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Il vero maestro vuole che ognuno diventi maestro di sé stesso

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In questo periodo storico di profondi cambiamenti, l’umanità intera è chiamata a rivedere molte cose, lasciando andare vecchi ed obsoleti paradigmi per integrarne a mano a mano di nuovi. Ma il nuovo non è istantaneo e pertanto non ancora chiaro e definito. Tra il vecchio e il nuovo c’è sempre un periodo di transizione, la cui durata è determinata dalla capacità della gente di accogliere ed integrare il cambiamento senza opporvi resistenza. In questo periodo, che possiamo chiamare la “terra di mezzo”, i più vivono momenti di crisi causati da paura e disorientamento. Molte persone cercano allora nuove risposte, nuove sicurezze e nuove direzioni. E naturalmente le proposte a queste crescenti necessità non mancano. Gli ultimi anni hanno visto infatti l’aumento, in modo esponenziale, dell’offerta di scuole, tecniche, percorsi, maestri, guru per offrire nuove soluzioni alla crescente crisi interiore ed esteriore.
Se da un lato tante cose nuove stanno portando un’onda di verità e di luce, dall’altro, come spesso accade, molti cavalcano l’onda motivati solamente dai propri scopi personali.

La parola d’ordine è ATTENZIONE. Attenzione e discernimento costanti. C’è tanta falsità attorno, tante realtà create appositamente attraverso la magia dell’illusione così che “nel viandante” non possa nascere alcun sospetto. I fili neri che muovono le marionette non saranno mai visibili fino a che utilizzeremo un fondo nero come scenario. Ma nel momento in cui daremo contrasto a quei fili con un fondo bianco, immediatamente l’illusione cadrà. Dobbiamo essere attenti, andare al di là della forma superficiale, e utilizzare in ogni momento il nostro potere di dividere “i semi buoni da quelli che non lo sono”.

All’inizio saremo come un contadino principiante che non ha ancora acquisito quella saggezza che deriva dall’esperienza o dagli insegnamenti di qualche anziano. Ma cerchiamo continuamente di raffinare e far “diventare il giorno la notte”, così che questo contrasto possa farci notare tutte quelle cose scontate nella forma, ma non nel contenuto.

LE CARATTERISTICHE DEL MAESTRO

I grandi maestri non insegnano parlando, ma incarnando il loro insegnamento. Lo rendono vivo e reale nella loro testimonianza. La loro vita è manifestazione della loro verità. Non usano la parola per assoggettare, ma per risvegliare. Non danno soluzioni, ma semplici strumenti. Non offrono risposte, ma creano un percorso ad ostacoli così che il terreno di gioco dell’esperienza diventi, per il giocatore, la pratica necessaria per risvegliare la propria saggezza. Non sono mendicanti, ma imperatori! Non elemosinano, ma vivono di sé stessi. Come dice il Tao Te Ching:

“Il saggio si pone ultimo e diviene primo; si tiene fuori ed è al centro.”

Nella sua “relazione con gli altri” un vero maestro non crea dipendenza e neppure assuefazione. Non è un pastore in mezzo ad un gregge di pecore addomesticate. Non impone nulla, ma permette ad ognuno di riconoscere ciò che ha già dentro di sé. Non cerca adepti, ma liberi cercatori. Un maestro non è mai la giusta risposta, ma semmai la giusta domanda.

Il Maestro Sufi Abu Said ibn Abul Khayr riporta almeno dieci caratteristiche che se si trovano in un maestro sono prova della sua autenticità.

1. Deve essere diventato un obiettivo, per essere in grado di avere un discepolo.

2. Deve aver percorso il cammino mistico egli stesso, per essere capace di indicare la strada.

3. Deve essere diventato raffinato ed educato, per essere in grado di essere un educatore.

4. Deve essere generoso e privo di importanza per sé, in modo che possa sacrificare la ricchezza per conto del discepolo.

5. Non deve impadronirsi della ricchezza del discepolo, in modo tale che questi non sia tentato di utilizzarla per sé.

6. Ogni volta che egli potrà, darà consigli attraverso un segno (parabole o metafore) e non utilizzerà espressioni dirette.

7. Ogni volta che sia possibile educare attraverso la gentilezza, non userà la violenza e la durezza.

8. Qualsiasi cosa egli ordini, l’avrà egli stesso compiuta.

9. Qualsiasi cosa proibisca al discepolo, se ne sarà astenuto egli stesso.

10. Non abbandonerà per tutto il bene del mondo il discepolo che egli ha accettato per amore di Dio.

In oriente si dice:

“Il maestro e l’allievo, insieme, creano l’insegnamento.”

Nulla di più vero. Il vero maestro è umile. Insegna con la parola, ma soprattutto con i silenzi. Non impone la propria verità, ma si affianca al viaggio del cercatore che si rivolge a lui con umiltà. Perché un maestro mai giudica. Non vede con gli occhi della mente, ma osserva con la verità del cuore.

Molti presunti maestri invece riempiono tanto le loro bocche quanto il loro ego con plateali parole. Il loro dire è ben diverso dal loro agire! La loro forza è data dalla platea che li segue e li promuove, ma quando sono al di fuori di quel palcoscenico, la loro luce sfuma. Obiettivo del loro ego è ammaliare e conquistare l’altrui attenzione, ma poco importa loro se ancora non hanno consapevolezza di sé stessi. Il personaggio che hanno creato si erge sul piedistallo del loro costante bisogno di potere.
Un potere che controlla, che plagia ed incatena, ed il cui vero volto è spesso nascosto dietro la maschera del “bene”. È come se gridassero: “Io ho la verità per te!… non perdere tempo a cercarla, seguimi e te la mostrerò.” Ma ciò che sembrava un grande premio, in realtà poi diventa un grande fardello.

Il potere fa sentire una persona forte e degna, la fa sentire come se avesse uno scopo. Per questo le persone cercano di acquisire potere. Il modo migliore per farlo è sottrarlo a qualcun altro, portandolo a credere che “tu sei meglio di lui”. Questo è il potere psichico, letteralmente ciò significa prendere energia dagli altri, portandoli al livello in cui puoi rubare loro qualche cosa. Ma principalmente ciò che viene rubato loro è la libertà.
Dunque impariamo la differenza tra guardare ed osservare. Impariamo a vivere la nostra vita da “svegli”, come osservatori attenti e consapevoli di tutto quello che accade dentro e fuori di noi, così da riconoscere le possibili trappole, da discernere il falso dal vero ed evitare così le sabbie mobili che inaspettatamente ci possono rallentare od inghiottire.
Non esiste la regola perfetta. Non esiste la “mappa del pericolo”. Ognuno ha all’interno la propria bussola. L’unità di misura è dentro di noi e il più grande maestro che possiamo utilizzare nella vita è la luce della nostra consapevolezza. Perciò è importante vivere ogni attimo di tempo con presenza e coerenza, con gioia e amore.

MAESTRO O CARCERIERE?

Carceriere è chi esercita un'eccessiva sorveglianza sugli altri, o ne limita la libertà con un controllo ossessivo e tormentoso. Quando la relazione interpersonale, di qualsiasi tipo essa sia, diviene gioco di potere dove la supremazia dell’uno domina sulla debolezza psichica dell’altro, ciò che ne deriva è una “prigionia condivisa”. Si instaura un rapporto malato “carceriere/prigioniero”.

Un corso in miracoli” esprime perfettamente questo concetto: “Un carceriere non è libero, perché è legato al suo prigioniero. Deve essere certo che questi non possa fuggire e quindi passa il suo tempo a tenerlo d’occhio. Le sbarre che lo limitano diventano il mondo nel quale il suo carceriere vive assieme a lui. E la via alla liberazione di entrambi dipende dalla sua libertà. Perciò non tenere nessuno prigioniero. Libera invece di legare, perché così vieni reso libero. Il modo è semplice.”
Questo legame non ha opposti (bene/male) dove il carnefice è libero e la vittima è prigioniero. Ambedue in questa relazione condividono la stessa prigione. Il loro stare insieme ha effetti diversi, ma la stessa causa: un vuoto e una sofferenza interiore. Proiettano all’esterno ciò che non vogliono affrontare dentro di loro.

Eckhart Tolle afferma che ogni dipendenza nasce dal rifiuto inconsapevole di affrontare e superare il proprio dolore. Ciò che non ti rende libero all’interno, ti renderà schiavo all’esterno.
Il carceriere o “falso maestro” sfrutta la relazione per nutrire il suo ego, esaltando l’immagine di sé  attraverso l’energia psichica che chi è debole riversa completamente nella sua immagine.
Il prigioniero, all’opposto, dalla sua presenza e dalla sua guida riceve un senso di identità, di sicurezza, di appartenenza. La sua è una completa identificazione con il maestro, annullando il suo bisogno di pensare e quindi di scegliere. Una persona debole non vuole dover scegliere, perché ha paura di sbagliare, ma soprattutto di soffrire. Ecco perché è meglio delegare. La sua dipendenza è dettata da una profonda insicurezza che è sofferenza.
Ma come ho già detto, “carnefice e vittima” si attraggono perché l’uno fa da specchio alla debolezza dell’altro. Perché la prigione che condividono può essere aperta dalla stessa chiave. Solo la consapevolezza li renderà liberi entrambi. L’inconsapevolezza ha creato la catena. La consapevolezza li può rendere liberi.

Perché la consapevolezza è libertà, e libertà è amore. Il gioco del potere scompare. Le redini non sono più necessarie. Tanto che vengano imposte, quanto subite.
Ricorda questo: ognuno ha dinnanzi lungo il cammino tutto ciò di cui ha necessità, ma la cecità gli impedisce di vederlo, poiché preferisce affidarsi ai miraggi del deserto illusorio che è assai abile a creare la mente, e non alle vere immagini che sgorgano dall’originaria sorgente che è il nostro cuore, espressione del cuore divino.
Dunque non facciamo né schiavi né prigionieri. Ma soprattutto non diventiamo né schiavi né prigionieri. E la linea è molto sottile, a volte impercettibile. A volte oltrepassiamo questa linea con la convinzione di essere ancora dalla parte della verità.

“Quando si va a cercare un guru, si va in cerca di quello che potremmo fare da soli: vuoi che un altro faccia per te quello che dovresti fare tu, perché pensi di non riuscire a farlo da solo. Ma il guru non ha ricevuto questo dono dal cielo, lo ha fatto lui, lo ha creato. Ha lavorato per riuscirci, riescici anche tu.”

Alejandro Jodorowsky

RICONOSCERE L’IMPRONTA DI UN MAESTRO

Dalla saggezza zen giunge a noi una bellissima storia che racconta del viaggio che stava compiendo un maestro con i suoi cinque discepoli, per raggiungere il monastero nel vicino paese. Quel pomeriggio, dopo diverse ore di camminata sotto un sole cocente, il maestro decise di fare una sosta in una locanda per rifocillarsi e riposare…


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Jhonny Mariotto è anche autore dei libri Crea il momento perfetto e Vivo con te Non vivo per te e dell'audiolibro The Master Code (con musiche a 432 Hz di Giordano Sandalo):

   


 

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