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Il grande risiko sopra le nostre teste

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Che in Italia la politica faccia parlare di sé, ma nel totale disinteresse, forse più che motivato, dei suoi cittadini, non è cosa nuova. Né lo è che la politica italiana sia influenzata dagli Stati Uniti d'America, indipendentemente da chi governi a Roma, che attraverso la NATO hanno 113 basi militari (ufficiali) situate in territorio italiano. Non proprio imparziale, quindi, può essere il nostro paese nelle scelte di politica estera, si penserà, soprattutto su questioni rilevanti come la "guerra all'ISIS" o "la guerra in Ucraina", che vedono impegnati gli USA da un lato nel finanziamento, attraverso la Turchia, e al contempo anche il bombardamento (più spesso fallimentare), allo Stato Islamico, dall'altro nella vendita di armi al governo di Kiev per combattere contro i "separatisti" russofoni del Donbass e alcuni dei miliziani di estrema destra che sono stati usati per abbattere Yanukovich nel 2014 e che oggi si rivoltano contro Poroshenko.

Anche a tale proposito, e per evitare un coinvolgimento del nostro Paese nella guerra che si vorrebbe scatenare tra gli USA-NATO e Russia e Cina, nelle scorse settimane ha preso piede una campagna trasversale per l'uscita dell'Italia dalla NATO, presentata in Parlamento anche dalla senatrice Paola De Pin (gruppo misto, ex Cinque Stelle). Alla campagna ha aderito anche un importante giornalista italiano, il direttore di Pandora Tv Giulietto Chiesa, una delle principali voci che in Italia negli ultimi diciotto mesi ha raccontato le vicende ucraine a quanti non si accontentavano delle versioni ufficiali. Oltre alla sfera della sinistra extra-parlamentare, che ha sempre condiviso l'idea di sciogliere il Patto firmato con gli USA al termine del Secondo Conflitto Mondiale, Chiesa ha presentato il progetto anche alla Lega (ex Nord) di Matteo Salvini, che negli ultimi tempi si è distinta attraverso il suo leader per delle prese di posizione anti-euro e anti-atlantiche, ma soprattutto per aver allacciato contatti con Paesi "canaglia" come Russia, Cina e Corea del Nord. Salvini ha anche presentato una interrogazione parlamentare a Strasburgo sulla strage di Odessa compiuta dai nazi-fascisti ucraini nella città ucraina il 3 maggio dell'anno scorso e di cui le autorità di Kiev non hanno ancora accertato le responsabilità, nonostante il molto materiale probatorio reperibile in rete, e anche l'amministrazione comunale (leghista) della lombarda Ceriano Laghetto ha intitolato una piazza ai Martiri di Odessa, salvo esser costretta a tornare sui propri passi per decisione del Prefetto e su richiesta ufficiale del governo di Kiev. Di questo si parla poco, si parla di più delle molte contestazioni a Salvini da parte dei centri sociali. In contemporanea, a sinistra, e anche nel Movimento 5 Stelle, si guarda all'America Latina e all'esperienza di ALBA (l'Alleanza Bolivariana per le Americhe) per poterla replicare in Europa: il 13 marzo scorso i deputati del Movimento 5 Stelle Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista hanno organizzato e preso parte all'incontro “Un'Alba mediterranea contro Troika ed Euro” alla Camera dei Deputati, con la partecipazione degli ambasciatori dei Paesi dell'ALBA. E il 23 maggio, a Napoli, si è svolto il secondo Forum Euromediterraneo, organizzato dalla Rete dei Comunisti, che ha proposto una analoga soluzione politica per la creazione di una alleanza tra i PIGS e la loro uscita dall'Euro. Segno che in molti ormai, da posizioni politiche diverse e a volte anche apparentemente opposte, pensano ad un'Italia, e ad un'Europa, libera dal gioco NATO (ci sarebbe da chiedersi però se sarebbe possibile un'America Latina autonoma da Washington, ammesso che lo sia, senza l'appoggio militare e finanziario di Russia e Cina, amici pentastellati).

Questi movimenti, apparentemente innocui perché silenziati dai grandi media (che sono "grandi" perché si presta loro attenzione) sembrano trovare delle, più che naturali, opposizioni e resistenze da parte di chi finora ha gestito la colonia Italia. Di recente, facendo una ricerca in rete ho avuto modo di trovare questo articolo, ad esempio, pubblicato il 10 gennaio 2012 da Lettera43: La Clinton sceglie i politici italiani, di Marianna Venturini. Nell'articolo, l'autrice parla di un prossimo (all'epoca) viaggio negli USA di 5 politici italiani allora emergenti, organizzato dal Segretario di Stato USA Hillary Clinton, oggi candidata alla Casa Bianca:

Gli Stati Uniti scommettono sui politici italiani. E per il 2012 il dipartimento di Stato americano guidato da Hillary Clinton ha deciso di puntare su cinque esponenti Under 45 che prederanno parte all'International Visitor Leadership Program, il programma di scambi annuale tra il nostro Paese e gli States.

Chi sono i 5 prescelti?

I prescelti sono Patrizio Mecacci, segretario del Pd di Firenze, il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, e quello di Cividale del Friuli Stefano Balloch, il vicesindaco di Vicenza Alessandra Moretti, e l'ex candidato sindaco leghista al comune di Bologna, Manes Bernardini.
LA POLITICA MADE IN USA. I cinque prescelti partiranno sabato 14 gennaio per un viaggio di tre settimane alla scoperta della politica a stelle e strisce. La selezione dei partecipanti – rigorosamente bipartisan – è stata gestita direttamente dalle sedi diplomatiche americane in Italia in base ai curricula.

Una selezione trasversale di giovani "emergenti", quindi, che anziché cantare a Sanremo vengono coltivati, alla luce del sole, da Washington. Tra loro, anche Alessandra Moretti, allora vicesindaco di una città come Vicenza che ha nel suo territorio due importanti basi militari NATO (USA) come la Caserma Ederle e la famosa Dal Molin (la cui costruzione ha suscitato vive proteste per molti anni da parte della cittadinanza), e che dopo la visita a Washington è diventata improvvisamente portavoce dell'allora segretario del Partito Democratico (versione italica dell'omonimo partito USA) Pierluigi Bersani, poi altrettanto improvvisamente sostenitrice di Matteo Renzi (avversario interno di Bersani, oggi premier), e infine eurodeputata e candidata alla Presidenza del Veneto contro Luca Zaia. Fatalità… All'epoca, così commentava la sua selezione:

«Sapevo che si trattava di una selezione molto dura» ha detto a Lettera43.it Alessandra Moretti, unica donna e prima vicentina a far parte della delegazione. «I selezionatori si basano soprattutto sul merito, prediligendo i self made man o woman, e considerano meno importante la carriera politica». E così lei, giovane avvocato e vicesindaco del capoluogo veneto è stata scelta per il tour.

Una tradizione molto lunga, che ha avuto inizio poco dopo l'adesione dell'Italia alla NATO e la firma del Patto Scelba con cui l'Italia ha accettato la realizzazione di basi USA nel proprio territorio.

Il programma di scambi gestito dal dipartimento di Stato americano esiste dal 1940 e dal 1950 coinvolge anche l’Italia.
Negli anni il progetto è stato seguito dai presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga e Giuseppe Saragat. E ancora ha coinvolto i presidenti del Consiglio Romano Prodi, Giovanni Goria, Giovanni Spadolini, Arnaldo Forlani e anche l’attuale premier, Mario Monti.
IL VIAGGIO DI SCALFARO E FORLANI. Tutti furono scelti quando ancora potevano essere definiti «emergenti».
Per esempio Scalfaro partecipò nel 1960 quando era ancora un giovane democristiano vicino a  Mario Scelba. Come compagno di viaggio si era ritrovato Arnaldo Forlani, suo collega di partito che all'epoca era un 35enne della corrente fanfaniana.

Durante l'incontro del 2012, i partecipanti ebbero modo di partecipare al Martin Luther King Day, festeggiato insieme al sindaco di Washington e alle principali figure istituzionali della capitale statunitense, come scrive la Venturini. Una icona, simbolo del loro viaggio, quella del predicatore afro-americano. Curioso infatti che, facendo una ricerca in rete su Manes Bernardini, che insieme alla Moretti e altri tre colleghi di centro-destra-sinistra è volato dalla Clinton, si scopre che Bernardini ha lasciato la Lega nell'ottobre scorso. La Repubblica di Bologna scriveva il 20 ottobre 2014:

Manes Bernardini lascia la Lega Nord. La notizia è stata data dallo stesso consigliere comunale di Bologna e regionale in Emilia-Romagna ieri, con un post su Facebook dal titolo "Manes saluta la Lega" e una foto di Martin Luther King.

L'edizione locale del noto quotidiano mostra poi anche una galleria di immagini, dal titolo: La metamorfosi del leghista pentito: da "basta immigrati" a Luther King. Curioso, che per dire addio al suo partito di appartenenza Bernardini usi l'icona di Luther King, proprio quella che ha sancito il suo viaggio "di istruzione" negli Stati Uniti. L'articolista non mette in correlazione questi elementi (e forse non ne è a conoscenza), ma spiega:

La scelta di Bernardini, che l'anno scorso tentò la corsa alla segreteria federale della Lega, arriva dopo le crescenti tensioni tra l'ala più vicina al segretario in carica, Matteo Salvini, e quella vicina al sindaco di Verona, Flavio Tosi (di cui Bernardini fa parte), dopo il commissariamento del Carroccio di Bologna e provincia e dopo l'esclusione dalla lista per il consiglio regionale.

Altrettanto curioso, considerato le posizioni non atlantiche espresse da Salvini. Prendiamo ad esempio proprio la frattura, citata nell'articolo, tra Salvini e Tosi, che si è conclusa nei mesi scorsi con l'espulsione del sindaco di Verona dalla Lega. Tosi, che si è poi candidato alle elezioni regionali del Veneto contro il presidente uscente Luca Zaia, appoggiato da Salvini, ha sempre espresso contrarietà all'uscita dall'Euro e al posizionamento "estremista" della Lega di Salvini, da "moderata" che era divenuta. Che Bernardini appoggi Tosi, candidato scissionista dalla Lega in una regione militarmente occupata, sembra scontato: l'Unione Europea, e quindi l'Euro, è un'invenzione degli Stati Uniti, come dimostrato con documenti alla mano dal giornalista del Telegraph Ambrose Evans-Pritchard.

A maggior ragione se Zaia si è schierato ufficialmente contro le sanzioni reciproche tra Italia e Russia, a fronte dei gravi danni nel settore alimentare e agricolo, e ha manifestato l'intenzione di svincolare la Regione veneta dalla politica anti-russa trovando accordi con Mosca. Una presa di posizione che è stata ripresa anche dalla tv russa in questo servizio:

 

 

Anche se alle intenzioni non sono seguiti risultati concreti, a due mesi di distanza si è svolto in Veneto, a Padova, un convegno dal titolo "Russia e Crimea: due grandi opportunità per le nostre imprese", organizzato dal Ministero Federale Russo per la Crimea, dalla Lega e dalla Regione Veneto (vedi la notizia su Sputnik). Insomma, un legame economico e politico quello che sta emergendo tra il Veneto a guida leghista e la Russia, in una regione statunitensizzata a forza. Che forse non piace all'europeista Tosi, che infatti, come ci informa Verona Sera dell'11 giugno 2012, è stato anch'egli a Washington. Infatti, scrive Andrea Gruberio:

Il sindaco Flavio Tosi, assieme ai rappresentanti di Fiera, Camera di Commercio e Fondazione Arena e Agsm, si trova da oggi a Washington per una serie di incontri che hanno lo scopo di alimentare rapporti di interscambio e di cooperazione in ambito culturale ed economico fra la città di Verona e la capitale statunitense.

La seconda visita, quella del sindaco veronese nella capitale statunitense, nel giro di pochi mesi. Infatti:

Non si tratta del primo viaggio del primo cittadino. L'ultimo volo di Tosi in America risale allo scorso 9 gennaio 2012 quando, accompagnato dal sovrintendente della Fondazione Arena Francesco Girondini e dal direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani aveva incontrato all'Ambasciata d'Italia l'incaricato d'Affari Gian Lorenzo Cornado e l'addetto culturale Renato Miracchi. Sempre in quella occasione, Tosi ha allacciato rapporti di scambio culturale ed economico con il sindaco di Washington Vincent Gray.

Il programma della scorsa visita prevedeva anche incontri alla Camera di Commercio, alla Washington Opera, allo Smithsonian Institution.

Un viaggio, quello di Tosi, quasi contemporaneo a quello di Bernardini, Moretti e soci. Curioso.

Oggi Tosi è candidato alla guida del Veneto contro Zaia. E chi è la candidata del centrosinistra? Alessandra Moretti. Curioso. In una regione statunitensizzata a forza, in un Paese statunitensizzato a forza, il risiko politico passa per l'influenza straniera e nasconde un più grande risiko geopolitico, una guerra per il controllo del territorio italico, per la sua permanenza o uscita dalla NATO, dall'Unione Europea, dall'Euro. E la vicinanza della Lega, non tosiana, a Mosca mostra che se gli USA finora hanno influenzato la scelta dei vertici politici in Italia, forse oggi ci sono anche altri attori in campo.

Quando, nel 2013, ebbi occasione di intervistare il giornalista d'inchiesta Alberto Roccatano su Radio Gamma 5, questi usò una frase che mi restò impressa per indicare l'influenza USA verso l'Italia, e in particolare il suo Settentrione:

"controllo di un territorio preciso".

Ignoro, quali possano essere le ragioni del controllo "di un territorio preciso". Forse, dovrei leggere meglio gli articoli che Roccatano pubblicò proprio su questo sito, dal titolo Il mondo oltre Vicenza e Il mondo oltre Vicenza – parte seconda". Chissà.

Di sicuro c'è che, in passato, la Serenissima ha sempre guardato ad Oriente. E anche se Venezia sembra oggi una città cadente, non è escluso che la terra veneta possa continuare a sussurrare ai suoi abitanti l'eco di un passato lontano, forse molto lontano, o di un Futuro vicino. E con loro, anche le italiche genti aspirare a tutt'altro destino. Chissà…

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