houston aveva suggerito loro di tentare di riposare (magari anche di dormire un po’), ma – come ci è semplice supporre – l’agitazione e l’emozione erano davvero grandi e di prendere sonno, nonostante la stanchezza, non se ne parlava.

Almeno per il momento.

Inoltre, come Buzz Aldrin stesso tenne a precisare, l’interno del LM era angusto, scomodo, e non c’era verso di distendersi in maniera confortevole: le luci che provenivano dal computer di bordo e dai pannelli che formavano il Quadro Comandi erano tante e fastidiose e così pure erano fastidiosi i ronzii che riempivano quella (pur altamente tecnologica e preziosissima) “scatola di sardine”!

Tutto ciò premesso, se l’idea di distendersi e dormire non era proprio quella giusta al momento, bisognava fare qualcosa per ‘passare il tempo’.

Bene: l’impegno più gratificante e meno (psicologicamente) oneroso, poteva essere proprio quello di scattare un bel po’ di fotografie e così – finalmente! – finire il rullino (magazine) numero 37.

Ed è così che Aldrin decise di avvicinarsi ad una delle finestrelle del Modulo Lunare e cominciò a scattare…

***

La Sequenza di “panorami ridondanti” e l’Evento Anomalo

Se osservate ancora una volta e con la dovuta attenzione il frame AS 11-37-5454 (anteriore all’AEV), noterete che la ripresa del panorama esterno venne effettuata – come la logica ed il buon senso suggerivano – posizionandosi molto vicini alla finestrella/oblò.

Il motivo di una tale scelta è assolutamente ovvio, ma lo precisiamo comunque: decidendo di riprendere il panorama esterno stando a ridosso della finestrella si otteneva il risultato di “allargare l’orizzonte visibile” e, nel contempo, si eliminava il rischio di riprendere, assieme al paesaggio Lunare, anche qualche riflesso di luce proveniente dall’interno del Modulo (ergo da quanto presente alle spalle dell’Astronauta).

Buzz iniziò a scattare immagini su immagini, ora muovendosi verso destra ed ora verso sinistra, cercando di far vedere l’orizzonte Lunare e poi la Bandiera Americana, le tracce lasciate sulla superficie e tutto quant’altro potesse avere un certo valore storico o scientifico.

In realtà, ciò che otterremo sarà solo una lunghissima serie di frame quasi identici fra loro.

La fotocamera verrà usata da Aldrin sino al frame 5495, dopodiché essa viene passata ad Armstrong il quale, come la NASA stessa ci racconta:”now starts to document the post-EVA surface over on his side with a view to the West. The dark diffuse field in the center of the photo is an LPD marker in Neil's window…”

{mosimage}

Anche Armstrong, stando piuttosto vicino alla finestrella, scatterà una serie di fotografie di discreta qualità sino al frame 5509 – ivi inclusa un’immagine della Terra, ben visibile attraverso la finestrella posta sulla parte superiore del LM (e cioè proprio sulla testa di Armstrong) la quale doveva essere usata durante le operazioni di rendez-vous con il CSM Columbia – e poi ripasserà la macchina fotografica ad Aldrin.

Ed ecco che succede qualcosa: nel frame 5515

{mosimage}

si vede chiaramente un piccolo oggetto luminoso (simile a quello che avevamo già visto commentando i frames AS 11-37-5455 e 5456) che appare nel Cielo della Luna.

L’esame del frame originale uncompressed conferma che si non si dovrebbe trattare di un photo-artifact.

Ma non è tutto qui: con ogni probabilità accade, proprio pochi istanti dopo lo scatto numero 5515, un “Evento Imprevisto”, ossìa una circostanza che giunge repentina e che, molto probabilmente, spaventa gli Astronauti.

Perché abbiamo pensato che li “spaventa”? Perché, a cominciare dal frame 5518, Aldrin ed Armstrong non solo arretrano rispetto alle finestrelle dalle quali stavano scattando, ma incominciano anche a “palleggiarsi” la macchina fotografica, in maniera tale che possano essere ottenute, in poco tempo, diverse riprese, da diversi angoli visuali e da diversi oblò.

Alcuni frames sono mossi e tutte le immagini, ora, vengono ottenute stando in posizione decisamente “arretrata” rispetto alle finestrelle (parliamo dei frames 5518, 5519, 5520 e 5521 – nota: i frames controversi arrivano sino al 5527).

Ma perché, ci domandiamo, sprecare tanta (preziosa!) pellicola scattando fotografie che riprendono – male! – la superficie della Luna e l’area circostante il Lunar Module?

I frames che vediamo sono abbastanza mossi e di cattiva qualità. Essi, in sostanza, ci parlano di movimenti rapidi degli Astronauti e di una certa confusione.

Non siete d’accordo? Notate allora questo dettaglio: dopo una lunga serie di scatti da parte di Aldrin ed una media serie da parte di Armstrong, ora gli Astronauti si “passano” la fotocamera e scattano di fretta e stando lontani dalle finestrelle del Lunar Module (frame 5517 à scatta Aldrin; 5518 à scatta Armstrong; frames 5519 e 5520 à scatta Armstrong; 5521 à scatta Aldrin; frames 5522, 5523,5524 e 5525 à scatta Armstrong; frames 5526 e 5527 à scatta Aldrin).

Che cosa stavano facendo Armstrong ed Aldrin?

Una possibile risposta, forse, ci giunge con il frame AS 11-37-5522 {mosimage}: nell’angolo alto a Sx di una delle finestrelle usate per scattare i “panorami ridondanti” si intravede una sfera di colore rosso intenso, assolutamente indefinibile, la quale, dopo aver analizzato il frame originale e non compresso, NON sembra proprio essere un photo-artifact.

In realtà, operando un detail magnification dal suddetto frame, la sfera rossa rivela anche delle sottili venature gialle. Venature che la rendono – se la cosa è possibile – ancora più enigmatica

{mosimage}

Che cos’era quella “sfera rossa”?

Nonostante il pragmatismo che deve sempre informare le nostre piccole indagini, in un caso come questo dobbiamo tentare di pensare, come dicono proprio gli Americani, “outside-the-box”, cioè “uscendo dagli schemi mentali tradizionali” e percorrendo strade alternative.

***

Le Ipotesi Esplicative

1. La Sfera Rossa è un photographic artifact derivato dall’eccessiva compressione del file originale. Essa, in altre parole, è il prodotto di un’aberrazione e, di fatto, rappresenta un oggetto che NON esiste.

Abbiamo incontrato, durante l’analisi di tutti i frames della Apollo Official Collection, tantissimi casi di photo-artifact (taluni stupendamente ingannevoli!) i quali, tuttavia, tendevano a manifestarsi esclusivamente nei frames ultra-compressi e NON nelle loro versioni originali.

Ed infatti, come gli stessi Curatori dell’Apollo Space Catalog ci hanno detto: “…please be aware that the extremely high compression af these JPEG files may have caused the creation of several photographic artifacts…therefore these files should not be used for scientific purposes, but just for pleasure…”.

Questa – per nulla inopportuna – precisazione operata dagli Amici “Bibliotecari dello Spazio” (ossìa, come loro stessi, I Curatori dell’Apollo Space Catalog, amano definirsi) non deve essere MAI dimenticata ma, come sempre loro precisano, va mantenuta nel suo alveo naturale, e cioè: i frames Apollo a compressione extra-elevata.

Nel momento in cui l’analisi si sposta su frames originali NON compressi, quindi, le cose cambiano radicalmente: sebbene sia ancora possibile, infatti, incontrare dei photo-artifacts, in questi casi non si tratterà più di aberrazioni da compressione eccessiva (le quali sfociano, nella maggior parte dei casi, nella “creazione di oggetti inesistenti”) bensì, ad esempio, di semplici graffi della pellicola o di granelli di polvere rimasti imprigionati all’interno dell’obbiettivo o poggiati su una lente e quindi, durante le operazioni di sviluppo, trasportati sul negativo (prima) e sulla fotografia (poi).

Esistono innumerevoli esempi di immagini idonee ad illustrare questa tipologia di photo-artifacts elementari e di agevolissima riconoscibilità e classificazione e la Sfera Rossa, come potrete constatare Voi stessi, NON fa certo parte di questa famiglia.

2. La Sfera Rossa è un riflesso. Per essere più precisi è il riflesso, sul cristallo della finestrella dalla quale le immagini venivano scattate, di un corpo luminoso interno al Lunar Module (un led, una spia o qualcosa di simile).

Questa ipotesi è, indubitabilmente, molto convincente. E lo è in maniera ancora più netta e particolare se andate ad esaminare il frame 5534, dove si vede Buzz Aldrin accanto alla finestrella “incriminata”, con un bel “punto rosso” che splende sulla sua testa .

{mosimage}

Si tratta dello stesso “punto rosso” che abbiamo visto nel frame 5522? Secondo noi no: dall’analisi dei due frames è risultato che le dimensioni, la posizione e la “tessitura” del corpo sferico rosso e luminoso sono diverse però…Però non possiamo neppure escludere a priori l’eventualità che la nostra interpretazione sia errata che la Sfera Rossa del frame 5522, in realtà, non sia altro che il punto rosso del frame 5534, ovvero una minuscola spia posta all’interno del Modulo Lunare la quale, durante la sequenza “caotica” di scatti, è stata occasionalmente ripresa e quindi si è trasformata in una (notevole) Anomalia.

Per Vostra opportune informazione la NASA, commentando il frame AS 37-5522, si è limitata a dire che:”…The camera is back with Neil, who is again shooting through Buzz' window to the right. View of lunar surface from LM, with the US flag shadow near a small boulder”.

3. La Sfera Rossa è un “corpo esterno” al Modulo Lunare: è una sonda di provenienza aliena che gira vorticosamente attorno al LM e che, proprio in virtù di questo suo “comportamento”, ha spaventato gli Astronauti.

Questa terza ipotesi è tutt’altro che improbabile e peregrina.

Lunar Explorer Italia, come sapete, non si occupa di Ufologia (quantomeno in prima battuta), ma l’eventualità di incrociare degli UFO nel Cielo della Luna erano – tutto sommato – davvero altissime e quindi, in qualche modo, quando ci siamo trovati davanti a degli “oggetti anomali” abbiamo dovuto anche improvvisarci Ufologi (pur non essendolo).

A favore dell’ipotesi n. 3 giocano quattro importanti elementi, che possiamo così sommariamente elencare ed illustrare:

a) la sua apparizione è contemporanea ad un repentino arretramento dei due Astronauti dalle immediate vicinanze delle finestrelle nonché ad una serie di scatti malfatti e caotici i quali risultano sostanzialmente inspiegabili se non facciamo riferimento ad almeno una ipotesi “esotica”. L’ipotesi della Sonda Aliena che è venuta a “dare un’occhiata” al Lunar Module non ci sembra per nulla stupida, anzi: essa segue una logica decisamente lineare che non intendiamo dismettere sulla base di preclusioni aprioristiche;

b) le spie luminose che potevano giungere a riflettersi nella finestrella del LM che guarda verso il “plus-Z” sono tutte rettangolari e, a quanto la NASA stessa ci ha notificato, erano tutte illuminate da luce bianca. NON esistevano spie (né rosse, né di altro colore, in prossimità delle finestrelle);

c) esiste una “Leggenda Lunare” che parla di un filmato a colori, realizzato proprio da Buzz Aldrin, che riprende un UFO colorato il quale si aggira minacciosamente intorno al Lunar Module. Noi sappiamo che Buzz Aldrin aveva a disposizione una minuscola cinepresa e che essa è stata utilizzata proprio subito dopo l’AEV. Malauguratamente, che cosa sia stato ripreso non lo sa nessuno e la NASA, comunque, ha in più di una occasione ribadito che questo ipotetico filmato non esiste.

d) last but not least, l’apparizione di Sonde Sferiche (si tratta di “probes” ma, generalmente, di apparente colore grigio e/o argento) non è affatto nuova nella Storia delle Missioni Apollo.

***

Conclusioni

L’ipotesi più sensata, se vogliamo essere ultra-pragmatici e razionali all’ennesima potenza, è l’ipotesi 2.

L’ipotesi più – onestamente – logica e lineare, alla luce di quanto abbiamo visto ed in base agli elementi che possediamo, è la numero 3.

L’ipotesi che non sembra proprio aver sostanza è la numero 1.

Che altro dire? La Missione Apollo 11 è stata costellata da episodi anomali, in parte filmati e trasmessi in Mondovisione, ed in parte fotografati e giunti sino a noi tramite l’ottemperanza (forse non proprio entusiastica) della NASA al “Freedom of Information Act”.

Molti di questi episodi sono decisamente suggestivi ed il ricorso a spiegazioni “esotiche” per tentare di interpretarli non è frutto di pigrizia intellettuale o di un ottuso amore per l’ignoto ed il mistero: esso è il risultato necessario di un’equazione la quale, altrimenti (vista anche la scarsissima collaborazione della NASA sull’argomento), resterebbe completamente priva di significato e tendenzialmente irrisolvibile.

Naturalmente siamo sempre disponibili a ricevere nuovo materiale e, se ci sono, nuove idee ed ipotesi esplicative, a considerarle.

I dati in nostro possesso, uniti ad quel pizzico di esperienza e di intuito che si finisce con l’acquisire operando per anni in questo campo ci dicono – seppure a bassa voce… – che la Sfera Rossa ha rappresentato, per Armstrong ed Aldrin, una sorpresa, del tutto inattesa e – forse – neanche troppo gradita.

Volete una prova (debole, ma significativa) di quanto gli Astronauti abbiano patito psicologicamente questo close encounter?

Guardate la fotografia che Armstrong ha scattato ad Aldrin subito dopo la fine del “momento di agitazione”: Buzz Aldrin è un Eroe, ha scritto il suo nome sulle pagine della Storia ed è stato appena testimone di un evento incredibile: e questa sarebbe l’immagine di un Uomo che ha appena conseguito una sorta di Immortalità?!?

{mosimage}

Armstrong {mosimage}, dal canto suo, tradisce la sorpresa e la meraviglia di essere il protagonista di una realtà capace, forse, di superare anche la più sfrenata delle fantasie.

E allora lasciamoli così, mentre continuano a guardare verso l’esterno e si scambiano commenti ai quali – probabilmente – anche noi troveremmo troppo incredibili per essere veri: Collins, mentre tutto questo stava accadendo, viaggiava sul Lato Oscuro della Luna.

Una curiosa ironia della sorte, se pensate che il Lato Oscuro della Luna è proprio quello stesso Lato nel quale e sul quale, negli anni a venire, sarebbe stata sepolta quasi tutta la Storia degli Apollo Days…

 

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