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I pericoli dei social network

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Faccio una premessa: chi vi scrive fa un largo uso dei social (Facebook, Twitter e simili) dunque la mia, seppur circospetta, positività si lega al fatto che trattasi di distributori di notizie e pensieri “dal basso”, che assemblano cioè una nuova coscienza – e quindi una nuova consapevolezza  – che si registra su molti siti internet di informazione, i quali sono decisamente più “avanti” della tivù tradizionale, asservita, come si sa, più o meno intenzionalmente, ai poteri forti. 
Molti di noi oggi spendono parecchio tempo sui social, e i più sfortunati purtroppo – bisogna registrarlo, dato che la vita concreta è sempre da privilegiare! – lo fanno per tutto il tempo libero che hanno a disposizione. 
Grazie ai social, siamo riusciti a capire tante cose: una su tutte, i meccanismi monetari che originano l’economia globale e le varie “crisi”, o ancora la finzione scenica del terrorismo (inteso come strumento di pressione politica ed economica) per non parlare delle armi climatiche e della propaganda per tenere addormentate le masse.
Grazie ai social, quindi, l’idea che oggi ci sia un gruppo occulto che controlla il mondo – che esiste ma anche no, se mi avete capito – è un’idea quasi ovunque accettata e data perfino per scontata, in sempre più casi.
Se questo è il lato buono, esiste naturalmente anche il rovescio della medaglia.
La domanda infatti nasce spontanea: siamo tutti schedati e controllati… su questi social network?
Se la risposta fosse affermativa come credo, lo saremmo addirittura volontariamente: sui nostri profili, del resto, pubblichiamo pensieri, foto, video, emozioni, ma anche eventi, e perfino tratti della nostra personalità più intima. 
Max Schrems è uno studente in legge di 26 anni di origini austriache che nel 2011 è approdato alla Silicon Valley in California: ebbene, dato che stava svolgendo una ricerca sulla privacy nel web, Max ha ottenuto da Facebook che gli venissero consegnate tutte le informazioni sul suo conto; lo studente, in cambio, si è visto ricevere un faldone di oltre 1.200 pagine, un tremendo cumulo di dati che lo stesso – in parte – pensava di aver cancellato. 
Ecco perché nel 2014 Max ha citato in giudizio Facebook, dichiarando che “Non è giusto che si violi così sistematicamente la nostra privacy”. 
Egli ha messo in piedi anche una Class Action, cui hanno aderito più di 25.000 persone. 
Come già anticipava Edward Snowden dunque, i principali social network potrebbero essere –  in sostanza – programmi di schedatura per la NSA, alias la National Security Agency ovvero l’Agenzia per la Sicurezza Americana. 
Snowden in realtà è andato molto oltre, asserendo che la rete di spionaggio mondiale si concretizza non solo attraverso i più comuni social, ma anche attraverso l’accesso ai dati privati delle mail di Google e Yahoo!.
Per molti “complottisti” (il termine per me non ha senso ma tant’è) i social sarebbero lo strumento perfetto per un progetto di sorveglianza globale: c’è chi parla addirittura di una volontà aliena dietro questa schedatura, volontà cui l’elite globale si starebbe semplicemente attenendo. 
In effetti, se si volessero “schedare” ma soprattutto “capire” i cittadini del mondo, non c’è anagrafe che tenga: quest’ultima tiene conto solo delle generalità, è sterile, e non consente nessuna caratterizzazione di massa.
A tal proposito, uno dei rappresentanti di Facebook, un certo Adam Kramer, ha ammesso candidamente che il social network in assoluto più famoso al mondo altera da anni le newsfeed di migliaia di profili scelti randomicamente, aumentando per ciascun utente il numero delle notizie positive o negative in modo da scoprirne gli effetti sull’umore. 
In sostanza, quando si va nella casella “Home”, si leggono notizie dei nostri amici o dei siti d’informazione che ci danno info su cosa accade nel mondo: sono queste le cosiddette newsfeed, ed è lì che avviene l’alterazione tramite complessi algoritmi matematici. 
L’ingegneria emotiva, quindi, sembrerebbe essere – per antonomasia – il modello commerciale di Facebook: se dietro questo social ci fossero davvero poteri forti come la NSA o la CIA, saremmo davanti a un potere mai così capillare nella storia del mondo!
Facebook è stato importante anche nel 2010, anno in cui negli USA si sono svolte le elezioni di medio termine: attraverso piccole alterazioni nei banner che ricordavano agli elettori di andare a votare, e che questo o quell’amico lo aveva già fatto, si è calcolato che ben 340 mila persone sono andate ai seggi sotto questo input. 
Come si può ben capire, Facebook – ma in generale tutti i social – non è affatto gratis: lo paghiamo con le nostre informazioni, e l’informazione oggi è il vero potere! 
È bene allora non fare gli ingenui: è normale che i governi e i servizi ci si buttino a capofitto…
Cina a parte, il popolo di Facebook supera il numero di abitanti di qualsiasi nazione del Pianeta: siamo intorno agli 1,3 miliardi di esseri umani, di cui più di ottocento milioni consumatori giornalieri.
In Italia sono circa 26 milioni gli utenti Facebook, e l’80% di questi sono adolescenti dai 12 ai 17 anni, in pratica i futuri cittadini del mondo. 
Anche se i social possono essere utili in casi di pedofilia o criminalità, l’essere rintracciabili rimane ormai un fatto acclarato, con buona pace della nostra vita privata.
Qualcosa però si sta muovendo, anche da questo punto di vista: il 13 maggio 2014, la Corte Europea ha emesso una sentenza con cui si può ordinare ai motori di ricerca la rimozione di tutte le pagine web indesiderate che contengono il nostro nome, sancendo il cosiddetto “Diritto all’oblìo”. Peccato che, come abbiamo visto, anche i dati cancellati finiscano in archivi più o meno segreti, proprio come è accaduto al nostro studente austriaco Max Schrems.
Quello che forse sta sfuggendo all’élite – che si serve sempre di più di questi contenitori – è che la consapevolezza “alternativa” si sta facendo sempre più forte, e sta cominciando a sfociare anche nel mondo reale, e ciò potrebbe essere un terribile boomerang per gli stessi poteri occulti. 
Ecco perché resto uno strenuo sostenitore dei social network: a volte bisogna usare le stesse armi del nemico per poterlo combattere.
Finchè però prevarrà il divide et impera – dato che sui social ci sono molti siti dei servizi che fanno propaganda e che tentano proprio di mettere l’uno contro l’altro i cittadini – il potere avrà ancora gioco facile. 
Bisognerebbe capire in effetti, una volta e per tutte, che abbiamo tutti la stessa dignità, e che dividerci non serve proprio a nulla!
Insomma usare i social, pericolosi o meno che siano, diventa indispensabile per crearsi una nuova consapevolezza e liberarsi da qualunque ideologia che fa da supporto al “sistema”, che sia essa economica, politica, religiosa o culturale. 
La vera libertà sta proprio qui, e una volta che ci si arriva, si scopre un profondo stato di quiete e tranquillità che fa da contrasto alla continua violenza fisica e psicologica del sistema. 
E pazienza se un giorno busseranno alla nostra porta e ci fredderanno: almeno saremmo morti con maggiore coscienza e consapevolezza, sia su “chi siamo per davvero” sia sulla “realtà” che ci circonda quotidianamente.

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