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Il successo delle monete alternative in Argentina di Tito Pulsinelli

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Nel gergo
dell’usura internazionale questo é un "default". Nella vita
quotidiana della gente comune, questa parola si traduce così:
disoccupazione galoppante, collasso del sistema produttivo e
commerciale, assoluta mancanza di soldi in circolazione.

Le cronache ci hanno portato le notizie delle proteste popolari massive
e ripetute contro il congelamento dei conti bancari, i blocchi stradali
effettuati dai piqueteros, l’autorganizzazione degli espulsi dalla
produzione che rieditano forme associative di mutuo appoggio per
garantirsi

diritti vitali.

I modi in cui le vittime della logica ferrea della macroeconomia
neoliberista si organizzano per far fronte alla situazione, includono
anche gli acquisti comunitari. Liste di famiglie centralizzano i loro
acquisti, e

con un camion vanno direttamente alla fabbrica, per ridurre i costi ed
ottenere prezzi da grossisti.

E poi vi sono settori sempre più numerosi, famiglie in cui tutti sono
stati licenziati, che già non hanno redditi monetari, e han dato vita
alla Rete Globale del Baratto. Si tratta di reti di scambio di merci e
di servizi che usano una moneta alternativa denominata
"credito". Sembra paradossale, però

la risposta alle drammatiche conseguenze prodotte dalla dittatura
fondomonetarista, é il ricorso all’antico sistema del baratto.

E lo faceva appellandosi alla mutua solidarietà per combattere
l’esclusione, alla capacità di mettere in comune beni e competenze, e
scambiarseli. Oggi la Rete é composta da 5800 gruppi, che sommano ben 2
milioni e mezzo di persone. Recentemente si é creata anche un’altra
rete, quella del Baratto Solidario che riunisce 800 mila persone
organizzate in 1500 gruppi. Se si tengono presenti le rispettive
famiglie, non é una esagerazione dire che una diecina di milioni di
persone risolvono, almeno parzialmente, i problemi della sopravvivenza
grazie all’economia alternativa e alla moneta sociale denominata
"credito".

Era una moneta che
doveva servire solo come mezzo di scambio e che non era vantaggioso
accumulare. Per conservare il suo valore nominale, era
necessario applicare un bollino mensile pari all’1% del suo valore. Si
constatò che circolava con una velocità 40 volte maggiore a quella dei
marchi ufficiali iperinflazionati.
Siamo in presenza di un fenomeno di non trascurabile importanza che
attrae l’attenzione dei falsari, delle istituzioni pubbliche e degli
accademici. Nella circolare del 28 agosto, la Rete Globale del Baratto
annuncia l’emissione di nuovi "credito" per neutralizzare la
crescente falsificazione. Le nuove banconote, prodotte direttamente con
la tecnologia comprata dalla Rete, avranno filigrana, numerazione
stampata con laser e codice a sbarre. Inoltre, quando si fotocopiano,
apparirà la dicitura "copia".

La falsificazione non ne ha frenato l’espansione, visto che le liste di
scambio si estendono ora anche ai medici, oculisti, architetti, orti
organici, disoccupati, scuole di musica, turismo, massaggi ecc. E
aumenta anche la periodicità delle Fiere in cui tutti i gruppi
appartenenti alla rete si riuniscono per proporre al pubblico, che
affluisce in gran numero,la lista dei servizi, delle professionalità e
delle merci disponibili allo scambio.

La rilevanza di questa nuova economia non sfugge nemmeno alle
istituzioni pubbliche, che vorrebbero metter mano in questa materia per
regolarizzarla e disciplinarla sotto un controllo centrale. Questi
tentativi sono finora falliti perché cozzano contro questioni come la
legittimità di sottoporre le
reti solidarie al regime fiscale e alle tassazioni. Il vasto spazio
sociale che vive dei "credito" si sottrae a queste attenzioni,
rifiuta l’abbraccio istituzionale, sostenendo che loro non creano
profitti accumulabili ma solo benefici sociali immediati. E difendono
gelosamente la loro autonomia contro la classe politica, che in
Argentina é screditata oltre ogni immaginazione.
"Che se ne vadano tutti!" é lo slogan che gridano a muso
duro.
A livello locale, invece, i municipi della provincia di Buenos Aires, di
Chabacano, Quilmes e Avellaneda accettano i "credito" per il
pagamento delle tasse. Dodici province, a loro volta, han già dovuto
far ricorso all’emissione di segni monetari locali per far fronte al
mantenimento dei residuali servizi sociali. Però la moneta di maggiore
accettazione e circolazione é il "credito", perché ha la
credibilità fornita da alcuni milioni di persone che ne fanno
regolarmente, o saltuariamente, uso.
Rispetto ai titoli emessi dalle province, sono più attrattivi perché
presentano il gran vantaggio che non implicano ulteriore emissione di
debito, che a sua volta genera ulteriore accumulazione di interessi.

Come é pensabile che l’Argentina, paese storicamente agro-esportatore,
oggi non riesca a garantire le calorie sufficienti a molti dei suoi
cittadini?
Com’é stato possibile che un paese che al tempo della dittatura
militare risolveva i problemi alimentari dell’Unione Sovietica
fornendogli tutto il grano di cui aveva bisogno, oggi é una economia
che non riesce a soddisfare i bisogni alimentari della sua gente? Gli
unici in grado di rispondere sono i savi del Fondo Monetario
Internazionale.

Fame vostra,
accumulazione mia, dice l’FMI. Nel frattempo, c’é chi sta dimostrando
che si può -e si deve- prescindere dai banchieri se si vogliono
risolvere problemi immediati di sopravvivenza e di socialità. Si sono
riappropriati dell’uso di un utensile trascurato e decisivo -affatto
neutrale- quale la moneta, piegandola alla misura delle comuni necessitá.
E’ un granello di sabbia nel meccanismo di un sistema basato sulla
riproduzione perenne del debito. Il premio Nobel Perez Esquivel
sintetizzò così: "Mi presti 1, quando ti ho rimborsato 2, ti devo
ancora 3."

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